domenica 11 ottobre 2020

21° Incontro - 24-06-2020 - Tutti insieme al Santuario di Belvedere.


Dopo la sospensione delle nostre attività, a partire dal 5 marzo 2020 a causa della pandemia di coronavurus, abbiamo organizzato un incontro presso il Santuario del Belvedere per ritrovarci tutti dopo circa 4 mesi per trascorrere insieme un'ora in serenità e consumare una piccola merenda.
L'ordine del giorno dell'incontro era il seguente:
- Proporre eventuali attività estive;
-Abbozzare un programma di attività per il prossimo anno;
-Ascoltare i soci che vorranno esporre riflessioni e pareri sulla vita dell'Associazione.
Ha introdotto la serata il presidente, il quale ha ricordato le attività svolte durante l'anno sociale 2019/2020, purtroppo interrotto a metà del tempo e della normale programmazione annuale.
All'inizio dell'anno è stato rinnovato il Direttivo nel quale sono entrati 4 nuovi componenti e con la presenza di 3 donne: Nuccia Corbo, riconfermata vice presidente, Rosanna Cimadomo, segretaria,  ed Anna Sannella. La presenza femminile nel Direttivo è ancora scarsa ( 3 su 9 componenti);bisognerebbe incrementarla per raggiungere una auspicabile parità di genere.
I soci iscritti sono 119, man mano triplicati nel corso degli ultimi anni. Abbiamo una base sociale differenziata che è la ricchezza dell'Associazione e che va sempre rispettata e salvaguardata. Questa ci impegna a soddisfare le diverse aspettative dei soci.

I temi trattati dai vari relatori, negli incontri tenuti dal 9 ottobre 2019 al 4 marzo 2020, sono stati diversi:
SCIENZA: con il giornalista GianRocco Guerriero e con il dr. Riccardo Scarfiello;
MEDICINA: con il Dott. Sabatino, il dott. Castelluccio e la dottoressa Novelli; RELIGIONE e RELIGIOSITA' POPOLARE: con i coniugi Anna Pawlowska e Germano Ragone; 
LETTERATURA : con il Prof. M. Calzaretta e il Preside pof. Michele Marotta;
ARTE: con i Proff.  Mimmo Potenza e Marenza Barone e la prof.ssa Caterina De Bonis;
MUSICA e FILOSOFIA: con il prof. R. Basilio ed il prof. R. Mentissi;
STORIA: con i proff. V. Guglielmucci, F.S. Lioi e G. De Bonis;
STORIA E TRADIZIONI LOCALI: con Antonio Calabrese e Mimmo Maglione. 

Da ricordare:
 il viaggio a Salerno per visitare la mostra immersiva su Van Gogh;
 la serata pre-natalizia con la maestra Caterina De Bonis e il suo piccolo coro;
la partecipazione al Meeting culturale "Mediterraneo: incontro e scontro tra Oriente e Occidente", organizzato a Genzano e la visita al centro storico con la guida del Prof. Guglielmucci.

Si passa poi a discutere i punti all'ordine del giorno:
1- Le attività estive che sono state proposte, su interventi di Angelo Palumbo e di Cecchino Lioi, sono: Cineforum su temi specifici da individuare e serate di lettura e commento di poesie, sempre che vi siano luoghi pubblici all'aperto da poter utilizzare e l'autorizzazione delle competenti autorità per evitare assembramenti.
2- Per il secondo punto si ritiene prematuro abbozzare un programma di attività per il prossimo anno, visto che al momento non si sa cosa succederà da ottobre in poi.
 Certamente non potremo utilizzare la nostra sede presso la Biblioteca Comunale, non potendo lì assicurare il distanziamento. 
Se l'Amministrazione Comunale concederà l'utilizzo di un'altra sede più idonea ( Sala consiliare o Teatro) si potranno riprendere le conferenze settimanali o quindicinali.
Il presidente ripropone di attivare, in aggiunta alle conferenze, altre attività riservate a gruppi di soci interessati a specifici argomenti, quali:
-Lezioni pratiche per l'utilizzo dei moderni sistemi di comunicazione attraverso i social, ritenendone ormai indispensabile per tutti l'utilizzo.
-Ricerca nel territorio e studio delle erbe officinali e alimentari, argomento che suscita attualmente l'interesse di molti studiosi;
- Redazione di una mappa dei vecchi tratturi e delle più importanti strade interpoderali del nostro territorio;
- Altre attività che i soci vorranno proporre.
Si ritiene che i piccoli gruppi di studio potranno sempre utilizzare la nostra sede nelle tre giornate settimanali delle quali abbiamo la disponibilità.
Intervengono diversi soci con osservazioni sugli argomenti trattati e dopo, i soci e le socie più volenterosi offrono la programmata " piccola merenda" in un clima di grande serenità e di piacere per esserci ritrovati ancora tutti insieme
                                                                                               G.D.F.

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giovedì 10 settembre 2020

Ricerca UniBas - Interviste

Il giorno 5 agosto 2020 si è tenuto, presso la nostra sede, un incontro con la dottoressa Teresa Carbutti dei nostri soci: Rosalia Arlotta, Margherita Baccelliere, Mimmo Maglione, Gaetano e Angelo Palumbo e Canio Provenzale.
La richiesta dell'incontro è stata avanzata dalla dottoressa Carbutti e prontamente raccolta e l'incontro  organizzato dalla nostra segretaria Rosanna Cimadomo e ha avuto lo scopo di far ascoltare termini dialettali di Oppido per uno studio sul dialetto dei nostri paesi che l'Unibas sta conducendo con il progetto A.L.Ba coordinato dalla docente di Glottologia e Linguistica Prof:ssa Patrizia Del Puente
.                                                              G.D.F.

domenica 21 giugno 2020

Chiusura dell'anno sociale

Mercoledì 24 giugno p.v. alle ore 17,30 ci vediamo tutti al Santuario di Belvedere per trascorrere insieme un'ora in serenità e per:
- Proporre eventuali attività estive;
- Abbozzare un programma di massima di attività per il prossimo anno;
- Ascoltare i soci che vorranno esporre riflessioni e  pareri sulla vita dell'Associazione.

Per concludere la serata sarà allestito un buffet. 

L'incontro si svolgerà all'aperto, ma si raccomanda l'uso dei dispositivi di protezione individuale ed il rispetto del distanziamento  sociale.

Vi aspettiamo!

mercoledì 11 marzo 2020

20° incontro Le iscrizioni runiche nel Santuario di San Michele Arcangelo

20° Incontro -  04/03/2020 - Prof. Giuseppe DE BONIS
" Le iscrizioni runiche nel Santuario di S. Michele Arcangelo: tracce di pellegrini anglosassoni sul Gargano"
Il Prof. De Bonis ha mostrato le lettere dell'alfabeto runico rinvenute nelle prime testimonianze di scrittura, incise su pietra, delle popolazioni germaniche stanziate in Nord Europa.
E' passato poi alla descrizione del promontorio del Gargano, dove l'immensa caverna calcarea ivi esistente dovette essere un luogo di culto già in età greca e romana, come è testimoniato anche dallo storico Strabone.
In epoca cristiana la grotta fu adibita al culto per l'Arcangelo Michele .
Il Prof. De Bonis si è lungamente soffermato sulla figura dell'Arcangelo Michele, menzionato nell'Antico e nel Nuovo Testamento.
Nell'Antico Testamento è presentato come il Gran Principe, difensore del popolo d'Israele e, in DANIELE è descritta la sua figura luminosa.
Nel Nuovo Testamento è menzionato nel libro dell'APOCALISSE di San Giovanni, quale combattente, insieme ai suoi Angeli, contro il grande Drago, il demonio, satana e il suo nome potrebbe proprio significare:"Chi come Dio", il grido vittorioso rivolto all'avversario che aveva osato proclamare: " Sarò come Dio".
Il drago, il serpente, Egli lo sconfigge di nuovo e lo pone sotto il piede della Vergine Maria.
Il culto per l'Arcangelo risale ai primi secoli dell'era cristiana e dall'Oriente si diffuse poi in Occidente; la Grotta sul Gargano ne divenne centro importante e snodo per la diffusione tra  i Longobardi e le tribù germaniche. Per queste popolazioni l'Arcangelo guerriero sostituiva il loro Dio Odino-Wotan, accompagnatore delle anime dei defunti nell'Aldilà.
L'origine del Santuario sul Gargano si colloca tra la fine del V e l'inizio del VI secolo ed è legato alla memoria di tre Apparizioni.
E' seguito poi un sintetico racconto delle invasioni barbariche, in particolar modo dei Longobardi giunti in Italia nel 568 e dei Franchi giunti alla fine dell'VIII secolo. La figura dell'Arcangelo Michele, Santo guerriero per eccellenza, era presente e venerato da quelle popolazioni barbariche e si estese poi in tutta Europa, compresa l'Inghilterra.
Il Santuario di San Michele sul Gargano divenne meta di pellegrinaggi e le iscrizioni runiche ritrovate dimostrano che le popolazioni del Nord Europa vi si erano fermate, forse di passaggio sulla via per la Terra Santa.
Il Prof. De Bonis ha mostrato le immagini di tre iscrizioni su pietra con caratteri runici e ne ha indicato la lettura ed il significato.
La conferenza, che ha confermato la profonda cultura del relatore, è stata seguita ed apprezzata dal numeroso pubblico presente.
                                                                                                  G.D.F.

giovedì 5 marzo 2020

Sospensione delle attività

     A seguito dell’emergenza sanitaria dovuta al considerevole diffondersi del Coronavirus sul territorio nazionale, il Consiglio dei  Ministri ieri, mercoledì 4 marzo 2020, ha decretato la
chiusura delle Scuole di ogni ordine e grado e delle Università fino al 15 c.m.
     La Presidenza Nazionale UNITRE  invita i responsabili delle Sedi locali UNITRE ad attenersi rigorosamente a tale direttiva e a sospendere fino alla data sopra indicata tutte le attività sociali, rimandando anche gli eventi già previsti in calendario.
     Tenuto conto delle indicazioni nazionali, anche le nostre attività sono sospese fino a data da destinarsi.
     Invitiamo tutti i soci ad adottare tutte le misure di prevenzione indicate dal Ministero della Salute.

lunedì 2 marzo 2020

19° incontro L'acqua nel territorio di Oppido

19° Incontro - 26/02/2020 - Ins. Domenico MAGLIONE
" L'acqua nel territorio di Oppido"
L'ins. Maglione ha premesso che la relazione che terrà questa sera è il risultato di uno studio e una ricerca effettuati nel corso di quattro anni scolastici dagli alunni della Scuola Primaria negli anni 200l/ 2005 guidati dagli insegnanti Caterina De Rosa, Teresa Evangelista Pepe, Maria Antonia Giannone, Domenico Maglione, Antonio Pagano e Maria Antonia Sannella.
Per semplicità l'argomento è stato diviso in tre parti:
- Le fontane vicinali;
- I fontanili nell'abitato ( con l'arrivo dell'acquedotto pubblico);
- Le fontane e i "pilacci" nel territorio di Oppido.
Le fontane vicinali erano alimentate da sorgenti, erano ubicate alla periferia del paese ed utilizzate, prima dell'arrivo dell'acquedotto pubblico, da tutti gli abitanti per gli usi domestici e per abbeverare il bestiame 
Erano:  la " Fentane", la "Medeche", la " Medechecchia", " Pezzedde" ed altre minori.
 Di ognuna il nostro socio Domenico ha mostrato le immagini, ne ha ricercato le memorie storiche che le descrivevano e le norme che ne regolavano l'utilizzo.
Nel 1928 il nostro paese fu dotato di un acquedotto pubblico e furono istallati nell'abitato alcuni fontanili; i primi erano ubicati in piazza G.Marconi, in piazza Sant'Antonio, in Via Umberto ( Casale) e in Via Fuori Porta. Pochissime abitazioni private erano allacciate all'acquedotto pubblico. Domenico ha indicato le sorgenti che alimentavano i primi acquedotti pubblici e proiettato alcune foto di storici fontanili di Oppido.
In tutto l'agro di Oppido sono diffusi fontane e " pilacci" dei quali Domenico ha fornito descrizioni ed immagini.
I principali "pilacci" sono: Riedito, ora quasi disseccato, d'Alicchio, vicino la Masseria di questa importante famiglia, demolito e ricostruito poco lontano, ora senz'acqua;di Masseria Caronna, ubicato nei pressi del fabbricato, ove ci sono importanti belle testimonianze di diverse epoche storiche; di Contrada Volpare, poco lontano dal precedente, in terreni di proprietà di Michele Pio Giganti; di Contrada Sant'Anastasia, nei pressi della Masseria Gagliardi e degli scavi archeologici, forse risalente all'epoca romana; di Pezza della Madonna, prima ubicato verso il Varco e poi rifatto più vicino alla Masseria Grimaldi; di Contrada Canaparo, dal nome della contrada in cui è ubicato e forse di origine romana; di Contrada Piangorgo, di recente costruzione, forse per rifacimento di uno più antico; di Torre San Francesco, presso la Masseria La Torre, molto antica, presso cui vi sono ancora i ruderi di una Cappella; Sorgente in località Scanzano, molto ricca di acqua, in terreni di proprietà del nostro socio decano Donato Mancuso; due "pilacci" in Contrada Serra Martino, ricostruiti su preesistenti strutture, molto ricchi di acqua.
In conclusione, riporto le parole di Domenico "  notizie precise e certe, relative a queste sorgenti... non ne abbiamo, ma almeno alcune di esse potrebbero inquadrarsi nell'ipotetico disegno di un complesso impianto idrico esistente già al tempo dei Romani, i quali avevano predisposto un sistema di impiego delle acque di cui la zona era ed è ancor oggi ricca, per poter utilizzare le terme presenti presso le loro " villae rusticae".
La relazione dell'ins. Domenico Maglione è stata apprezzata, soprattutto dai soci più anziani, i quali hanno ricordato di aver utilizzato le acque dei " pilacci" sparsi nel territorio, durante i lavori in campagna.
                                                                                        G.D.F.

20° incontro prof. G.De Bonis Le iscrizioni runiche nel Santuario di San Michele Arcangelo



UNITRE OPPIDO LUCANO



Le iscrizioni runiche nel Santuario di San Michele Arcangelo: 
tracce di pellegrini anglosassoni sul Gargano

                                                                                                 prof. Giuseppe De Bonis






Mercoledì 4 marzo 2020 
Biblioteca comunale ore 18.30

Vi aspettiamo!

giovedì 20 febbraio 2020

19° incontro M. Maglione - L'acqua nel territorio di Oppido


18°incontro prof.ssa M.Caterina De Bonis - Gli affreschi delle grotte di Sant'Antuono

18° Incontro - 19/02/2020 - Prof.ssa Caterina De Bonis
" Gli affreschi delle grotte di Sant'Antuono"

   Innanzi tutto il nome: perchè chiamiamo la nostra Chiesa Rupestre "Sant'Antuono". 
   La professoressa Caterina De Bonis ci ha spiegato che il Santo al quale è intestata la Chiesetta è Sant'Antonio Abate, la cui venerazione si diffuse dalla Francia all'intera Europa, fino a giungere nelle nostre zone, ad opera dell'Ordine Religioso degli Antoniani. Per deformazione del nome francese del Santo " Saint-Antoine", è derivato il nostro Sant'Antuono.
   Gli Antoniani erano specializzati  nella cura  della malattia dell'herpes Zoster o fuoco sacro e ad Oppido si insediarono, nella seconda metà del XIV secolo, poco fuori del centro abitato, sulle rive di un torrente, nelle grotte ivi esistenti e si dedicarono alla cura degli ammalati di questa e di altre malattie.
Il loro simbolo era la Croce a forma di TAU, poi ripresa da San Francesco.
   Provvidero ad abbellire la loro Cappellina con affreschi raffiguranti la vita di Cristo. Lo stile pittorico è di ascendenza bizantina, arte che arriva in Occidente dall'Oriente e si caratterizza per le figure piatte, inserite in paesaggi privi di "profondità", spesso su fondo dorato.



   L'iconografia delle pitture della nostra Chiesa è in parte basata su testi apocrifi dei Vangeli e le scene più importanti dipinte, sulle quali si sofferma la prof.ssa De Bonis,  sono: Natività - Dormizione della Vergine - Ultima Cena - Crocefissione.
   Particolare della Natività dipinta sul soffitto della Grotta è l'assenza di Maria e Giuseppe a vegliare sul Bambino Gesù, mentre sono presenti il bue e l'asino ed un Angelo che suona il flauto.
   La Dormizione della Vergine non è menzionata in nessun testo riconosciuto dalla Chiesa Cattolica, ma è descritta in testi di varie epoche, soprattutto nella " Legenda Aurea" di Jacopo da Varazze. La Vergine Maria, alla fine della sua vita terrena, si è addormentata per essere poi assunta in Cielo in anima e corpo, Lei che era stata concepita senza il peccato originale. Nella nostra Chiesetta è dipinta mentre sale al Cielo, lasciando scivolare la cintura all'Apostolo Tommaso.
   Nella raffigurazione dell'Ultima Cena si nota l'abbinamento al racconto evangelico della moltiplicazione dei pani e l'agnello, simbolo della Pasqua Ebraica, è sostituito  con cinque pani e due pesci. Sono raffigurati Gesù e gli Apostoli, in particolare Giovanni che posa il capo sul grembo di Gesù e Giuda che si sporge a porre una mano nel piatto mentre guarda il Maestro. Stranamente anche sul capo di Giuda è disegnata l'aureola, come sul capo degli altri Apostoli. Forse per significare che anche il tradimento di Giuda era necessario per l'opera di salvezza che Gesù stava compiendo.



   Nel dipinto della Crocefissione è raffigurato, fra gli altri personaggi, Longino che con la lancia si appresta a trafiggere il costato di Gesù. Longino veste un abito monastico, mentre i soldati romani che partecipano alla Crocefissione, non vestono la divisa militare romana, ma abiti che richiamano i costumi dei soldati europei impegnati nelle Crociate.
   La Professoressa De Bonis ha mostrato i dipinti della nostra Chiesa rupestre e dipinti, coevi o di epoche posteriori, raffiguranti le stesse scene sacre e ne ha sottolineate le differenze di contenuto e di stile pittorico.
   Ha animato una bella serata di storia e di arte ed ha invogliato i numerosi presenti a visitare o rivisitare la nostra bella Chiesa Rupestre di Sant'Antuono, facendo tesoro delle spiegazioni da lei fornite.



                                                                                                                                                                                         G.D.F.

17° incontro dott.ssa Olga Novelli - L'Artrosi

17° Incontro - 12/02/2020 - Dottoressa Olga Novelli
" L'artrosi"
La dottoressa Novelli ha introdotto la sua relazione spiegando che l'artrosi è la malattia reumatica più comune nei paesi occidentali. E' caratterizzata dalla distruzione della cartilagine articolare e causa dolore, deformità, limitata capacità funzionale dell'articolazione colpita e disabilità.
Non esiste una sola definizione dell'artrosi universalmente accettata.
Viene considerata per lo più come un gruppo di affezioni sovrapponibili che conducono a conseguenze biologiche e cliniche.
E' anche definita come insufficienza articolare che, in caso di gravità, può essere trattata con un intervento di artoprotesi; comunque solo una piccola parte di articolazioni andrà incontro ad una insufficienza completa.
E' più frequente nelle donne e insorge dai 35/40 anni di età in su.
L'artrosi si può classificare primaria quando non è provocata da una causa specifica e può colpire la mano, il piede, l'anca e secondaria quando è indotta da una causa specifica come fratture, interventi chirurgici non riusciti, lavori usuranti, gotta, ecc. e può colpire tutte le parti del corpo.
La diagnosi è clinica o strumentale con i normali esami di laboratorio, radiografie, risonanza magnetica ecc.
Per la prevenzione si consiglia di evitare il sovrappeso, di eseguire regolarmente esercizi fisici, di indossare calzature adeguate, di evitare traumi e attività stressanti ripetitive.
Il trattamento medico non può sopprimere il dolore che in maniera temporanea e si effettua con farmaci, infiltrazioni, fisioterapia, ecc. 
Il trattamento chirurgico si effettua principalmente con l'artroprotesi.
La dottoressa ha mostrato alcune immagini con le parti del corpo colpite da artrosi, soprattutto dell'anca e del ginocchio, dove si nota la mancanza della cartilagine fra le ossa che compongono l'articolazione e come si interviene chirurgicamente con l'introduzione delle protesi.
Alla fine della relazione sono state rivolte alla dottoressa da parte del numeroso pubblico presente richieste di chiarimenti e di consigli.
                                                                                         G.D.F.

lunedì 17 febbraio 2020

18° incontro prof.ssa M.Caterina De Bonis - Gli affreschi delle grotte di sant'Antuono



Mercoledì 19 febbraio

Gli affreschi delle grotte di Sant'Antuono



ne parleremo con la prof.ssa
Maria Caterina De Bonis

Biblioteca comunale - ore 18.30

Vi aspettiamo!

venerdì 7 febbraio 2020

17° incontro- dott.ssa Olga Novelli "La salute delle ossa e delle articolazioni"

UniTre di Oppido Lucano- Università delle Tre Età




   dott.ssa Olga Novelli

La salute delle ossa e delle articolazioni


                                                  
12 febbraio - biblioteca comunale - ore 18.30

Vi aspettiamo!

6 febbraio - Visita al Duomo di Salerno



 Duomo e Cripta di San Matteo

La Cattedrale di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio VII è il principale luogo di culto cattolico a Salerno.
La Cattedrale venne costruita in stile romanico nell' XI secolo ed in seguito più volte modificata, con diverse aggiunte barocche.
Il campanile, di grande valore storico ed artistico, è una importante testimonianza della fusione bizantino-normanna del periodo.


                                             
  Il campanile


                                                    Interno della chiesa

                       




 Nel Duomo è ubicata una spettacolare Cripta barocca che custodisce le spoglie mortali di San Matteo, il Santo patrono della città.



Al centro della Cripta è posto il sepolcro contenente le reliquie del Santo patrono, che rappresenta il SanctaSanctorum , attorno al quale ruotano tutti gli altri elementi dello spazio.


    Sulla tomba di San Matteo è posta una statua bronzea raffigurante lo stesso, realizzata nel 1606 dallo scultore Michelangelo Naccherino. Immediatamente sotto il sepolcro è collocata una scatola in cui veniva raccolta la Manna di San Matteo, un liquido che, senza alcuna spiegazione scientifica, può trasudare da immagini sacre o da reliquie dei santi.     

                                                                                               R.C.                                 

Visita alla Mostra Immersiva "Van Gogh"



A Salerno per visitare la mostra immersiva "Van Gogh" 
installata nel complesso monumentale Santa Sofia. 




La mostra ha entusiasmato tutti per la sorprendente originalità
 e per la moderna forma di espressione tecnologica. 







Pareti, colonne, soffitti e pavimenti si colorano delle tinte più amate da Van Gogh, 
dal blu profondo della Notte stellata  al giallo vivo dei Girasoli. 








 I quadri prendono vita e ti avvolgono a trecentosessanta gradi, 

 regalando emozioni fortissime!







Abbiamo sperimentato un  nuovo modo di conoscere e vivere l'Arte: camminando all'interno dei suoi quadri, abbiamo potuto esplorare il fascino dello straordinario pittore fiammingo e,
grazie al sistema di proiezione 3D mapping, siamo entrati direttamente negli ambienti di vita e nel paesaggio olandese. 

Peccato non poter riprodurre in foto lo straordinario viaggio!


                                                                                                       R.C.




16° incontro Musica e Filosofia

                                      MUSICA e FILOSOFIA


La filosofia è musica suprema” diceva Platone, uno dei più grandi filosofi dell’Antica Grecia, nel suo “Fedone”

La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia” dichiarava Ludwig Van Beethoven molti secoli dopo. 

Sono sufficienti queste due citazioni  per cogliere quanto il legame tra Musica e Filosofia sia stato complesso e vitale nei secoli e sia ancora oggi stimolo a  nuove riflessioni.
Musica e Filosofia, discipline apparentemente distanti, sin dalle origini si sono cercate, incontrate e sovrapposte: i filosofi hanno riflettuto sulla musica e attraverso la musica, i musicisti e i musicologi  hanno cercato nei sistemi di pensiero elaborati dalla filosofia un quadro di riferimento per la propria esperienza artistica o la propria elaborazione teorica. 

 
La musica ha, nella vita di ciascuno, una funzione vitale, sia da un punto di vista sociologico, sia da un punto di vista spirituale: essere cresciuti con un certo tipo di musica, amare un certo genere musicale e non un altro, definisce il nostro orizzonte esistenziale. La musica influisce sulle modalità attraverso cui comprendiamo e “abitiamo” il mondo, soprattutto perchè, agli eventi più importanti e significativi della nostra vita, colleghiamo sempre un motivo, un pezzo,  una melodia che si sono impressi  indelebilmente nella nostra anima.

La filosofia, è stato detto, nasce dallo stupore di fronte al mondo, e come tale è un atteggiamento innato in ogni uomo, atteggiamento che riguarda tutti noi, non solo i filosofi.

La Filosofia si costituisce come disciplina nell’ antica Grecia ( culla della nostra civiltà) ed è lì che si manifestano le prime riflessioni filosofiche sulla Musica, che in Grecia comprendeva non solo l’arte dei suoni, ma anche la poesia lirica e la danza.
  I primi grandi filosofi greci ( Pitagora, Platone, Aristotele,…)  si sono interrogati sugli effetti della musica sulle persone, cercando di determinare a quale sentimento, a quale emozione,  corrispondesse ciascuna armonia.

La parola armonia è greca, ed è impiegata, ancora oggi, in musica per definire la concordia (coaptatio) fra i suoni; ma la parola “armonia”, nel linguaggio quotidiano, rimanda anche ad ordine, bellezza, proporzionalità, felicità, bontà, naturalità, semplicità, e ad ogni concetto positivo e coerente.
Questo termine ha dunque mantenuto nei secoli, e mantiene tuttora, l’ambivalenza di termine musicale e filosofico.
 I primi filosofi si dedicarono alla classificazione tra armonie buone e cattive, tra quelle utili per una positiva catarsi dalle passioni più violente e quelle invece considerate  dannose per la salute.

 Platone si occupa della Musica in numerosi dialoghi; dalle sue opere risulta chiara la sua idea di un legame stretto tra Filosofia e Musica. Il filosofo ateniese –  nella sua città ideale - identifica nella musica la palestra dell’anima, così come la ginnastica è quella del corpo.
Più in generale, Platone ha nei confronti della musica una posizione ambivalente: da un lato la considera come strumento di elevazione spirituale dell’individuo e della collettività – dall’altro la ritiene, nelle forme strumentali che considera più volgari, come un potenziale elemento di disordine, dove la sottomissione ai piaceri prevale sulla ricerca della virtù. 

Anche Aristotele ritorna sul potere catartico della musica , considerata come una vera e propria medicina dell’anima.
Nel mondo latino di età tardo-antica ( tra il III e il VI secolo d.C.) e altomedievale (tra il 500 e il mille d.C.) la musica viene ancora considerata degno oggetto di studio, ma  solo in quanto scienza delle proporzioni e  per questo viene inserita nel quadrivium  delle arti liberali,  insieme all’Aritmetica, alla Geometria e all’Astronomia, (secondo il modello di erudizione classica rielaborato in chiave cristiana da Agostino). 

 Saltando un lungo periodo, arriviamo ad un grande Filosofo del  XIX°secolo.
 Nel pensiero di Schopenhauer (1788-1860)  la musica  non solo è l’arte dell’interiorità pura e priva di materialità, ma è anche  una vera e propria
lingua, lingua che è universale e al tempo stesso intraducibile.
Schopenhauer con un celebre paradosso afferma: Se potessimo tradurre la Musica in parole,  essa sarebbe la vera filosofia!

A partire dalla seconda metà del XIX° secolo, e ancor più nel XX° secolo, il dibattito sulla Musica non è più patrimonio esclusivo dei filosofi e anzi, compositori e critici musicali si espongono  in prima linea nel dibattito attorno alla  domanda: Può la musica esprimere emozioni e significati? 
 Oggi  la musica ha raggiunto  livelli di diffusione senza precedenti;  pensare la musica nel mondo globalizzato, pensare la musica nel contesto delle nuove tecnologie, pensare la musica nella sua interazione con altre arti,  sono solo alcuni dei sentieri che i filosofi della musica stanno percorrendo e dovranno percorrere nel prossimo futuro. 

 Nel Novecento le tradizionali questioni dell’estetica musicale non sono  più patrimonio esclusivo della speculazione dei filosofi, ma diventano oggetto d’indagine e discussione di scienziati, antropologi, sociologi e molti altri, ma un ruolo di primo piano è ormai stabilmente detenuto dai compositori. 

 Negli ultimi decenni, la cosiddetta New Musicology  ha ricordato l’impronta fondamentale che la biografia dell’autore ha sulle scelte che danno forma alla sua opera,  considerando la Musica capace di esprimere significati attraverso l’interazione con il contesto storico e culturale di chi produce musica e di chi la ascolta.  
…e qui ci colleghiamo direttamente al tema della serata ed al pensiero del nostro filosofo-musicista…

Quando ho proposto “Musica e Filosofia” come tematica della nostra serata, ho avuto una reazione entusiastica da parte delle amiche e degli amici che frequentano L’UNITRE; questa reazione positiva è dovuta al tema particolarmente affascinante, ma è dovuta anche al nostro relatore, che molti già conoscono come professionista competente e come oratore particolarmente accattivante.

Rocco Mentissi è intervenuto nella doppia veste di Filosofo e Musicista.
Egli è Docente di Filosofia in una della scuole più prestigiose della nostra regione, il Liceo Classico di Potenza, ma è anche una eccellenza della Musica lucana.
E’ Maestro compositore, apprezzato anche fuori dai confini regionali.
Ha tenuto numerosi concerti per pianoforte in diverse sedi:  dal Teatro Stabile a Potenza, al Conservatorio Duni di Matera, fino al Palacongressi  Oltremare e al Maschio Angioino a Napoli, al Teatro San Carlo di Modena  e ad altre prestigiose location nel resto d’Italia.
Dirige anche la banda musicale di Tolve, fondata dal Padre, anch’egli musicista.
Nel  2018, al culmine di un lungo percorso musicale, ed a 4 anni di distanza dal suo primo album che si intitola “TraMe”, viene la pubblicazione di “PAIS”, composizione musicale in cui, a detta dello stesso Autore, l’ingrediente principale è la Lucanità,  l’essere lucano.
“Il musicista, dice Rocco, è tutt’uno con la terra d’origine, ne è la manifestazione, assorbe il paesaggio con i suoi ritmi e colori e li traduce in suoni e note. Senza radici non cresce nulla, ma le radici sono tristi senza fiori. Il passato da solo non basta, bisogna tendere al futuro e all’innovazione;  le tradizioni, dunque,  vanno ripensate e riscritte”.
L’album “PAIS” è un  progetto che parte dal passato, ma che si rivolge al futuro.
“PAIS “ in greco, la lingua dei primi filosofi, significa “fanciullo”; nel nostro dialetto, invece, “PAIS” indica il paese. Due dimensioni che si intrecciano: quella cronologica (con le tre età della vita) e quella spaziale ( con il paese, i luoghi di vita); il fanciullo simboleggia l’uomo del futuro,  il paese è simbolo di una città in evoluzione, un borgo che nasce, cresce e si espande, diventando una realtà sempre più ampia, sia dal punto di vista urbanistico, che demografico e sociale.
La fanciullezza, che il nostro pianista racconta con la sua musica, è la metafora di una vita che sboccia, non solo quella dell’uomo, ma anche quella dei nostri piccoli paesi, come Tolve, come Oppido…

In conclusione di serata Rocco ci ha declamato “La pioggia nel pineto”, una delle liriche più conosciute e più apprezzate di Gabriele D’Annunzio, un componimento poetico che rende l’idea di una composizione sinfonica.  Il linguaggio poetico traduce in parole i suoni della natura descrivendo con particolare maestrìa i suoni prodotti dalla pioggia, dagli alberi, dagli animali, attraverso  l’utilizzo di parole che rendono l’idea di musicalità e di sonoro: vengono riprodotti i suoni che rimandano  allo scroscio della pioggia, al canto delle cicale, al verso della rana nel momento stesso in cui smette di piovere.
E con le immagini evocative della poesia si conclude una serata ricca di suggestioni e spunti di riflessione, su cui potremo tornare a discutere.

                                                                                  M.R.C.

venerdì 31 gennaio 2020

16° incontro Musica e Filosofia - prof. R. Mentissi

Mercoledì 5 febbraio 2020

MUSICA E FILOSOFIA


ne parleremo con il prof. Rocco Mentissi

Biblioteca comunale di Oppido Lucano - ore 18.30

Vi aspettiamo!

15° incontro- Van Gogh: genio e follia

L' incontro è stato particolarmente interessante, per l'argomento trattato e per i relatori, che sono due soci Unitre e due amici stimati e apprezzati da tutti noi.
 Marenza Barone e Mimmo Potenza ci hanno parlato del grande pittore fiammingo, in preparazione alla visita alla Mostra immersiva dedicata a Vincent Van Gogh, accompagnandoci alla scoperta della sua vita ed immergendoci nella sua arte.
La Mostra immersiva, che visiteremo prossimamente a Salerno, è una particolare mostra che interagisce con l'osservatore e gli consente di entrare dentro l'opera, grazie ad un innovativo sistema di proiezioni 3D mapping, uno straordinario modo di conoscere l'Arte,camminando all'interno dei quadri di Van Gogh e delle atmosfere tipiche dei suoi paesaggi.
Marenza e Mimmo ci hanno presentato l'Autore attraverso la vita e le opere, gli studi intrapresi ed il suo stile pittorico, fino alla fase finale della sua vita, quella in cui l'artista iniziò a dare segni di profondo smarrimento interiore e follia.
Dalla immensa produzione artistica di questo genio nel mondo dell'Arte hanno selezionato 12  dipinti particolarmente significativi: alcuni sono i quadri che vedremo alla mostra, altri sono stati selezionati da Mimmo e Marenza, secondo la loro sensibilità di artisti.

                                                                                                                       M.R.C.

La camera da letto di Van Gogh

La casa bianca

Campo di grano con corvi

Caffè di notte

Campo di grano con cipressi

Mangiatori di patate

La siesta

Notte stellata sul Rodano

Notte stellata

Ritratto del Dottor Gachet

Piantatrice di barbabietole

Girasoli



mercoledì 29 gennaio 2020

06.02.2020 - Mostra immersiva "Van Gogh" a Salerno

I

Giovedì 6 febbraio, partenza dal Paschiere alle ore 13.30


“Van Gogh – La Mostra immersiva” è una particolare mostra che interagisce con l’osservatore e gli consente di entrare dentro l’opera: un nuovo e straordinario modo di conoscere l’Arte camminando all’interno dei quadri, grazie ad un innovativo sistema di proiezioni 3D mapping. 
Un evento particolare che ci farà scoprire la vita del grande pittore fiammingo e ci consentirà di immergerci letteralmente nelle sue opere e nella sua arte.

Quota di adesione per i soci UNITRE: 

15 Euro pro capite, comprensivi di viaggio e ingresso alla Mostra.

venerdì 24 gennaio 2020

15° incontro - Mimmo Potenza e Marenza Barone - Van Gogh: genio e follia




VAN GOGH: GENIO E FOLLIA


ne parleremo con i proff. Mimmo Potenza e Marenza Barone



Mercoledì 29 gennaio 2020
Biblioteca comunale - ore 18.30

Vi aspettiamo!

sabato 18 gennaio 2020

14°incontro dott. Riccardo Scarfiello: Biomimesi e Nanotecnologia








BIOMIMESI E NANOTECNOLOGIA: 
IERI, OGGI E DOMANI

 ne parleremo con il dott. Riccardo Scarfiello

Mercoledì 22 gennaio 2020, alle ore 18.30, nella nostra sede (Biblioteca comunale)


Vi aspettiamo!

13° incontro prof. F.S.Lioi - Il bombardamento della città di Potenza

UNITRE --- OPPIDO  LUCANO

Lezione di Francesco Saverio Lioi il 15-1-2020
Il Bombardamento di Potenza dell’8 e 9 settembre del 1943.


Preliminari: Battaglia di El ALAMEIN. Lapide commemorativa:  MANCO’ LA FORTUNA, NON IL CORAGGIO.
Prima battaglia. Luglio 1942.  Rommel attacca la linea difensiva anglo-americana contro il gen. Auchintekc. Mese di logoramento senza vincitore.
Seconda battaglia 23 ottobre - 4 novembre 1942. Le truppe anglo americane comandate da Bernard  Montgomery attaccano El Alamein  conquistando la depressione di El Quattara. Rommel, inferiore per numero di uomini e mezzi (due nazioni dell’Asse contro 7 nazioni, USA, Inghilterra ecc.) resiste soprattutto per i campi minati, chiamati I giardini del Diavolo, ma dovette cedere per mancanza di approvvigionamento e scarsezza di rifornimenti, rimase con 102 carri armati. Il 3 novembre Rommel aveva solo 35 carri armati operativi. Il 4 nov. Ordina la ritirata che segnò una svolta nella guerra. Wiston Churchill dichiarò: "Ora questa non è la fine, non è nemmeno l’inizio della fine, ma forse la fine dell’inizio".

La lotta degli anglo-americani dall’Africa si spostò in Italia. La volpe del deserto, il gen. Rommel, era stato sconfitto  a El Alamein: tedeschi e alleati si diressero verso l’Italia. La prima isola che gli alleati anglo-americani incontrarono nella loro avanzata verso l’Italia fu Pantelleria, sulla quale con la quasi totalità delle forze dislocate nel Mediterraneo, in tredici giorni di bombardamenti  scaricarono, su 83 kmq, 17 mila tonnellate  di esplosivo. L’esercito italiano non fu passivo, ma reagì con fermezza: gli aerosiluranti italiani affondarono otto piroscafi e una petroliera, molti mezzi navali alleati rimasero danneggiati in modo tale da non essere adoperati, gli anglo-americani persero oltre un centinaio di aerei e altri 250 prima dello sbarco in Sicilia. Intanto l’offensiva aerea anglo-americana si andava intensificando su tutta l’Italia insulare e meridionale, mirando ad operazioni risolutive di conquista dell’Italia intera, mentre i tedeschi aumentavano la loro presenza in Italia con divisioni provenienti da ogni parte del Mediterraneo. Cadeva così il progetto illusorio dell’Italia fascista  della guerra lampo ed  in casa d’altri e prendeva sempre più luogo la possibilità della guerra in casa propria, che avrebbe visto la distruzione di tante città e la lotta civile della resistenza degli italiani contro altri italiani, ma soprattutto contro i tedeschi che avevano invaso l’Italia. Nacquero i Comitati di Liberazione nazionale, ne nacque uno anche a Oppido. Stava iniziando per l’Italia un periodo di distruzione delle città, cadeva il mito dell’arroganza fascista. Da Pantelleria gli Alleati passarono in Sicilia, ove trovarono un’accanita resistenza da parte dell’esercito italiano. Un giornalista americano, corrispondente di guerra, così scrive nel suo giornale:«La lotta in Sicilia ha assunto un accanimento inaudito e i difensori dell’isola si battono quanto mai risolutamente, non retrocedendo ove è possibile, neppure di un centimetro». Il 22 giugno 1943 gli Alleati prendono Palermo e, con gravi perdite anche da parte loro, sbarcano nella penisola. Persero un terzo degli effettivi di 15 divisioni, furono catturati o distrutti 400 carri armati, 63 cannoni, 96 mezzi di sbarco, furono abbattuti 650 aerei. La difesa della Sicilia aveva adempiuto ad una importante funzione di logoramento delle forze avversarie, facendo coinvolgere verso la isola quasi la totalità delle forze angloamericane disponibili nel Mediterraneo; aveva altresì impedito che esse potessero gravitare, in tutto o in parte, verso altri settori, che avrebbero potuto avere una maggiore importanza per gli Angloamericani agli effetti di una più sollecita definizione della guerra.
Il 25 luglio del 1943, nel frattempo, il Gran Consiglio del Fascismo, per la prima volta in venti anni di regime, sfiduciò il Duce, il quale nella notte tra il 25 e 26, rassegnò nelle mani di Vittorio Emanuele III le dimissioni da capo del Governo. Nell’uscire dalla residenza reale, a Roma, fu arrestato e portato in una località di montagna. Il governo venne affidato al Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio.
Il 3 settembre del 1943 fu firmato l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati a Cassibile in Sicilia. Il 13 ottobre 1943 Badoglio dichiara guerra alla Germania.
Dopo l’armistizio in Italia giunsero numerose Divisioni dell’esercito tedesco, quelle sconfitte in Africa  e quelle stanziate nel Mediterraneo orientale, per contrastare l’avanzata degli Alleati che dalla Sicilia risalivano lungo la penisola. Nel giugno del '43 era transitata per Potenza la divisione tedesca di Hermann Goering, con mezzi cingolati, diretta in Sicilia per opporsi allo sbarco degli alleati che già si erano insediati su Pantelleria. Parte di questa divisione rimane a Potenza ed installa una stazione radio nella Villa di Santa Maria, di fronte alla Caserma degli Allievi Ufficiali. A settembre colonne di soldati tedeschi in ritirata, dopo la conquista della Sicilia da parte degli Alleati, ritornano a Potenza e depredano una città già stremata. Ma in Italia giungono non solo i Tedeschi cacciati dalla Sicilia, ma da ogni parte del Mediterraneo, ovunque chiedono ai militari italiani la consegna delle armi, che gli Italiani rifiutano. Non è necessario ricordare cosa avvenne a Cefalonia, ove fu passato per le armi un nostro concittadino, il ten. La Sala. Nel Nord Italia, invece, Mussolini, liberato dai Tedeschi, instaura la Repubblica Sociale di Salò, che diventa uno stato vassallo della Germania. Mussolini avrebbe voluto la capitale di questo stato fantoccio per i Tedeschi, con tutti i crismi di un grande stato che avrebbe vinto la guerra in poco tempo per il Duce, a Roma o a Milano, ma Hitler non glielo permise. Il risultato fu la lotta fratricida fra i partigiani italiani e l’esercito dei repubblichini; i Tedeschi si arrogano il diritto di portare a compimento ogni loro arbitrio.
Perché gli Alleati nel loro avanzare in Italia verso Roma e il Nord, ormai sotto l’oppressione tedesca, bombardavano le città italiane anche dopo l’armistizio? Il bersaglio non erano le città italiane e i civili indifesi, ma i Tedeschi in esse stanziati. La lotta è stata dura. La cacciata dei tedeschi dall’Italia del Sud ha causato distruzioni e vittime civili. Non tocca a noi in questa sede dire se eticamente ciò è ammissibile: la guerra ha comportato tali devastanti disastri. La distruzione più illustre consumata dagli alleati è stata senza dubbio quella della Badia di Montecassino, patrimonio, ebbe a dire un ufficiale americano, non solo dell’Italia, ma del mondo. A ricostruirla, a guerra finita, furono gli stessi americani. Potenza rientra nel destino comune di molte città del Sud Italia in preparazione della avanzata alleata dalla Sicilia verso Roma. Nello stesso giorno del bombardamento di Potenza vengono bombardate Salerno, Capua, Avellino, Auletta, Eboli, Battipaglia, Formia, Gaeta .
Potenza è stata bersaglio di un bombardamento necessario per gli alleati oltre che contro i Tedeschi presenti in città, anche per gli snodi ferroviari, per le sedi militari, la Scuola Allievi Ufficiali, il deposito del 48° Reggimento di Fanteria, per ostacolare le manovre delle truppe tedesche che si trovavano a Potenza. La città era rimasta completamente sguarnita di unità dell’esercito italiano che nel frattempo si era disciolto e sbandato. A questo periodo fa riferimento il nostro canto popolare Lu sbandamiènte. La VII Armata, di stanza a Potenza nella primavera del 1943, si era trasferita a Francavilla Fontana per seguire il Re Vittorio Emanuele III che da Roma era fuggito verso Brindisi.  A Potenza aveva sede il Quartier Generale della VII Armata dell’esercito italiano ed il comando delle truppe stanziate in Calabria, Puglia, Basilicata e Campania, sotto il comando del Generale Aurisio. Costui, dopo la fuga del Re da Roma verso Brindisi, segue il re  e trasferisce il comando dell’Armata a Francavilla Fontana, abbandonando Potenza, sede del Quartiere Generale, all’invasione dei Tedeschi. A Potenza rimane il colonnello Giuseppe Faggin con un piccolo contingente militare, con il compito di resistere anche con le armi ad eventuali assalti da parte tedesca. Il generale Aurisio era ben consapevole delle condizioni in cui versava il colonnello, ma continuamente via telefono inviava a Faggin ordini di resistere ai Tedeschi che imponevano la resa e la consegna delle armi. Faggin, non per i continui comandi del generale, ma per sua convinzione e per salvare l’onore delle armi italiane, non ha nessuna intenzione di resa e di consegnare le armi all’ormai nemico tedesco. Per le vie della Città, dice Tommaso Pedio, si incontrano solo tedeschi. L’esercito italiano, dopo la fuga a Francavilla del gen. Aurisio, è sbandato, i soldati cercano scampo dai Tedeschi, i quali li avrebbero portati nei campi di concentramento in Germania, con la fuga. Il col. Giuseppe Faggin sottrae una trentina di militari ai rastrellamenti dei Tedeschi e si rifugia in una galleria, ove pone il suo comando e  per non consegnare le armi. I tedeschi chiedono ancora una volta di consegnare le armi e arrendersi, Faggin, volendo fino all’ultimo salvare l’onore delle armi italiane, oppone netto rifiuto, né i soldati si presentano a una delle uscite della galleria. Il colonnello nell’impossibilità di resistere,  comanda ai soldati di cercare di fuggire in un modo o nell’altro e,  , dopo un ultimo confronto con i Tedeschi, essendosi reso conto della situazione ormai senza via di uscita che  non poteva resistere agli assalti tedeschi né poteva calpestare il suo onore di soldato, esce fuori dalla Galleria e punta la pistola contro il suo capo. I Tedeschi a loro volta fanno saltare la galleria, massacrando militari e civili che si trovavano dentro. La città di Potenza, oggi, ha dedicato alla memoria del colonnello Giuseppe Faggin, l’intestazione di una lunga e scenografica scala del centro.
 Le bombe alleate erano contro i movimenti delle truppe tedesche, ma cadevano su una città ormai stremata: tutti cercavano riparo nelle gallerie delle Calabro-lucane e dello Ferrovie dello stato che ancora oggi attraversano il sottosuolo della città. I Tedeschi ostruirono le entrate, i rifugiati rischiano di fare la morte dei topi. Durante i giorni atroci  di bombardamento i cittadini  vivono   nel panico di morire schiacciati sotto le macerie, tutti sono alla ricerca di un riparo sicuro o di scappare nella campagna, nei paesi vicini al capoluogo. Potenza non ha ripari antiaerei che possano resistere alle bombe. La commissione tecnica del comitato provinciale di protezione antiaerea fa delle ricerche per individuare ricoveri utilizzabili in caso di bombardamento. Un solo fabbricato risulta avere un ricovero sicuro, la Banca d’Italia, la quale nel suo caveau può ospitare 84 persone. Nessun altro edificio ha un  ricovero sicuro. Nel luglio del 1943 l’ingegnere capo del comune Binetti scrive: «Praticamente allo stato attuale, la città di Potenza, pur essendo luogo strategico di rilevante importanza al punto da dar sede al comando della VII Armata, è sprovvisto totalmente di ricoveri». Nell’agosto del '43 vengono scavate delle gallerie   a forma di cunicolo lunghe da 60 ai 90 metri ad U per garantire due uscite. Il grosso non solo dei Potentini, ma anche dei militari che erano rimasti in città dopo l’esodo del generale Aurisio con la VII Armata verso Francavilla Fontana, trova scampo nelle gallerie ferroviarie. Nel settembre del 1943 la Basilicata, ma soprattutto la città di Potenza, vive sotto il terrore dei bombardamenti americani e della presenza dei tedeschi, senza poter far nulla né contro quelli, né contro questi.
I giorni 8 e 9 settembre 1943 sono nefasti per la città, portano morte, distruzione, fame, paura. I cacciabombardieri degli alleati  scaricano quintali di esplosivo sulla città per ostacolare le manovre delle truppe tedesche che stazionano e impediscono la loro avanzata. Le bombe cadono sulle sedi dei comandi militari, sulla caserma della Scuola Allievi Ufficiali, sul deposito del 48° Reggimento di fanteria, sul Museo Provinciale (descrizione dei danni causati al Museo nell’Uva puttanella di Rocco Scotellaro), sull’Ospedale San Carlo, ove si era stanziato il Comando Tedesco, sulle abitazioni private di Santa Maria, di Porta Salsa, di Via Addone, sulla Cattedrale. I danni sono ingenti, materiali e disastrosi per la città, mortali per i cittadini: si contano 187 vittime, di cui 37 militari e un numero imprecisato di feriti. Sono inferte ferite alle strade, alle case, alle scuole, alle chiese. «Sfregi consegnati alla memoria lucana con poche paginette, ha scritto Gino Agnesi. Nessuna ditta politica era intervenuta a che le macerie prendessero parola». Infatti le macerie di una città martoriata, le oltre 500 vittime dopo 10 giorni di bombe, (come dice Tommaso Pedio «I morti, tra militari e civili, sono oltre cinquecento! Le vittime sono prevalentemente civili, ( In  La Basilicata negli ultimi cento anni, p. 137) di cui la maggior parte civili innocenti, non hanno mai avuto chi rivolgesse loro un saluto, chi ricordasse che il loro sacrificio è servito per la liberazione di tutti». Si fanno commemorazioni per le due vittime dei Tedeschi a Matera, e le 500 dei dieci giorni di bombardamenti di Potenza chi mai le ha ricordate? Ma quelle sono state vittime dell’odiato tedesco, queste... beh! di queste è bene non parlare! Il vescovo mons. Bertazzoni si salvò protetto da un’arcata che resse all’urto delle bombe, si ritirò in seguito in una casa di campagna nella contrada Sant’Antonio la Macchia. Fino al 1950 ha dimorato in un’aula del Liceo Classico, che allora era ubicato nel Palazzo Loffredo, ove oggi vi è il Museo Nazionale. Ogni mattina ritornava in città per portare conforto con la parola e con l’aiuto ad una città del tutto sguarnita di difese contraeree e rimasta abbandonata a se stessa. Per giorni si visse negli improvvisati rifugi e nelle gallerie fra mille difficoltà: la mancanza d’acqua, di viveri, di condizioni igieniche accettabili. «La stessa oscurità della galleria, ha scritto Angela Olita in  "Bombardieri a pace fatta" simboleggia la totale sospensione della civiltà, la regressione a uno stato di natura in cui si è preda solo degli istinti e della disperazione. La vicinanza con quelli che sarebbero concittadini, amici, è solo fisica: ognuno ha il proprio personale dolore da coltivare, mentre cerca solo di sopravvivere. Vengono meno i segni della distinzione sociale, ma viene meno anche la comprensione. Si è vicini, ma estraniati l’uno dall’altro: è la solitudine totale». Questo stato di cose dura quasi due settimane. Le bombe cadono  su rione Addone perché nell’Albergo Moderno, sito in via Pretoria, aveva sede il 10° corpo d’Armata.  L’8 settembre vengono bombardati Palazzo Loffredo, il rione Addone, la Cattedrale. La mattina seguente, verso le dieci viene colpito il palazzo delle scuole elementari  di Via del Popolo, dove sono acquartierati i soldati della VII Armata. Bombe in Piazza Prefettura, a Santa Maria. I bombardamenti continuano per dodici giorni, alla stessa ora, Ogni notte centinaia di aerei sorvolano la città lasciando delle tracce. I morti alla fine dei bombardamenti sono oltre 500, dice Tommaso Pedio.
 Mi viene in mente a questo punto un verso dell’Iliade:  
 Nove giorni volarono per il campo Acheo le frecce divine.
Per Potenza possiamo dire:
Per dodici giorni caddero sulla città  le bombe alleate.
Solo all’entrata in Potenza dei canadesi gli Alleati smettono le incursioni aeree. Le persone grandicelle ricorderanno che anche a Oppido in quei giorni cadde qualche bomba e di sera si andava a dormire sotto gli ulivi. Per Potenza quelli furono giorni terribili.
Sulla città, infatti, continuano a cadere bombe fino al 20 settembre, giorno in cui entrano in Potenza le truppe corazzate della Prima Divisione canadese dell’VIII armata britannica. Il gerarchismo nazi-fascista ha così fine. I canadesi trovano una città distrutta, affamata, semivuota. I Potentini si sono trasferiti nelle campagne o nei paesi limitrofi, ove era più facile provvedere alle necessità. I pochi rimasti in città non accolgono i nuovi arrivati come liberatori, per loro i canadesi sono venuti per  sostituirsi nell’occupazione del territorio ai precedenti occupanti. Li accolgono con sospetto, con distacco nei primi giorni, per poi cambiare atteggiamento nel loro confronto. La gente teme questi nuovi invasori, venuti come liberatori. Con i canadesi arrivano in città anche soldati di colore e marocchini; la gente ha paura, le donne rimangono chiuse in casa, per aver fama questi nuovi invasori-liberatori di essere grandi stupratori. I canadesi però non portano in città la normalità, i problemi causati dalla guerra non sono risolti. Le condizioni materiali del capoluogo rimangono disastrose anche per l’esercito degli occupanti: le ferrovie sono inutilizzabili, gli acquedotti e la rete fognaria danneggiati e in molte parti a cielo aperto, l’ospedale inservibile, la città un ammasso di macerie, gli alloggi mancano del tutto, si stanno diffondendo epidemie di ogni tipo. La situazione è tale che impedisce anche agli alleati di prendere decisioni a favore della popolazione. Nel novembre del '43 il commissario governativo scrive al comando alleato: Le condizioni igieniche ed edilizie non sono le più soddisfacenti per l’alloggiamento di un forte contingente di truppe, gli edifici pubblici, come le scuole, sono occupati da 250 famiglie di sinistrati, si sono contati 100 casi di tifo, l’acqua potabile è razionata.  Potenza e la Basilicata rimasero sotto il Governo Militare del Territorio Occupato (AMGOT) con a capo il Maggiore Ernest Howell.

                                                                               F.S.Lioi