18° INCONTRO – 25/02/15 – PROF. NICOLA MONTESANO
“Rocco da Montpellier.
Culto e devozione”
Il
prof. Nicola Montesano ha iniziato la sua conversazione affrontando l’argomento
prima dal punto di vista agiologico e poi parlando del culto Rocchiano a Tolve.
Per quanto riguarda le vicende storiche di Rocco da Montpellier esistono pochi
documenti riferibili alla vita del Santo.
Tradizionalmente sappiamo che Rocco intorno ai
vent’anni perse entrambi
i genitori e decise di seguire Cristo fino in fondo. Lasciò tutti i suoi beni e, indossato l’abito del pellegrino,
fece voto di recarsi a Roma a pregare
sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. In quel periodo l’Italia, così come
tutta l’Europa, era stata colpita dalla peste nera che aveva portato ovunque morte e devastazione. Rocco
rinviò temporaneamente il suo
ingresso a Roma e cominciò a peregrinare per l’Italia centrale, in particolare in Emilia Romagna, seguendo il
percorso indicato dallo sviluppo del contagio.
L’ingresso nella città eterna coincise con l’udienza
papale che venne concessa al pellegrino di Montpellier da
papa Urbano V.
In seguito Rocco intraprese il viaggio di ritorno.
Si fermò nuovamente a Rimini e Cesena e giunse infine a
Piacenza, dove contrasse la peste.
Trovò rifugio in una località denominata Sarmato dove il Santo poté
dissetarsi e nutrirsi grazie alle attenzioni
miracolose del cane di un dignitario del posto, un tal Gottardo. Il cane psicopompo che quotidianamente portava a
Rocco un tozzo di pane, ha trovato un posto di riguardo nell’iconografia
del Santo.
Da Sarmato, dopo essere stato miracolosamente guarito dal morbo pestifero,
decise di riprendere la via di casa, ma non riuscì mai a rientrare in Francia, perché fu accusato di
spionaggio e arrestato all’altezza di Voghera. Qui, rinchiuso in carcere, vi
morì cinque anni dopo.
La figura di Rocco è considerata da una parte di storiografia nient’altro
che una pia invenzione e gli stessi resoconti agiografici forniscono una serie
di notizie che si possono ritenere vere ma che si intrecciano con altre
verosimili o palesemente false. Molte sono le ipotesi relative soprattutto al
presunto lignaggio della famiglia di san Rocco. Alcune parlano di filiazione
regale d’Aragona o di Maiorca, altre ancora
di una discendenza in linea materna da santa Elisabetta d’Ungheria ed in
linea paterna, tramite gli Angioini, dai re di Francia.
Su questi interrogativi si sono
confrontati negli ultimi anni gli studiosi del Santo per determinare
l’esistenza storica o meno di questo personaggio ed, in seconda battuta,
sulla possibilità che tale figura storica fosse in qualche modo legata alla famiglia reale di Francia e, quindi,
in possesso di quel titolo nobiliare
di principe.
Il culto di S. Rocco trova le sue origini a cominciare dalla seconda metà
del Quattrocento, quando il nome del
taumaturgo Rocco fu invocato a seguito di un’epidemia.
Il primo riferimento
ad un legame cultuale tra san Rocco e Tolve è riportato nella visita pastorale
del vescovo Michele Saraceno a metà del XVI secolo, ma il vero inizio del culto
di S. Rocco a Tolve è strettamente collegato ad un evento catastrofico come la
peste nera che devastò il Regno di Napoli tra il 1656 e il 1657. Il ricorso al
patronato di più Santi è registrato in molti centri delle Province del Regno,
su tutti proprio san Rocco in virtù del suo ruolo di intercessore alla grazia
divina per la salvezza dal morbo pestifero.
A Tolve, quindi, al
fianco dell’allora patrono san Nicola fu innalzato agli onori dell’altare
locale anche san Rocco.
La
spinta cultuale nei confronti del Santo di Montpellier fu talmente dirompente
nel paese che furono commissionati i lavori di ristrutturazione e ampliamento
della Chiesa Madre, facendo realizzare le due navate laterali e la zona
absidale a ridosso della struttura originaria.
Ancora oggi le
migliaia di pellegrini che si portano a Tolve s’imbattono in manifestazioni
cultuali di sentita religiosità, espressioni di un percorso devozionale che
ripete i segni della ritualità antica.
L’esposizione è stata
attentamente seguita da un pubblico motivato che ha tributato al
relatore un caloroso applauso.