lunedì 21 marzo 2022

" Don Antonio Locantore: un prete "forestiero"

 4° Incontro - 1 /12/2021 -Vito Marone  - " Don Antonio Locantore: un prete "forestiero"

La persecuzione di cui fu vittima Don Antonio Locantore da parte dei dirigenti fascisti di Oppido è una storia di violenza e di sopraffazione dai molteplice risvolti, oltre che religiosi, sociali e politici, che interessò all'epoca la stampa regionale e nazionale, ma che necessita di essere meglio conosciuta e studiata. Riportiamo in sintesi il racconto che ne ha fatto a  noi Vito Marone anticipando un libro sull'argomento al quale egli da tempo sta lavorando.

Nel 1912 era morto Don Rocco Martino Parroco di Oppido e la Curia Arcivescovile di Acerenza , alla fine di quell'anno indisse il concorso - come era di norma allora- per la copertura del posto vacante. Vi parteciparono tre Sacerdoti di Oppido e due forestieri: vinse il concorso Don Antonio Locantore di Montescaglioso, dove aveva l'incarico di Vice Parroco.

Ad Oppido la notizia della nomina di un prete forestiero destò grande malumore tanto che il Sindaco, temendo conseguenze per l'ordine pubblico, informò della situazione l'Arcivescovo ed il Prefetto; lettere anonime pervennero anche allo stesso Locantore per sconsigliarlo, minacciandolo, di accettare l'incarico.

Questi però, dopo i primi momenti di incertezza, decise di non tener conto  delle intimidazioni e raggiunse la sede assegnatagli.

Qui iniziò un'intensa attività pastorale ed assistenziale, attivandosi anche per la riparazione della Chiesa Madre e del Santuario di Belvedere e per regolarizzare vecchie pendenze amministrative.  A causa di ciò si scontrò ben presto con l'amministrazione comunale e con cittadini variamente interessati. 

Intanto l'Italia nel 1915 entrò in guerra e Don Antonio venne arruolato come Cappellano Militare. Vivendo a contatto con i soldati, condivise con essi sofferenze e disagi.

Alla fine della guerra e al ritorno in sede, si trovò ad affrontare il grave problema dei reduci ai quali era stato promesso un pezzo di terra da lavorare per il sostentamento della famiglia. 

Nel 1919 venne promulgata una legge - il Decreto Visocchi- che consentiva l'occupazione temporanea dei terreni incolti o mal coltivati ai contadini  organizzati in associazione. Don Antonio si attivò subito e costituì una cooperativa di contadini che raggiunse presto il numero di 250 iscritti. Avevano ottenuto da un latifondista residente a Parigi, il Conte Lehon, la concessione di circa 100 ettari di terreno, per due terzi ta dissodare, nelle contrade Trigneto, Canaparo e Torre. Gli assegnatari si misero ben presto al lavoro e, quando il proprietario decise di vendere questi terreni, si prepararono ad acquistarli. Ma questo non andava a genio alle famiglie dominanti del paese che iniziarono una dura lotta contro il Sacerdote, colpevole di stare dalla parte dei contadini e di dare loro solidarietà ed assistenza. Riuscirono a convincere il Conte Lehon che non gli conveniva trattare la vendita a contadini di dubbia solvibilità e riuscirono - qualcuno sosteneva con mezzi poco chiari- ad acquistare loro i terreni e ad estromettere i contadini che avevano iniziato a coltivarli. Furono vane le proteste, giunte perfino al Duce Mussolini, per questo grave sopruso.

Il 15 giugno 1922, festività del Corpus Domini, mentre la solenne Processione sfilava per le vie del paese, giunta nella strada del Casale, si verificò un attentato al Parroco che reggeva l'Ostia Sacra, da parte di Michele Fasciani che si avventò contro l'Arciprete armato di coltello. Intervenne in difesa Padre Salvatore Zottarelli ed altri e la Processione fu sospesa. L'odio di Fasciani verso l'Arciprete era causato dal fatto che questi aveva dato precedenza alla Congrega del SS. Sacramento, fondata da Don Antonio, a scapito dell'altra storica Congrega, quella dell'Assunta della quale era Priore il Fasciani, nella composizione del corteo.

Un altro grave episodio di violenza contro Locantore si ebbe nella notte di Capodanno del 1923, quando due giovani rampolli delle famiglie dominanti nel paese che avevano festeggiato l'ultimo dell'anno nella cantina di Giardinelli e quindi abbastanza ubriachi andarono a bussare alla porta di Locantore, il quale si insospettì e non aprì. I due costrinsero un vicino di casa, postino, a  bussare chiedendo l'intervento del Parroco per un moribondo bisognoso dell'Estrema Unzione. La porta venne aperta, i due giovani fecero irruzione in casa aggredendo il Parroco e intimantogli  di non occuparsi più della Cooperativa dei contadini. Solo l'intervento del postino evitò che la situazione degenerasse in modo più violento. L'indomani il Sacerdote denunciò gli assalitori,  ai quali però non fu inflitta un'adeguata punizione.

Il giorno 18 febbraio del 1923, prima Domenica di Quaresima, una folla di facinorosi si presentò con urla e schiamazzi presso la casa dell'Arciprete  il quale, avendo compreso quel che stava accadendo, si affacciò al balcone chiedendo aiuto ai passanti. Si trovò per strada Michele Cimadomo che accorse subito, trovò una scala e fece scendere l'Arciprete che trovò rifugio in casa di Carmela Postiglione. Intanto gli assalitori forzarono la porta, entrarono e non trovando la vittima designata, devastarono la casa e poi scesero in strada alla ricerca dell'Arciprete. Una cattiva donna indicò loro la casa dove si era rifugiato, lo prelevarono con insulti e percosse e a nulla valsero le preghiere della Postiglione, di Cimadomo e di Domenico Nicolò che pure era corso in suo soccorso, a desistere da quella violenza, Lo portarono al Paschiere, lo fecero salire su un calesse raccomandando al guidatore, che era un dipendente di un caporione fascista di rendere quanto più disagevole il viaggio del Sacerdote e di consegnarlo al Parroco di Genzano. Le denunce  presentate dal Locantore, gli interventi di autorità politiche e religiose non sortirono alcun effetto per porre fine a quella inaudita persecuzione. Don Antonio ritornò nella sua Parrocchia per un breve periodo fino al 1925.

Il Vescovo ritenne opportuno il suo trasferimento a Potenza, dove fu nominato Canonico nel Capitolo della Cattedrale;  si dedicò ad altre attività religiose ed assistenziali e nel 1929 ebbe l'incarico dell'insegnamento della Religione presso l'Istituto Magistrale di quella città. 

Dopo la guerra ottenne che si riprendessero i processi insabbiati contro i suoi violenti persecutori, ma la morte lo colse all'improvviso nel mese di gennaio del 1946, lasciando molti dubbi sulla causa della sua repentina scomparsa.

Il comune di Oppido volle onorare la sua memoria dedicando una strada del paese al suo nome e il Parroco Mons. Giuseppe Greco , nel 1999 fece fondere un busto in bronzo di Don Antonio Locantore, ora nella Cripta della Chiesa Madre di Oppido.