lunedì 30 gennaio 2017

U N I V E R S I T À   D E L L   T E R Z   E T À
U N I T R E
U N I V E R S I T À   D E L L   T R   E T À

Sede di Oppido Lucano (PZ)





Mercoledì 1 febbraio  2017

alle ore 18.30

presso la Biblioteca Comunale


Il Dott. Nicola Sabatino

terrà la seguente conferenza:


“La riabilitazione motoria”

















Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.






U N I T R E
Sede di Oppido Lucano (PZ)
Via M. Pagano,- 85015 OPPIDO LUCANO (PZ)
E-mail: unioppido@gmail.com

Associazione di Promozione Sociale - Articolazione territoriale dell’Associazione Nazionale


venerdì 27 gennaio 2017

9 Incontro 30/11/2016 Prof. Francesco S. Lioi
“L’immigrazione rumena in Italia”

Nell’anno 8  dopo Cristo Ovidio è relegato in Dacia a Tomi, sulle coste del Mar Nero o Ponto Eusino.
1940 Vintila Horia viene  in Italia come addetto stampa dell’Ambasciata rumena, fa  amicizia con Giuseppe Papini. Nel 1946 (Ceaucescu era al potere da un anno) il Tribunale del popolo di Bucarest lo condanna ai lavori forzati in contumacia per collaborazionismo con i paesi occidentali contro l’ordine pubblico rumeno costituito dal regime dittatoriale. Esilio in Argentina, Spagna, Nel 1960 pubblica il romanzo Dio è nato in esilio.  Attraverso la figura di Ovidio, Vintila Horia tenta di elaborare l’angoscia dell’esilio a cui lo aveva costretto il regime comunista in Romania. Nel 1960 il libro vinse il Premio Goncourt, che Horia rifiutò in seguito a una campagna denigratoria orchestrata contro di lui dal governo rumeno.
La Dacia.
 Ai tempi di Ovidio, sotto l’imperatore Augusto, i Romani erano padroni della costa della Dacia  sul mar Nero e delle città che erano state antiche colonie greche.  I Daci dell’interno, con il re Burebista,  continuamente facevano incursioni sui territori romani. Il territorio, devastato dalle legioni inviate dall’Imperatore Traiano, fu conquistato definitivamente dai Romani nel 107 d. C. I Daci in parte erano caduti in guerra, in parte furono fatti prigionieri (500.000 furono portati a Roma ed in Italia) ed in parte furono spinti in zone non occupate dai Romani e disabitate, quindi fuori dai confini dell’Impero.  L’imperatore Traiano, sconfitto il re Decebalo, lottizzò i terreni e invitò a trasferirvisi i provinciali ex toto orbe romano, dice Eutropio, che conoscessero e parlassero il latino, che diventò  la lingua di tutta la Dacia. Venne usata nelle epigrafe daciche, che costituiscono i più antichi documenti scritti di storia di questo popolo trovati in loco. Si trasferì in Dacia una gran massa di gente dalle province occidentali di lingua latina ed latinizzate negli usi e nei costumi romani, che portarono nella nuova provincia il sermo vulgaris, parlato dai soldati e dai nuovi colonizzatori, che per evoluzione,  senza soluzione di continuità, ha dato luogo al rumeno di oggi. Così il latino, non il greco, come potevasi verificare in una provincia orientale dell’impero, fu la lingua usata nella nuova provincia, più facilmente latinizzata e romanizzata anche con la lingua.
La latinizzazione fu così profonda che la Dacia è la sede di uno dei dialetti neolatini. La romanizzazione inoltre fu favorita da Traiano con la fondazione di nuove città, pur rimanendo SARMIZETEGUSA, l’antica capitale dei Daci, la metropolis  della Dacia.
Oggi la Romania è una repubblica di 238.391 kmq e 22.327.000  ab. (stima 2000) con 94 ab/kmq. La capitale è Bucarest con 2.339.156 ab. La povertà è molto diffusa e riguarda circa la metà della popolazione. Il basso costo della manodopera attira molte imprese straniere di piccole e medie dimensioni, in modo particolare dalla Germania e dall’Italia. La Romania è stata sottoposta alla dittatura di Nicolae Ceaucescu dal 1965 al 21/XII/ 1989. Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio diretto per 4 anni, Camera dei deputati 346, Senato 143 membri: bicameralismo perfetto. L’emigrazione dei Rumeni è iniziata all’interno della Romania stessa dalla campagna alla città, in seguito è uscita oltre i confini dello stato riversandosi verso i paesi occidentali, verso l’Italia in modo particolare.
Secondo fonti ufficiali i Rumeni in Europa sono circa 2.500.000, in Italia 1.151.395, al 1 gennaio 2016. Altre fonti, però, dicono che i rumeni all’estero  per il 70% risiedono con la famiglia in Italia, dove  costituiscono la più grande comunità di stranieri residenti. Dopo di costoro vengono gli Albanesi che secondo i dati ISTAT sono 490.483. Gli Albanesi, a parte l’emigrazione del XV secolo, hanno incominciato a venire in Italia dal 1991, dopo la caduta della Repubblica popolare d’Albania. Memorabili sono gli arrivi del 7 marzo 1991 a Brindisi di 27.000 albanesi da Durazzo su varie nave e lo sbarco dal Vlora del 8 agosto 1991  di 20.000 persone nel porto di Bari.  Secondo l’Eurostat al 1 gennaio 2015 l’Italia con 5. 800.000 stranieri era il quinto paese d’Europa per popolazione straniera residente.  Indubbiamente è un  il fenomeno questo che  cambia molto la demografia italiana, facendola diventare multietnica.
I Rumeni sono partiti dalla Romania per venire in Italia e cercare fortuna  che corrisponda  ad un lavoro dignitoso. Lavorano nell’edilizia, nell’assistenza domiciliare, nell’agricoltura. Se i Rumeni oggi dovessero lasciare l’Italia, l’avvenimento non passerebbe inosservato, soprattutto dal punto di vista economico: si calcola che verrebbero a mancare circa un milione di euro di tasse pagate dai lavoratori rumeni. Ciononostante gli Italiani, anche verso i Rumeni, hanno sempre paura delle rapine, degli scippi, delle violenze.  E’ la paura del diverso, dell’immigrato. Capita spesso che nelle scuole i ragazzi italiani hanno nei confronti dei ragazzi stranieri atteggiamenti di rifiuto, di difesa che sfocia spesso nel razzismo: è questa la paura del diverso non solo per la pelle.
Papa Benedetto XVI durante l’Angelus di una Domenica in Piazza San Pietro è intervenuto sul tema della sicurezza e dell’immigrazione affermando che la presenza degli immigrati rende necessario rende necessario garantire la sicurezza dei cittadini nei confronti dei nuovi arrivati e l’accoglienza di che arriva, assicurando il rispetto dei diritti e dei doveri che sono alla base di ogni convivenza. Sono questi problemi  dei quali non si è mai sentito parlare  nei confronti dei rumeni.
Il fenomeno dell’immigrazione rumena si accentua dopo il 2002 con la liberalizzazione dei visti turistici in Romania e dopo il 2007 ancora di più con l’ingresso della Romania nell’Unione Europea. Dal 2001 al 2011 la comunità rumena in Italia si è decuplicata ed è la comunità straniera più numerosa in Italia. La statistica non tiene conto delle presenze in Italia degli zingari di etnia e  di lingua rumena.
I fattori che hanno favorito questa immigrazione, secondo gli analisti sono:
1)    -   geopolitici: la prossimità territoriale e la caduta delle frontiere europee.
2)    -  Economici: il basso indice di sviluppo umano in Romania e l’economicità dei trasferimenti di uomini e denaro.
3)  -  Culturali: la vicinanza linguistica e culturale con facilità di comprensione dell’italiano da parte dei rumeni e quindi facilità di integrazione.
4)   - religiosi: i rumeni sono cristiani ortodossi.
5)    Sono fattori questi che portano ad una facile integrazione.

La lingua: Il rumeno è una lingua indoeuropea del gruppo italico, sottogruppo orientale, delle lingue romanze; è la quinta lingua neolatina  per numero di popolazione parlante dopo lo spagnolo, il portoghese, il francese, e l’italiano. E’ una lingua neolatina, figlia quindi del latino, che ha come base il latino parlato dai legionari, dagli agricoltori, dai mercanti e dai funzionari romani, con influenze fonetiche delle parlate locali. “ Ha del miracoloso questa lingua neolatina , conservatasi, malgrado la perdita di ogni contatto col mondo romano, come un’isola fra i marosi mugghianti di popoli di razza e lingua assolutamente diversi”.
In Italia - La distribuzione dei Rumeni in Italia ha una maggiore concentrazione nell’Italia del nord e nell’Italia centrale in modo particolare a Roma,  con : Lazio 196.000; Lombardia 138.000; Piemonte 137.000; Veneto 102.000, Roma 72.462; Torino 51. 918, Milano 12.146.
L’80% dei Rumeni in Italia è in possesso del diploma di scuola superiore, mentre il 10% ha una laurea.
Il flusso migratorio rumeno verso l’Italia è stato il più consistente dopo il cosiddetto allargamento ad est della Germania ed ha avuto un grosso impatto sul mercato del lavoro e sui sistemi assistenziali sanitari e previdenziali italiani. I Rumeni in Italia esercitano categorie di lavori molto variegati: esercitano per il :
52% lavori poco qualificati; 22% lavori qualificati;  4.5% sono dirigenti ed imprenditori;  23% lavorano in edilizia;  22% cura alla persona, badanti;  5% lavorano in agricoltura;   7.5% lavora negli alberghi.
Sono tutti lavoratori a norma e che pagano regolarmente le tasse, per cui la previdenza sociale non subisce particolari ripercussioni finanziarie, perché finanziato a contribuzione e le prestazioni previdenziali erogate sono finanziate con contributi a carico dei lavoratori e dei loro datori di lavoro. Ciononostante il migrante, anche rumeno, pur integrato e con un posto di lavoro, è stato usato come mezzo di produzione sradicato dal proprio paese e spinto ad allontanarsi dal paese di origine e utilizzato come forza lavoro mobile in tutti i settori.
La caratteristica dell’emigrazione rumena in Italia è, negli anni successivi all’abolizione dei visti con il trattato di Schengen nel 2002, è data dall’essere sempre più di tipo circolare, in specie se i partenti provengono da aree rurali rumene. Tra le tendenze più significative è la conversione del pendolarismo nel circuito rurale –urbano rumeno in migrazione internazionale rumena temporanea. Si lavora in Italia per un certo periodo, poi si ritorna in Romania con i risparmi che si sono messi da parte. Più o meno come hanno fatto molti oppidani con l’emigrazione in Germania.
Alcuni villaggi rumeni hanno caratteristiche di trans nazionalità proprio per il numero elevato di residenti che fanno la spola fra l’Italia e la Romania: il pendolarismo dell’emigrazione; specie fra le badanti. Lo spostamento delle forze lavoro oggi per impieghi in paesi esteri occidentali dai paesi dell’est, e quindi dalla Romania verso l’Italia, è sempre più gestita dalle agenzie di collocamento e di intermediazione sia private che statali. La normativa italiana prevede il rispetto da parte delle agenzie con sede in altro stato membro, della disciplina dettata per le agenzie nel Decreto legge n. 276/2003 L’articolo prevede il diritto del  lavoratore interinale “ a condizioni di base di lavoro e d’occupazione complessivamente non inferiore a quelle dei dipendenti di pari livello dell’utilizzatore, a parità di mansioni svolte” insieme con l’applicazione delle discipline in materia di responsabilità solidale per l’adempimento degli obblighi retributivi e previdenziali.  Il Lavoro dei rumeni in Italia comporta grosse rimesse di denaro italiano e questo costituisce una grossa spinta per la economia rumena. Vi è però anche il traffico di persone, lo sfruttamento, soprattutto di donne, è il fiorente mercato della prostituzione, anche questo operato da agenzie che promettono un collocamento lavorativo all’estero a giovani donne, destinandole ad un lavoro remunerativo, ma sulla strada. Tra le accuse che spesso vengono fatte ai rumeni vi è quella di essere ladri, ma spesso sono loro stessi ad accusare i loro connazionali dei furti che commettono. Nell’ottobre del 2014 dei rumeni che stavano rubando a Padova furono messi in fuga da poliziotti rumeni dell’Ambasciata rumena in Italia (Consolato). Il console di Trieste si è espresso così: “Non vogliamo che pochi delinquenti danneggino la vita di migliaia di donne e di uomini rumeni che qui da voi lavorano onestamente . Non posso accettare che alcuni miei connazionali non rispettino le leggi italiane. In Romania chi fa un furto o una rapina, va in carcere subito e ci resta a lungo”.
Una parola sulla religione: i rumeni sono cristiani ortodossi e questo favorisce molto l’integrazione. Esiste in Italia l’Eparchia della Chiesa ortodossa rumena che ha giurisdizione su tutto il territorio italiano, ha sede a Roma, ove vi è anche la sede della diocesi rumena d’Italia.  La presenza dei rumeni di rito ortodosso in Italia è molto cresciuta con la forte immigrazione ed è la  comunità ortodossa più numerosa in Italia., con 70 parrocchie.
Se vi è una fuga di cervelli dall’Italia verso altri paesi, vi è anche una fuga di cervelli dai paesi dei migranti verso l’Italia. Tanti giovani studenti che vengono a studiare in Italia non ritornano ai loro paesi, ma rimangono in Italia mettendovi a disposizione la loro cultura e la loro intelligenza. Non possiamo in questa sede non parlare di un grande rumeno che tanto ha dato alla nostra regione, anche a Oppido, nel campo dell’archeologia, sto parlando di          DINU ADAMESTEANU, Toporu 1913, Policoro 2004. Il rumeno più conosciuto e apprezzato della Basilicata.  Quinto di 10 figli di un prete ortodosso, svolse la professione di archeologo prima in Romania. Nel 1939 si trasferisce in Italia come bibliotecario dell’Accademia rumena in Italia a Roma. Perché emigrato in Italia perse la cittadinanza rumena diventando apolide. Si laurea a Roma con Gaetano De Santis. Nel campo profughi di Bagnoli conosce l’archeologo Mario Napoli. Introduce in Italia la prospettiva aerea e dirige la Aereofototeca del Ministero della P.I. E’ il promotore dell’applicazione dell’aereo fotografia e prospezione delle aree della ricerca archeologica, diventata lo strumento fondamentale per la tutela del territorio, individua anche in Lucania, aree di interferenza tra le aree archeologiche e i piani di costruzioni di grandi opere. Nel 1964, dopo una lunga attività archeologica in Sicilia a Gela e Siracusa, Mario Napoli lo chiama in Lucania con la nomina di Sovrintendente archeologico della Basilicata, risiede a Potenza e promuove la ricerca, lo studio, la salvaguardia, i valori e gli scavi di Metaponto, Policoro, Matera, Heraclea, e affida, nel 1966, alla nostra concittadina Lisa Caronna Lissi le esplorazioni  e la direzione degli scavi del Montrone. Nel 1970 con Pietro Borraro organizza il convegno di Archeologia e Storia dell’arte a Oppido. Nel 1975 ha il Premio Basilicata per la saggistica per l’opera Basilicata antica. Storia e monumenti, Di Mauro ed. Cava.  Il 30 ottobre del 1980 riceve la Medaglia d’oro come benemerito della Scuola, della cultura e dell’Arte dal Ministero della Pubblica Istruzione, nell’86  il Premio Una vita per la Lucania.Ha insegnato Antichità italiche all’Università di Lecce. Ha fondato i Musei nazionali di Metaponto, Policoro e Melfi, gli è dedicati il Museo nazionale di Potenza. Muore a Policoro, dove abitava, il 20 maggio 2005.

I ROM in lingua romanì detti anche zingari o gitani, hanno avuto origine dal nord dell’India, il romanì, la lingua dei rom, deriva dal sanscrito. I ROM non vanno confusi con i rumeni. Un documento del 1390 attesta l’arrivo di un gruppo di nomadi in Italia a  Penne d’Abruzzo: il primo nucleo di Rom in Italia.
F. S. L.

giovedì 26 gennaio 2017


7° Incontro - 19/11/2016 - Dott.Avv. Ernesto Belisario – “Verso il referendum: la riforma costituzionale”

Il Dott. Belisario ha iniziato la sua relazione ricordando il clima politico del nostro paese, da poco uscito dalla guerra disastrosa e dal regime fascista in cui viveva l'Italia, divisa tra tre grandi forze politiche: cattolica, socialista e comunista, al momento dell'approvazione della Costituzione. I padri costituenti si impegnarono a trovare un equilibrio tra spinte culturali ed esigenze pratiche diverse in modo da evitare cedimenti verso la passata esperienza fascista e forme di privilegio verso l'una o l'altra forza politica. Già alcuni dei padri costituenti e costituzionalisti che avevano partecipato alla redazione del testo costituzionale, auspicavano modifiche che si sono rivelate, nel corso degli anni, sempre più necessarie. Le leggi, del resto, non sono norme immutabili, ma devono essere adeguate alle rinnovate esigenze sociali. Ed è quanto i cittadini sono invitati a fare il 4 dicembre prossimo. 
Ha poi esaminato e spiegato i vari punti del quesito referendario:
- Il superamento del bicameralismo paritario, reso necessario per un più spedito iter parlamentare nell'approvazione delle leggi;
- la riduzione de numero dei componenti del nuovo Senato, che passeranno dagli attuali 315 a 100;
- il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni: i senatori, oltre che in numero molto inferiore, non saranno retribuiti; conserveranno la retribuzione degli organi da cui provengono ( Regione o Comune); 
- sarà soppresso il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro ( CNEL) che si è rivelato costoso e poco utile; 
- Saranno ridefiniti i rapporti tra lo Stato e gli organi territoriali, assegnando a questi competenze meglio definite, per evitare contenziosi nocivi per costi e lungaggini decisionali.

Per ogni quesito referendario il Dott. Belisario ha esposto gli aspetti positivi e negativi, lasciando agli ascoltatori il giudizio e la decisione per il voto.

G.D.F.



6° Incontro - 16/11/2016 - Proiezione del film “Mineurs”
- Emigrazione italiana in Belgio nell’immediato dopoguerra. 

Il film " Mineurs" fu girato alcuni anni fa per ricordare l'emigrazione italiana in Belgio avvenuta intorno agli anni '50 del secolo scorso. Nel 1946 l'Italia e il Belgio, dopo le devastazioni del secondo conflitto mondiale, stipularono un accordo che fu denominato " minatore-carbone" con il quale il Belgio si impegnava a vendere all'Italia 2.500 tonnellate di carbone per ogni 1.000 minatori che dall'Italia raggiungevano le miniere belghe. Poichè l'accordo prevedeva l'invio di 50.000 lavoratori, il nostro paese svolse una propaganda per le partenze, soprattutto al Sud dove la disoccupazione era maggiore, assicurando guadagni e condizioni di vita vantaggiose in Belgio. In questo modo il governo italiano assicurava fornitura di carbone alla rinascente industria nazionale; le rimesse degli emigrati avrebbero poi contribuito al boom economico degli anni '60. Ma per gli emigrati non tutte le promesse furono mantenute: le condizioni lavorative in miniera erano durissime, le tutele quasi inesistenti, le condizioni abitative in baracche poco ospitali, pessime.
Nel film, la vicenda è narrata dal punto di vista dei bambini, non ha personaggi protagonisti assoluti, ha la struttura di un racconto corale e raramente assume il carattere tragico che quella emigrazione significò. E' appena accennato lo stato di povertà in cui vivevano molte famiglie nei nostri paesi in quegli anni e quindi la loro necessità di cercare altrove benessere e speranza di un futuro migliore.
Nella seconda parte, nella quale si vedono famiglie italiane giunte in Belgio, non c'è il pathos che poteva annunciare la catastrofe di Marcinelle. Anche qui bambini che giocano su montagne di carbone, frequentano scuole accoglienti e famiglie di emigrati che partecipano a funzioni religiose ed a processioni con statue che hanno trasportato dai loro paesi.
Il film, realizzato con il contributo di varie istituzioni belghe ed italiane fra cui  il nostro Comune, ha consentito di ricordare a molti presenti anziani, emigrati in gioventù in vari stati europei, le loro esperienze di vita all'estero. 
Molte belle immagini sono state riprese nel nostro paese e nei paesi vicini, guardate e commentate con molto interesse e piacere dai presenti. 
G.D.F.


lunedì 23 gennaio 2017





Mercoledì 25 gennaio  2017

alle ore 18.30

presso la Biblioteca Comunale


Il Prof. Franco Scarfiello

terrà la seguente conferenza:

“Per non dimenticare…”




Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.














13° INCONTRO -18 GENNAIO-2017–"La shoah dei Bambini"
Proiezione del video di Aldo C. Zappalà,
presentato dal Prof. Franco Scarfiello.

Il Prof. Scarfiello ha detto poche parole per la presentazione del video, ricordando l'enorme tragedia della shoah, con brevi considerazioni sul ritardo con cui l'Europa e il mondo intero hanno conosciuto questa orribile pagina della storia. Appena da pochi anni è stata istituita la giornata della memoria, fissata al 27 gennaio di ogni anno affinchè tutti ricordino quel che accadde in Germania e in Europa durante il 2° conflitto mondiale e sia monito  acchè non si ripeta mai più la stessa tragedia. 
E' seguita la proiezione del video, che ha mostrato le orribili immagini dei rastrellamenti operati in tutta l'Europa, soprattutto dell'Est, di ebrei, zingari e individui comunque sgraditi a Hitler, la disumana detenzione nei campi di sterminio e le barbare uccisioni mediante fucilazioni di massa e nei forni crematori.
Nel video è posta particolare attenzione alla situazione dei bambini che furono i primi ad essere sacrificati, dopo la violenta e disumana separazione dai propri genitori. 
E' raccontato poi l'incredibile salvataggio di 73 ragazzi ebrei, provenienti in parte dalla Germania e in parte dalla Iugoslavia che, con l'interessamento di organizzazioni umanitarie ebraiche, riuscirono ad arrivare, nell'estate del 1942 a Nonantola, in Italia, dove furono alloggiati in un grande edificio, Villa Emma. Esemplare il comportamento degli abitanti di Nonantola, che accolsero i ragazzi con simpatia,e che, a rischio della vita e rifiutando ogni allettante promessa di compenso per delazioni, non tradirono i ragazzi e i loro accompagnatori anzi li aiutarono  in tutti i modi a loro possibili. Si distinsero in quest'opera il Parroco ed il Medico condotto del paese che nel dopoguerra furono insigniti della medaglia di Giusti fra la Nazioni. 
Dopo l'8 settembre del 1943 la situazione di pericolo per i ragazzi diviene sempre più forte e così, dopo vari tentativi, si riesce finalmente a portarli in Svizzera, assicurando loro la salvezza. 
G.D.F.