martedì 24 maggio 2022

Le radici cristiane della cultura europea

 13° incontro - 18 maggio 2022 - prof. Giuseppe De Bonis "Le radici cristiane della cultura europea"


Il prof. De Bonis, partendo dalla storia del mondo classico, ha messo in luce come la fine del mondo antico abbia progressivamente posto le condizioni per la formazione dell'identità culturale europea.

La sua riflessione ha toccato temi come:

il processo di cristianizzazione dei Germanie del Nord Europa, con la diffusione dell'alfabeto latino;

l'invasione dei Goti e il regno longobardo in Italia;

Carlo Magno e la nascita dell'impero;

la riforma Carolingia.

Molto interessante è stata la parte riguardante le lingue dell'Europa altomedievale, la nascita delle letterature in volgare e i contatti linguistici e culturali nell'Europa medievale, tutto strettamente connesso alla diffusione della fede cristiana e della lingua latina, a partire dalla parte orientale dell'Impero Romano.

Con la fine dell'Impero Romano, la Chiesa di Roma assume su di sè l'universalità che caratterizzava l'istituzione imperiale romana, sostituendo l'orgoglio del civis romanus con il nuovo orgoglio del christianus.

La nuova religione comincia a svolgere attività pubblica e ad assumere un ruolo anche politico e culturale

Il Cristianesimo comincia a svolgere la sua funzione culturale grazie all'attività didattica e formativa dei monaci.

I monasteri diventano i nuovi centri di istruzione e di diffusione del sapere.

Le lingue germaniche del Nord Europa sono entrate in contatto con il latino in momenti diversi, dall'epoca dei primi contatti tra Germani e Romani fino alla nuova fase di contatto con il latino che si ebbe con la cristianizzazione e l'organizzazione della vita monastica.

Gli effetti di questo contatto furono l'adozione e diffusione di una nuova fede religiosa, e l'adozione di un sistema di scrittura e di comunicazione nuovi rispetto a quelli in uso nel Nord Europa (comunicazione orale e sistema runico).

La diffusione del Cristianesimo ha condizionato la cultura del Nord Europa fino ad imporre l'alfabeto latino come mezzo di scrittura predominante e ad abbinare alle rune argomenti cristiani, oltre che germanici.

Mondo germanico e mondo latino-romanzo mediterraneo sono sempre stati in stretto contatto, influenzandosi a vicenda e contribuendo insieme alla formazione della cultura europea così come la conosciamo oggi.

L’insegnamento del latino e la diffusione del Cristianesimo hanno contribuito attivamente:

- Alla conservazione della tradizione antica;

- All’apprendimento dei principi della fede cristiana;

- All’avvio della tradizione scritta dei vari volgari europei;

- Alla creazione di varie traduzioni della Bibbia (Wulfila, Lutero),  e dei Salmi;

- Alla riflessione linguistica sui volgari europei.

Si tratta di elementi costituitivi di una cultura molto ricca e ben presente su tutto il territorio europeo: la cultura europea!

Il prof. De Bonis ha messo ben  in evidenza come lavorare sul passato, oggi, sia oltremodo necessario per riconoscere i processi di mediazione linguistica e culturale alla base della condivisione culturale europea.


                                                                                          M.R.C.

Per visualizzare la presentazione, cliccare QUI

Fisioterapia muscolo-scheletrica negli anziani: prevenzione e cura

12° incontro 11 maggio 2022 

" Fisioterapia muscolo-scheletrico negli anziani- Prevenzione e cura" C. Di Paolo

Il signor Claudio Di Paolo è fisioterapista presso la struttura riabilitativa " Don Gnocchi" di Acerenza dove lavora da 16 anni, dopo aver prestato servizio presso altre strutture private. 

Il fisioterapista è una figura paramedica che opera in diversi settori, dalla prevenzione, alla riabilitazione e alla cura di situazioni di invalidità che possono interessare il sistema scheletrico, cardiologico e neurologico, causati da traumi ( fratture, interventi operatori ecc.) oppure da degenerazione spontanea dei tessuti.

Egli lavora in stretto contatto col medico che valuta la problematica del paziente e prescrive gli interventi riabilitativi da mettere in atto.

Nella fase di prevenzione opera principalmente con la ginnastica che permette la distensione e l'allungamento dei muscoli doloranti; suggerisce al paziente stili di vita più opportuni, come l'uso del bastone portato sul lato opposto a quello dolorante, togliere in casa tappeti e mobili che possono causare cadute ecc,

Può usare apparecchiature elettro-magnetiche e il laser che è un campo luminoso ad alta concentrazione o lampade infrarosse  che servono a riscaldare i tessuti consentendo la rigenerazione delle cellule o la loro naturale sostituzione con le nuove.

Tutto questo per evitare un probabile intervento chirurgico, in molti casi più risolutivo.

Nella fase di post intervento chirurgico il fisioterapista cerca di portare la situazione fisica del paziente a quella di pre-intervento. Anche qui egli opera in stretto contatto con l'équipe che comprende il medico, l'infermiere e lo psicologo e può avvalersi di apposite apparecchiature o strutture. Suggerisce la postura corretta da seduti, il modo di alzarsi e camminare.

Opera in ambito neurologico, come in caso di ictus, quando si verifica la perdita totale o parziale dei movimenti e in ambito cardiologico con pazienti che hanno subito la sostituzione delle valvole del cuore.

Lo scopo è quello di far recuperare i movimenti degli arti danneggiati e mettere in condizione il paziente, per quanto possibile, di riprendere la vita normale, soprattutto con la possibilità di camminare e di potersi gestire autonomamente.

Il sig. Di Paolo ha anche accennato a quanto egli e i suoi colleghi hanno fatto durante i lunghi mesi di pandemia quando, ai familiari dei ricoverati era preclusa la visita dei loro cari, per fornire sostegno psicologico e per alleviare la solitudine cui erano costretti.

La sua relazione, molto apprezzata dai presenti, ha stimolato domande e richieste di chiarimenti e consigli.

                                                                                    G.D.F.


domenica 15 maggio 2022

Il dialetto: la mia passione

 11° Incontro - 04/05/2022 - Antonio MANCUSO

" Il dialetto: la mia passione"

La serata è stata introdotta da Gaetano Palumbo il quale ha spesso collaborato con Antonio che, nella sua umiltà, non si sottrae ai consigli ed ai suggerimenti degli amici nella composizione delle sue opere .Gaetano ha anche fornito spiegazione sul modo di scrivere e di leggere il nostro dialetto.
Ha preso la parola Antonio raccontando che la sua passione per il dialetto è nata dalla consuetudine di vivere con gli anziani e  di ascoltarli.
Ma i primi veri maestri che gli hanno trasmesso l'amore per il nostro dialetto e per la cultura del mondo contadino quasi completamente dissolto in una società dal pensiero unico ed omologato, sono stati il nonno e soprattutto il padre. 
Il padre aveva una capacità innata di mettere in rima i suoi racconti, di essere lieto, di cantare, cosa che ha fatto fino agli ultimi giorni della sua vita, Anche Antonio riesce ad improvvisare poesie, mettendole in rima con grande facilità.
La sua competenza per il nostro dialetto  lo porta a confrontarlo con quello dei paesi vicini ed egli sostiene che la parlata popolare è come la carta di identità che identifica l'appartenenza di ogni persona ad un luogo.
La sua notevole produzione, edita o ancora custodita nei suoi cassetti, si può dividere in quattro ambiti:
POESIA, opere nelle quali esprime i propri sentimenti, racconta la vita vissuta nei quartieri, descrive luoghi caratteristici del paese, in gran parte raccolte nel libro " E m'arrecorde". Gaetano ne legge alcune: " Grotta nutare" " Pezzedde" e " Vreogne"; con quest'ultima Antonio si allontana dai temi " paesani" e, pur utilizzando il dialetto, fa un'accorata riflessione sulla tragedia della morte degli immigrati nelle acque del Mediterraneo nei pressi di Lampedusa. Questa poesia di Antonio è stata prima classificata al quarto concorso Nazionale di Poesia dialettale di Termoli.
OPERE TEATRALI, sono due commedie raccolte nel libro " Chè Cummèdeie!" " La puntedde" e " Lu chiante de la uideue" ambientate negli anni '50 del secolo scorso e rappresentate dalla Filodrammatica " Alba" con la regia di Gaetano Palumbo. Sono opere che descrivono, con scene spesso  comiche, senza mai scadere nella volgarità, il passaggio epocale dal mondo contadino in dissoluzione alla modernità che pur con tanta fatica si impone con i suoi tanti problemi: la politica, l'emigrazione, le lotte studentesche, il femminismo le nuove forme di religiosità, ecc.
NARRATIVA:FAVOLE E RACCONTI: Antonio ha trascritto nel suo bel libro " I cunte ca me cuntave tatte" le favole che ha sentito raccontare dal nonno e dal padre e presenti nella tradizione culturale del paese. Molti sono i racconti nati dalla fervida fantasia di Antonio, Protagonisti sono gli uomini alle prese con le difficoltà della vita, i Santi che prendono parte alle vicende umane come S. Antonio e S. Rocco che difendono i paesi di cui sono protettori, il Clero dal comportamento non sempre irreprensibile, gli animali. Nei racconti, alla fine, quasi sempre il bene trionfa sul male.
Vengono letti i racconti " La Pasqua antecepate" e " La muntagne de lu Prehatoreie".
PROVERBI, DETTI, FATTURE che rappresentano la vera ricchezza della sapienza popolare. Antonio cita, in modo particolare, le " fatture"fatte dalle " masciare" che resero famoso Oppido tra i paesi vicini, i " pigliate a uocchie" recitati per guarire da mali reali o immaginari e le preghiere per scongiurare i temporali.
Di queste forme espressive Antonio ne ha raccolte 2/3.000 e che purtroppo non hanno ancora visto la luce con la pubblicazione, necessaria per completare e rendere pubblico il suo lavoro di una vita ed offrire alla comunità oppidana lo strumento per salvare una cultura altrimenti destinata all'oblio.
La relazione di Antonio ha suscitato molto interesse e molti presenti lo hanno sollecitato a ritornare spesso tra noi.