domenica 15 maggio 2022

Il dialetto: la mia passione

 11° Incontro - 04/05/2022 - Antonio MANCUSO

" Il dialetto: la mia passione"

La serata è stata introdotta da Gaetano Palumbo il quale ha spesso collaborato con Antonio che, nella sua umiltà, non si sottrae ai consigli ed ai suggerimenti degli amici nella composizione delle sue opere .Gaetano ha anche fornito spiegazione sul modo di scrivere e di leggere il nostro dialetto.
Ha preso la parola Antonio raccontando che la sua passione per il dialetto è nata dalla consuetudine di vivere con gli anziani e  di ascoltarli.
Ma i primi veri maestri che gli hanno trasmesso l'amore per il nostro dialetto e per la cultura del mondo contadino quasi completamente dissolto in una società dal pensiero unico ed omologato, sono stati il nonno e soprattutto il padre. 
Il padre aveva una capacità innata di mettere in rima i suoi racconti, di essere lieto, di cantare, cosa che ha fatto fino agli ultimi giorni della sua vita, Anche Antonio riesce ad improvvisare poesie, mettendole in rima con grande facilità.
La sua competenza per il nostro dialetto  lo porta a confrontarlo con quello dei paesi vicini ed egli sostiene che la parlata popolare è come la carta di identità che identifica l'appartenenza di ogni persona ad un luogo.
La sua notevole produzione, edita o ancora custodita nei suoi cassetti, si può dividere in quattro ambiti:
POESIA, opere nelle quali esprime i propri sentimenti, racconta la vita vissuta nei quartieri, descrive luoghi caratteristici del paese, in gran parte raccolte nel libro " E m'arrecorde". Gaetano ne legge alcune: " Grotta nutare" " Pezzedde" e " Vreogne"; con quest'ultima Antonio si allontana dai temi " paesani" e, pur utilizzando il dialetto, fa un'accorata riflessione sulla tragedia della morte degli immigrati nelle acque del Mediterraneo nei pressi di Lampedusa. Questa poesia di Antonio è stata prima classificata al quarto concorso Nazionale di Poesia dialettale di Termoli.
OPERE TEATRALI, sono due commedie raccolte nel libro " Chè Cummèdeie!" " La puntedde" e " Lu chiante de la uideue" ambientate negli anni '50 del secolo scorso e rappresentate dalla Filodrammatica " Alba" con la regia di Gaetano Palumbo. Sono opere che descrivono, con scene spesso  comiche, senza mai scadere nella volgarità, il passaggio epocale dal mondo contadino in dissoluzione alla modernità che pur con tanta fatica si impone con i suoi tanti problemi: la politica, l'emigrazione, le lotte studentesche, il femminismo le nuove forme di religiosità, ecc.
NARRATIVA:FAVOLE E RACCONTI: Antonio ha trascritto nel suo bel libro " I cunte ca me cuntave tatte" le favole che ha sentito raccontare dal nonno e dal padre e presenti nella tradizione culturale del paese. Molti sono i racconti nati dalla fervida fantasia di Antonio, Protagonisti sono gli uomini alle prese con le difficoltà della vita, i Santi che prendono parte alle vicende umane come S. Antonio e S. Rocco che difendono i paesi di cui sono protettori, il Clero dal comportamento non sempre irreprensibile, gli animali. Nei racconti, alla fine, quasi sempre il bene trionfa sul male.
Vengono letti i racconti " La Pasqua antecepate" e " La muntagne de lu Prehatoreie".
PROVERBI, DETTI, FATTURE che rappresentano la vera ricchezza della sapienza popolare. Antonio cita, in modo particolare, le " fatture"fatte dalle " masciare" che resero famoso Oppido tra i paesi vicini, i " pigliate a uocchie" recitati per guarire da mali reali o immaginari e le preghiere per scongiurare i temporali.
Di queste forme espressive Antonio ne ha raccolte 2/3.000 e che purtroppo non hanno ancora visto la luce con la pubblicazione, necessaria per completare e rendere pubblico il suo lavoro di una vita ed offrire alla comunità oppidana lo strumento per salvare una cultura altrimenti destinata all'oblio.
La relazione di Antonio ha suscitato molto interesse e molti presenti lo hanno sollecitato a ritornare spesso tra noi.

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