lunedì 17 dicembre 2018

UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ
U N I T R E
UNIVERSITÀ DELLE TRE ETÀ


Mercoledì 19 Dicembre 2018
alle ore 18.30
presso la Biblioteca Comunale
“Aspettando Natale, tra filmati, recite e musiche natalizie...auguri in allegria”



Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati



U N I T R E
Sede di Oppido Lucano (PZ)
Via M. Pagano,- 85015 OPPIDO LUCANO (PZ)
E-mail: unioppido@gmail.com
Associazione di Promozione Sociale - Articolazione territoriale dell’Associazione Nazionale


sabato 15 dicembre 2018

i incontro - 10/10/2018 – dr.ssa b. piermartini
"Il benessere affettivo nella terza età"
La dottoressa B. Piermartini ha iniziato la sua relazione proponendo le seguenti citazioni di Oliver Sacks:
“Ottanta! Quasi non riesco a crederci. Spesso mi pare che la vita stia per cominciare, ma subito dopo mi rendo conto che è ormai quasi finita. A volte, nelle giornate in cui il tempo è perfetto, mi viene fuori, prorompente, un senso di gratitudine per essere vivo. Sono grato di aver sperimentato molte cose - alcune meravigliose, altre orribili - di aver scritto libri, di aver avuto amici e di aver avuto un contatto con il mondo. Mi dispiace di aver perso (e di continuare a perdere) moltissimo tempo; mi dispiace di essere tormentosamente timido a ottant’anni proprio come lo ero a venti sento che dovrei provare a dare un compimento alla mia vita, qualsiasi cosa significhi “dare compimento a una vita”.
“A ottant’anni, le reazioni del corpo diventano più lente, spesso i nomi sfuggono, e le energie vanno dosate; nondimeno, capita spesso di sentirsi pieni di vita e di energie, niente affatto “vecchi”. Mio padre, che visse fino a 94 anni, diceva spesso che il decennio fra gli 80 e i 90 era stato uno dei più piacevoli della sua vita. Percepiva, come ora comincio a percepire anch’io, non una riduzione ma un ampliamento della vita mentale e della prospettiva. Ha avuto una lunga esperienza della vita, non solo della propria, ma anche di quella altrui. A 80 anni si può guardare lontano e avere un senso della storia, intenso e vissuto, impossibile quando si è più giovani. Adesso riesco ad immaginare che cosa sia un secolo, riesco a sentirmelo nelle ossa; quando avevo 40 o 60 anni non potevo fare altrettanto”.
“Non penso alla vecchiaia come a un’età sempre più triste che in un modo o nell’altro va sopportata facendo buon viso a cattivo gioco, ma come a un periodo di libertà e senza impegni, svincolato dalle artificiose urgenze del passato, in cui sono libero di esplorare quello che voglio e di legare fra loro i pensieri e i sentimenti di tutta una vita.
Non vedo l’ora di compiere ottant’anni!

La dottrina tradizionale, ritenuta valida fino a pochi anni fa, sosteneva che le cellule nervose non fossero in grado di riprodursi dopo la nascita: si trattava di un patrimonio fisso, passibile solo di perdite nel corso della vita.
La scoperta della formazione di nuove cellule nervose nel cervello adulto ha letteralmente sovvertito il dogma vigente in passato.
Questo per dire che studi scientifici hanno dimostrato che il nostro cervello e le sue interconnessioni strutturali si modificano durante tutta la nostra esistenza, mentre prima si sapeva che lo sviluppo del nostro cervello si fermava verso una certa età.
Questa capacità del cervello di modificare la propria struttura, di adattarsi e riorganizzarsi, mentre sperimentiamo e apprendiamo compiti diversi, in risposta all’esperienza, prende il nome di neuro plasticità, dove Neuro sta per neuroni e Plasticità sta per cambiamento
I cambiamenti associati all’apprendimento avvengono principalmente al livello delle connessioni neuronali: diventando esperti in un campo specifico, le aree del cervello che trattano questo tipo di abilità crescono.
Esempio lampante è dato dall’incredibile memoria dei taxisti londinesi, che devono ricordare benissimo ogni strada della città: questa loro capacità ha trasformato i loro cervelli, e, nello specifico, il loro ippocampo, rendendolo più grande.
Alcune attività come apprendere, fare movimento, stare con gli altri, fanno bene al cervello e ne mantengono la plasticità.
Una mente ben integrata è sana e resiliente e consente di sviluppare output a loro volta in grado di generare equilibrio attraverso relazioni comunicative con l’ambiente esterno.
Uno dei maggiori studiosi della materia, Daniel Siegel, afferma che il benessere mentale deriva da una mente in equilibrio grazie alla quale siamo in grado di instaurare relazioni empatiche e gratificanti. La mente, dunque, come parte di un sistema interconnesso dove l’influenza reciproca produce ordine e unità.
Un cambiamento strutturale può comportare la creazione o il rafforzamento di connessioni tra neuroni già esistenti oppure la crescita di nuovi neuroni producendo effettivi mutamenti.
Come avviene tutto ciò?
L’esperienza attiva, come ad esempio lattenzione focalizzata, determina l’eccitazione dei neuroni, i quali, a loro volta, attivano dei geni rendendo possibile il verificarsi di trasformazioni a livello di struttura e producendo un concreto rinnovamento di tutto il sistema.
Alcune attività come “Apprendere”, “Fare movimento”, “Stare con gli altri”, fanno bene al cervello e ne mantengono la plasticità.
Ad ogni nuovo apprendimento corrispondono milioni e forse miliardi di nuove connessioni neurali nella nostra mappa cerebrale.
Quando facciamo movimento, semplicemente quando camminiamo, il nostro cervello è in grado di produrre nuove cellule.
Quando abbiamo buone relazioni con gli altri, il nostro umore migliora e il corpo produce gli ormoni del benessere: serotonina, ossitocina, endorfine.
“L’amore degli altri, aggiunto al nostro, raddoppia la scorta d’amore, il benessere e l’assicurazione contro il dolore, la distruttività e la solitudine.
Riuscire a mantenere relazioni affettive piene d’amore ci rassicura di fronte ai pericoli della vita e ci permette di sentirci individui pieni di valore.
Quando dentro di noi prevalgono l’odio, l’invidia e la distruttività, siamo molto lontani dal benessere.
Quando amiamo e ci sentiamo amati viviamo stati di equilibrio e di armonia…”. “…Dobbiamo ricordare che l’odio è una forza distruttiva e disintegrante che tende verso la privazione, e l’amore una forza armonizzante, unificatrice che tende all’amore e al piacere”.

D.M.
incontro - 05/12/2018–dott.ssa erminia manniello
“Vaccini ieri, oggi e domani”
La dott.ssa Manniello inizia la sua relazione con la seguente citazione di Plotkin: “…con l’eccezione dell’acqua potabile, nessun’altra modalità, neppure gli antibiotici, hanno avuto maggior effetto sulla riduzione della mortalità e sulla crescita della popolazione…”.
Passa ad illustrare cosa sia un vaccino, cioè un preparato costituito da tossine prodotte da microrganismi, o dagli stessi microrganismi responsabili delle infezioni, in grado di stimolare il sistema immunitario di difesa del nostro organismo contro alcune malattie infettive.
Somministrando il vaccino, il sistema immunitario dell’organismo riconosce come estranee le tossine o i microrganismi, produce anticorpi specifici e sviluppa una memoria immunitaria persistente nel tempo. Questo stato di immunità che si produce con la vaccinazione fa sì che, quando il soggetto, nel corso della vita, viene a contatto con il microrganismo, le cellule-memoria lo riconoscono e sono in grado di dare una più veloce e più potente risposta immunitaria.
Origini
Le origini del vaccino si fanno risalire al X secolo in Cina, poi nell’XI in India, quindi nel XV nella regione del Caucaso, nel XVII in Turchia e nel 1720 nell’Europa occidentale. In Italia il primo innesto su bambini sani viene eseguito nel 1756 in Toscana.
Inizialmente la vaccinologia nasce per combattere il virus del vaiolo, “flagello dell’umanità”, che, già nel 450 a.C., mieteva molte vittime.
Consisteva nel mettere a contatto il vaccino con il malato, per vedere la reazione.
Diversi sono stati i precursori della vaccinologia, ma la formulazione del primo vaccino propriamente detto, il vaccino antivaioloso, fu opera del medico inglese Edward Jenner (1796).
Questi osservò che le donne addette alla mungitura delle vacche contagiate da vaiolo, contraevano spesso il vaiolo bovino, ma difficilmente il vaiolo umano. Utilizzando del materiale prelevato da vaiolo bovino Jenner vaccinò un bambino di otto anni con pus proveniente da pustole presenti sulla mano di una mungitrice con vaiolo vaccino; più tardi infettò il bambino con siero proveniente da pustole di un paziente con vaiolo umano, verificando in tal modo che il bambino era diventato immune alla forma umana del vaiolo.
La dottoressa passa poi ad illustrare le successive fondamentali conquiste nel campo delle vaccinazioni: l’antirabbica, l’antipolio, l’antidifterica, l’antitetanica ecc.
Grazie alle vaccinazioni alcune malattie infettive sono state debellate; il vaiolo è stato dichiarato debellato dall’O.M.S.
Oggi sono in uso vaccini contro una trentina di malattie, alcuni di essi, dieci, sono obbligatori.
È importante, quindi, sensibilizzare le famiglie, perché praticare le vaccinazioni, significa in primo luogo evitare malattie che spesso portano alla morte, ma anche non gravare sulla spesa medica.
Dopo aver ampiamente trattato delle vaccinazioni relative alla fascia di età fino ai 60 anni, la dottoressa ha accennato alle vaccinazioni relative all’età adulta o senile, raccomandando il ricorso alla vaccinazione specialmente per i soggetti più deboli.
Ha poi mostrato dei grafici che evidenziavano come la propagazione di alcune malattie infettive sia drasticamente diminuita con la pratica vaccinale.
Al termine della lezione, seguita con attenzione ed interesse dai numerosi presenti, la dottoressa si è dedicata a dare risposte ai quesiti che le sono stati posti.

D.M.

lunedì 10 dicembre 2018

UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ
U N I T R E
UNIVERSITÀ DELLE TRE ETÀ

Mercoledì 12 Dicembre 2018
alle ore 18.30
presso la Biblioteca Comunale
il Rev.do Mons. Don Giuseppe Greco
terrà la seguente conferenza:
“Religiosità popolare e Processioni”



Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati


mercoledì 5 dicembre 2018

incontro - 28/11/2018– gruppo" erboristi aspiranti di pietragalla"
guidati dalla dott.ssa g. masotti
Il Presidente Giuseppe De Felice ha salutato il folto gruppo degli Erboristi Aspiranti di Pietragalla guidati dalla dott.ssa Giuseppina Masotti e li ha ringraziati per aver accettato l'invito a tenere, per il secondo anno, una lezione sugli argomenti oggetto delle loro ricerche.
La loro Associazione è una presenza operativa e culturale ormai consolidata nel vicino paese di Pietragalla dove svolge una intensa attività di ricerca, studio e valorizzazione di erbe e piante spontanee della flora locale.
Gli aderenti esplorano e riscoprono luoghi tipici del paesaggio, percorrendo vecchi sentieri e tratturi, propongono e praticano un'agricoltura eco-sostenibile e ricercano vecchie varietà di piante ed erbe coltivate.
Dopo la breve presentazione del Presidente, ha preso la parola la dott.ssa Giuseppina Masotti, ringraziando dell'invito a questo incontro e descrivendo l'attività del gruppo da lei guidato.
Ha invitato quindi a prendere la parola la signorina Lucia Cillis la quale ha parlato della MALVA, l'ha descritta e ne ha illustrato le molte proprietà curative. Pianta molto usata da sempre, da sola o in associazione con altre piante e frutti per preparare decotti o infusi per la cura di raffreddori o altri malanni.
La signora Maria Colangelo ha illustrato la pianta della ROSA CANINA , molto diffusa e frequente lungo le siepi del nostro territorio. I cinorrodi, ritenuti impropriamente il frutto delle piante, sono ricchissimi di vitamina C. Vanno raccolti in autunno, quando assumono un intenso colore rossastro ed hanno la polpa più dolce e gradevole.
La signora Colangelo ha portato un mazzetto di cinorrodi ed ha mostrato come si puliscono, eliminando dall'interno i frutticini e i piccoli fastidiosi peluzzi. La polpa così ottenuta si usa per preparare marmellate, infusi e liquori.
Pianta molto interessante per le molte proprietà nutrizionali e curative, non abbastanza conosciuta ed usata nei nostri ambienti.
Ha infine preso la parola il Sig. Antonio Tantotero che ha parlato della GHIANDA, il frutto della quercia. Questo frutto è molto ricco di tannino, sostanza che rende amaro e quindi non commestibile. Alcuni popoli dell'America pre-colombiana usavano mettere a mollo le ghiande nell'acqua corrente dei fiumi per asportarne il tannino e rendere il frutto utilizzabile.
Durante l'ultima guerra le ghiande venivano tostate ed utilizzate come sostitutivo del caffè che scarseggiava ed era molto costoso. Attualmente vengono utilizzate solo per l'alimentazione del bestiame.
Il sig. Tantotero ha anche accennato brevemente ad un altro frutto molto interessante, la MELAGRANA, la cui pianta è molto diffusa nei nostri frutteti e giardini. I grani contenuti nel frutto si consumano direttamente oppure si utilizzano per preparare sciroppi o bibite.
Per il distacco dei grani dal frutto al fine di liberarli dalla pellicina che li avvolge, il sig. Tantotero ha anche suggerito un metodo molto efficace. Durante le esposizioni dei suddetti Erboristi, la dott.ssa Masotti forniva ulteriori dettagli sulle piante ed i frutti trattati, sottolineando in modo particolare gli usi terapeutici degli stessi.
La serata, molto interessante per gli argomenti affrontati, ha consentito anche ai presenti di familiarizzare e di scambiare esperienze ed opinioni.

G.D.F.

sabato 1 dicembre 2018

UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ
U N I T R E
UNIVERSITÀ DELLE TRE ETÀ

Mercoledì 05 Dicembre 2018
alle ore 18.30
presso la Biblioteca Comunale
la Dott. ssa Erminia Manniello
terrà la seguente conferenza:
“Vaccini ieri, oggi e domani”



Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati



U N I T R E
Sede di Oppido Lucano (PZ)
Via M. Pagano,- 85015 OPPIDO LUCANO (PZ)
E-mail: unioppido@gmail.com
Associazione di Promozione Sociale - Articolazione territoriale dell’Associazione Nazionale


domenica 25 novembre 2018

UNIVERSITÀ DELLA TERZA ETÀ
U N I T R E
UNIVERSITÀ DELLE TRE ETÀ

Mercoledì 28 Novembre 2018
alle ore 18.30
presso la Biblioteca Comunale
Incontro con il Gruppo
" Erboristi Aspiranti di Pietragalla"
guidati dalla dott.ssa Giuseppina Masotti



Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati

U N I T R E
Sede di Oppido Lucano (PZ)
Via M. Pagano,- 85015 OPPIDO LUCANO (PZ)
E-mail: unioppido@gmail.com
Associazione di Promozione Sociale - Articolazione territoriale dell’Associazione Nazionale


sabato 24 novembre 2018

incontro - 21/11/2018– prof. f. s. lioi
“L’agricoltura ieri e oggi”
Il Prof. F. S. Lioi, continuando il discorso sull’annoso conflitto terra-contadini, perpetratosi lungo l’arco di millenni, ha tenuto un’interessante lezione sull’argomento, inquadrandolo al tempo dell’Impero Romano.
“Le terre dei popoli vinti dai Romani venivano confiscate dal Senato e diventavano AGER PUBLICUS POPULI ROMANI, che doveva essere assegnato in lotti di 30 iugeri (circa 3 ettari) ai veterani o ai coloni nel caso venisse fondata una colonia, come successe a Venosa. Questo non sempre succedeva, perché i senatori, artefici della vita politica ed economica di Roma, rivendicavano il diritto del possesso di quelle terre confiscate”.
“…Dopo le guerre puniche i senatori romani, approfittando del loro potere, riservano per se stessi i terreni più fertili e più estesi, non solo in Italia, ma anche nelle terre dei Cartaginesi in Spagna e Africa, calpestando le leggi Licinie-Sestie che vietavano di possedere un’estensione di terreno più grande di 500 iugeri, corrispondente a circa 125 ettari”.
“…Le terre dell’ager publicus dovevano essere assegnate ai veterani, ma costoro, dopo anni di guerre, si vedevano defraudati di questo diritto da coloro che si erano arricchiti durante la loro assenza… La folla dei diseredati aumentava e il malcontento minacciava tumulti. Nel II secolo avanti Cristo, perciò, esplose il problema della terra ai contadini espropriati del loro terreno, prolungando nei secoli la lotta fra patrizi e plebei.
Tiberio e Caio Gracco, durante il loro tribunato della plebe, proposero una lex agraria per migliorare le condizioni della plebe romana assegnandole dei lotti di terreno.
Con la Riforma agraria Tiberio Gracco prevedeva il possesso massimo di 500 iugeri di terra, 1000 se in famiglia vi fossero 2 figli maschi. Chi ne possedeva di più doveva cedere il superfluo allo stato perché fosse destinato a formare la piccola proprietà e dato ai reduci o ai non abbienti, in lotti di 30 iugeri.
La legge agraria di Gracco privava i senatori, latifondisti e aristocratici, della prerogativa di decidere sull’ager publicus non solo, ma li privava anche di parti consistenti dei loro possedimenti, ragion per cui il tribunus fu accusato di aspirare alla tirannide dagli stessi senatori in senato, fu arrestato e ucciso.
La riforma fu ripresa dieci anni dopo da Caio Gracco, il quale propose, fra l’altro, una lex agraria simile a quella del fratello, che però prevedeva:
- il sorteggio dei governatori delle province, - non più quindi eletti dal senato; - l’assegnazione delle terre delle province ai nulla tenenti; - la cittadinanza romana per tutti i soci, cioè gli italici; - un prezzo basso per il frumento da vendere ai poveri.
Le proposte di riforma, ovviamente, non furono accettate dai senatori, che fecero scoppiare un tumulto popolare accusando di aspirazione alla tirannide Caio Gracco il quale fu ucciso per mano di uno schiavo, affrancato, poi, in seguito al delitto.
La proprietà della terra è stata sempre la ricchezza fondamentale degli antichi Romani. Nella storia dei Romani possiamo distinguere tre periodi nell’evoluzione del possesso della terra:
Primo periodo: piccola proprietà cerealicola nei dintorni di Roma, con pascoli in terreni comuni per piccoli greggi ad uso familiare e non venale.
Periodo della monarchia e primi secoli della repubblica.
Secondo periodo: media e grande proprietà di 500 iugeri e oltre, con coltivazioni arboree, vite, oliveti, e grandi armenti in terreni incolti dell’ager publicus che diventava di proprietà.
Terzo periodo: formazione delle villae rusticae dopo le guerre puniche, con proprietà estese tanto che i proprietari non ne conoscevano i confini, non solo in Italia, ma anche nelle province oltre il Mediterraneo. Si sviluppa un’economia di tipo industriale per ottenere prodotti di grosso valore venale.
E’ questa l’epoca in cui sorgono le villae di Oppido Lucano, I sec. a. C. età imperiale fino al V sec. dopo Cristo”.
Il prof. Lioi, citando Catone e Varrone, è passato, poi, ad illustrare come venivavo definiti gli attrezzi agricoli.
Erano suddivisi in tre categorie:
1 – quelli dotati di parola  =  gli schiavi;
2 – quelli dotati di versi  = gli animali;
3 – quelli privi di voce  =  gli strumenti.
Ha poi illustrato i lavori che venivano svolti nei campi:
-                      ArareIterareTertiare, cioè si doveva arare, ripassare, arare per la terza volta.
I lavori da fare nei seminati:
Runcatio, estirpazione con le mani delle erbe infestanti;
Sarculatio, estirpazione con un arnese chiamato sarculum;
Messio, mietitura;
Tritura, trebbiatura nell’AREA, aia (in dialetto ariə);
Ventilabrum, vaglio, ventilazione. (in dialetto vəntulà).
L’oratore ha accennato, poi, alCarmen lustrum o Lustrale, una preghiera che il Pontifex maximus recitava a Roma ogni cinque anni e il pater familias ogni anno, con una processione attorno al suo campo, affinché il dio Marte impedisse, ricacciasse e allontanasse dalle proprie terre i mali visti e nascosti, la desolazione e le devastazioni, le calamità naturali e salvasse le messi, gli oliveti e i vigneti…
Questo antico rito propiziatorio, nella società cristiana antica e moderna, ha avuto la sua continuazione fra il popolo chiedendo a Dio le stesse cose che chiedeva il pater familias al dio pagano.
Fu un papa a sostituire il dio pagano con il Dio Cristiano. Il rito cristiano prende il nome di Rogazione, dal verbo latino rogare che significa chiedere qualcosa a qualcuno. Le rogazioni, che si celebrano 40 giorni dopo Pasqua e prima dell’Ascensione, nel Cristianesimo sono preghiere di penitenza e processioni propiziatorie sulla buona riuscita delle seminagioni”.

D.M.

domenica 18 novembre 2018

incontro - 14/11/2018– dott. rocco evangelista
“Le leguminose nell’alimentazione umana”

Il Dott. Rocco Evangelista ha tenuto un’interessante lezione sull’importanza delle piante leguminose nell’alimentazione umana.
La famiglia delle leguminose comprende piante erbacee, arbustive e arboree.
1- Le erbacee non hanno fusto lignificato e sono utilizzate sia per l’alimentazione umana che per quella animale.
1-a) alimentazione umana: fagioli, piselli, lenticchie, cicerchie, fave, arachidi, soia…;
1-b) da foraggio: trifoglio, erba medica, lupinella, sulla, malta, che hanno largo utilizzo nell’alimentazione animale.
2- Le arbustive: ginestra
3- Le arboree: hanno fusto lignificato, sono di grandi dimensioni: acacia, giuggiolo, mimosa, albero di Giuda…
Le piante leguminose presentano una caratteristica particolare: sono fornite di piccoli corpuscoli sferici, i tubercoli radicali, che si trovano quasi sempre sulle radici, che si formano per azione di un bacillo i cui germi sono diffusi nel terreno agrario.
In questo modo pianta e batterio vivono insieme e si aiutano reciprocamente. Tale rapporto si chiama simbiosi mutualistica: la pianta rifornisce il batterio di zuccheri, le sostanze complesse di cui quest’ultimo si nutre, mentre il batterio assicura alla pianta i sali d’azoto, elemento che il batterio assorbe dall’aria, indispensabili per la crescita della pianta e che alla morte di questa finiscono nel terreno rendendolo più fertile.
è per questa ragione che le leguminose, a differenza delle altre piante, possono vivere e prosperare anche in un terreno nel quale siano scarsi o manchino i concimi azotati; anzi esse lasciano nel terreno stesso, nel quale abbandonano i detriti delle loro radici e dei relativi tubercoli, una quantità di sostanze azotate assimilabili dalle altre piante, maggiore di quanto prima non ve ne fosse. Questo processo si chiama azoto-fissazione, fondamentale per la sostenibilità degli agro-ecosistemi. Tale proprietà è, infatti, utilizzata in agricoltura per effettuare la rotazione delle colture erbacee concimando così il terreno (pratica del sovescio). In virtù di questa caratteristica le leguminose vengono spesso utilizzate per arricchire di azoto il suolo dei terreni agricoli.
A differenza delle altre piante, le leguminose sono ricche di quelle sostanze complesse che formano le principali strutture del nostro corpo e che sono presenti negli alimenti di origine animale: carne, uova o pesce.
Le leguminose rappresentano una importante risorsa per l’alimentazione umana, oltre al riso. Esse sono ricche di aminoacidi e contengono proteine la cui quantità varia dal 20% al 40%.
La coltivazione richiede poca acqua.
Anche per le leguminose, come per il grano, è prevista una premialità da parte dell’UE, per incentivarne la produzione, solo che mentre per il grano il premio – o integrazione – si aggira intorno ai cento euro per ettaro, per le leguminose è di circa trenta euro. Si cerca, dunque di incentivarne la produzione in quanto si ha una riduzione dell’uso dei nitrati, un miglioramento delle caratteristiche fisico-chimiche del terreno ed un miglioramento delle qualità organolettico dei prodotti.
Si ritiene che per il futuro l’utilizzo delle leguminose andrà sempre più aumentando, per soddisfare i bisogni nutrizionali della popolazione mondiale, anche per il fatto che la loro coltivazione, rispetto ai cereali, richiede minore estensione agricola, e un minor impiego di acqua.

D.M.

giovedì 15 novembre 2018

Mercoledì 21 Novembre 2018
alle ore 18.30
presso la Biblioteca Comunale
il Prof. F. S. Lioi.
terrà la seguente conferenza:
“L’agricoltura ieri e oggi”



Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati



4° Incontro - 7/11/2018 - donato mancuso
"Rievocazione storica di episodi della seconda guerra mondiale"
Introduzione: prof. vincenzo guglielmucci

Il relatore di questa sera è stato il nostro decano, il socio più anziano, Donato Mancuso, di anni 94, che, opportunamente guidato dal Prof. V. Guglielmucci, ha raccontato
Serata molto interessante organizzata anche per commemorare i cento anni dalla fine della 1° guerra mondiale e la vittoria dell'Esercito Italiano.
Il Prof. Guglielmucci, che ha introdotto e condotto i lavori, ha iniziato con l'ascolto del Bollettino della Vittoria letto dal Generale Armando Diaz, mentre scorrevano sullo schermo alcune immagini dei soldati italiani in combattimento.
Altre immagini di straordinario interesse storico proiettate sono state quelle dei ritratti dei maggiori protagonisti delle battaglie combattute in Nord Africa nel 1942, i generali Cavallero e Bastico (italiani), Rommel e Kasserling (tedeschi) comandanti delle forze italo-tedesche e i generali Montgomery e Alexander, comandanti delle truppe alleate. Documento storico importante, pure proiettato, il Consiglio di Guerra tra i generali italiani e tedeschi prima della battaglia di El Alamein.
Il Prof. Guglielmucci, servendosi di una cartina da lui stesso predisposta, ha illustrato lo scenario in cui avvennero gli epici scontri, primo fra tutti la sanguinosa battaglia di El Alamein che vide contrapposti l'esercito italo-tedesco composto da 100.000 uomini e 500 carri armati e l' esercito anglo-americano con 250.000 uomini e 1.000 carri armati.
Il valore dei militari italiani, sopratutto dei paracadutisti della Divisione Folgore, fu eccezionale e riconosciuto anche dal nemico, ma nulla poté contro la forza numericamente preponderante degli avversari.
Ha preso poi la parola Donato Mancuso che ha raccontato alcuni episodi da lui vissuti in quella sanguinosa guerra, iniziando dalla chiamata alle armi, l'avvio al fronte e la sua destinazione in Africa dove fu impegnato nelle posizioni avanzate per rifornire di carburanti i mezzi militari in azione e poi la ritirata nel deserto dopo la sconfitta, la ferita riportata ed il suo rientro in Patria.
Si è soffermato in particolare sulla missione segreta cui partecipò consistente in un probabile contrabbando di carburante di cui beneficiarono le nostre truppe.
Durante la manifestazione il Prof. Guglielmucci ha fatto dono a Donato Mancuso della riproduzioni ingrandita e plastificata del foglio matricolare.

G.D.F.
II incontro – 24-10-2018 – proiezione video
“Il mondo agricolo”
di
giuseppe antonio colangelo
con immagini e suoni di nuccio marone.

Nel bel video di Colangelo e Marone è raccontata la storia delle trasformazioni dell'agricoltura del nostro paese, a partire dagli anni 50 del secolo scorso, quando iniziò la diffusione della meccanizzazione.
Comparvero i primi trattori, ma iniziò anche l'emigrazione che proseguì poi, in forma sempre più grave, nei decenni successivi impoverendo le campagne di forza lavoro giovanile.
Colangelo si sofferma in particolare sull'evoluzione delle macchine agricole: dai primi trattori cingolati, ai gommati, prima a due e poi a quattro ruote motrici, alla comparsa, negli anni 70, delle prime mietitrebbiatrici che segnarono l'abbandono delle storiche mietitrici e trebbiatrici.
Si era anche evoluta la genetica delle sementi del grano duro: fu abbandonata la coltivazione della varietà "Cappelli" a favore di varietà sempre più produttive.
Un'ulteriore rivoluzione fu la comparsa delle mietitrebbiatrici autolivellanti che consentirono la semina in terreni più scoscesi.
Anche la zootecnia si giovò di nuove macchine per la raccolta del foraggio e per l'allestimento di stalle sempre più pulite e super attrezzate.
Non sono state trascurate le tradizionali colture di olivo, vite, frutti e ortaggi, delle quali il video offre suggestive immagini.
Commovente è l'amore che Colangelo dimostra per il mondo agricolo, per la terra, nostra nutrice, e rivolge un appassionato invito ai giovani a ritornare a lavorare in campagna.
Le belle immagini di Marone rappresentano la cornice entro la quale si svolge questo straordinario mestiere.

G.D.F.