sabato 15 dicembre 2018

i incontro - 10/10/2018 – dr.ssa b. piermartini
"Il benessere affettivo nella terza età"
La dottoressa B. Piermartini ha iniziato la sua relazione proponendo le seguenti citazioni di Oliver Sacks:
“Ottanta! Quasi non riesco a crederci. Spesso mi pare che la vita stia per cominciare, ma subito dopo mi rendo conto che è ormai quasi finita. A volte, nelle giornate in cui il tempo è perfetto, mi viene fuori, prorompente, un senso di gratitudine per essere vivo. Sono grato di aver sperimentato molte cose - alcune meravigliose, altre orribili - di aver scritto libri, di aver avuto amici e di aver avuto un contatto con il mondo. Mi dispiace di aver perso (e di continuare a perdere) moltissimo tempo; mi dispiace di essere tormentosamente timido a ottant’anni proprio come lo ero a venti sento che dovrei provare a dare un compimento alla mia vita, qualsiasi cosa significhi “dare compimento a una vita”.
“A ottant’anni, le reazioni del corpo diventano più lente, spesso i nomi sfuggono, e le energie vanno dosate; nondimeno, capita spesso di sentirsi pieni di vita e di energie, niente affatto “vecchi”. Mio padre, che visse fino a 94 anni, diceva spesso che il decennio fra gli 80 e i 90 era stato uno dei più piacevoli della sua vita. Percepiva, come ora comincio a percepire anch’io, non una riduzione ma un ampliamento della vita mentale e della prospettiva. Ha avuto una lunga esperienza della vita, non solo della propria, ma anche di quella altrui. A 80 anni si può guardare lontano e avere un senso della storia, intenso e vissuto, impossibile quando si è più giovani. Adesso riesco ad immaginare che cosa sia un secolo, riesco a sentirmelo nelle ossa; quando avevo 40 o 60 anni non potevo fare altrettanto”.
“Non penso alla vecchiaia come a un’età sempre più triste che in un modo o nell’altro va sopportata facendo buon viso a cattivo gioco, ma come a un periodo di libertà e senza impegni, svincolato dalle artificiose urgenze del passato, in cui sono libero di esplorare quello che voglio e di legare fra loro i pensieri e i sentimenti di tutta una vita.
Non vedo l’ora di compiere ottant’anni!

La dottrina tradizionale, ritenuta valida fino a pochi anni fa, sosteneva che le cellule nervose non fossero in grado di riprodursi dopo la nascita: si trattava di un patrimonio fisso, passibile solo di perdite nel corso della vita.
La scoperta della formazione di nuove cellule nervose nel cervello adulto ha letteralmente sovvertito il dogma vigente in passato.
Questo per dire che studi scientifici hanno dimostrato che il nostro cervello e le sue interconnessioni strutturali si modificano durante tutta la nostra esistenza, mentre prima si sapeva che lo sviluppo del nostro cervello si fermava verso una certa età.
Questa capacità del cervello di modificare la propria struttura, di adattarsi e riorganizzarsi, mentre sperimentiamo e apprendiamo compiti diversi, in risposta all’esperienza, prende il nome di neuro plasticità, dove Neuro sta per neuroni e Plasticità sta per cambiamento
I cambiamenti associati all’apprendimento avvengono principalmente al livello delle connessioni neuronali: diventando esperti in un campo specifico, le aree del cervello che trattano questo tipo di abilità crescono.
Esempio lampante è dato dall’incredibile memoria dei taxisti londinesi, che devono ricordare benissimo ogni strada della città: questa loro capacità ha trasformato i loro cervelli, e, nello specifico, il loro ippocampo, rendendolo più grande.
Alcune attività come apprendere, fare movimento, stare con gli altri, fanno bene al cervello e ne mantengono la plasticità.
Una mente ben integrata è sana e resiliente e consente di sviluppare output a loro volta in grado di generare equilibrio attraverso relazioni comunicative con l’ambiente esterno.
Uno dei maggiori studiosi della materia, Daniel Siegel, afferma che il benessere mentale deriva da una mente in equilibrio grazie alla quale siamo in grado di instaurare relazioni empatiche e gratificanti. La mente, dunque, come parte di un sistema interconnesso dove l’influenza reciproca produce ordine e unità.
Un cambiamento strutturale può comportare la creazione o il rafforzamento di connessioni tra neuroni già esistenti oppure la crescita di nuovi neuroni producendo effettivi mutamenti.
Come avviene tutto ciò?
L’esperienza attiva, come ad esempio lattenzione focalizzata, determina l’eccitazione dei neuroni, i quali, a loro volta, attivano dei geni rendendo possibile il verificarsi di trasformazioni a livello di struttura e producendo un concreto rinnovamento di tutto il sistema.
Alcune attività come “Apprendere”, “Fare movimento”, “Stare con gli altri”, fanno bene al cervello e ne mantengono la plasticità.
Ad ogni nuovo apprendimento corrispondono milioni e forse miliardi di nuove connessioni neurali nella nostra mappa cerebrale.
Quando facciamo movimento, semplicemente quando camminiamo, il nostro cervello è in grado di produrre nuove cellule.
Quando abbiamo buone relazioni con gli altri, il nostro umore migliora e il corpo produce gli ormoni del benessere: serotonina, ossitocina, endorfine.
“L’amore degli altri, aggiunto al nostro, raddoppia la scorta d’amore, il benessere e l’assicurazione contro il dolore, la distruttività e la solitudine.
Riuscire a mantenere relazioni affettive piene d’amore ci rassicura di fronte ai pericoli della vita e ci permette di sentirci individui pieni di valore.
Quando dentro di noi prevalgono l’odio, l’invidia e la distruttività, siamo molto lontani dal benessere.
Quando amiamo e ci sentiamo amati viviamo stati di equilibrio e di armonia…”. “…Dobbiamo ricordare che l’odio è una forza distruttiva e disintegrante che tende verso la privazione, e l’amore una forza armonizzante, unificatrice che tende all’amore e al piacere”.

D.M.

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