21° INCONTRO 28-03-2018 –Dott.ssa ALESSANDRA LANCELLOTTI
" Il patrimonio di Craco fra memoria, architettura e
immaginario cinematografico"
La dottoressa Alessandra
Lancellotti ha tenuto la sua brillante relazione rifacendosi alla tesi di
Laurea Magistrale in Architettura per il Restauro e la Valorizzazione del
Territorio, conseguita presso il Politecnico di Torino. Titolo della tesi: “Tangibile
e intangibile: il Patrimonio di Craco fra memoria, architettura e immaginario
cinematografico”.
La dott.ssa
Lancellotti ci ha lasciato l’estratto della sua tesi che riportiamo
integralmente e che riassume, come meglio non si potrebbe, quanto da lei
esposto nella conferenza:
“La tesi si propone
di rintracciare le relazioni che intercorrono fra cinema, patrimonio e memoria,
analizzando il possibile ruolo della produzione e narrazione cinematografica
per la valorizzazione architettonica e paesaggistica.
Si è tentato di
chiarire quale possa essere il destino dei borghi abbandonati, con lo scopo di
trovare gli strumenti e le metodologie più efficaci per agire e coinvolgere il
tessuto sociale che, di fianco al patrimonio materiale, rischia di perdere
anche le connotazioni intangibili. Queste ultime si identificano in
rappresentazioni, espressioni e conoscenze tramandate in una collettività da
una generazione all’altra e ne costituiscono le relazioni identitarie.
In particolare,
si è studiato il caso di Craco, piccolo centro della collina materana che ha
subito il completo spopolamento a causa di una frana, oggi coinvolto in
processi di valorizzazione legati al cinema per la sua forte vocazione
scenografica. Il territorio rurale ha nel corso della storia caratterizzato
fortemente il paese antico nelle sue componenti architettoniche e urbanistiche,
nonché nell’identità culturale della popolazione, quella del “mondo contadino”di
cui Carlo Levi si fece ambasciatore con il testo Cristo si è fermato ad Eboli ( Einaudi, 1945). Oggi questo legame
rischia di perdersi definitivamente, in quanto la calamità naturale ha
costituito un’occasione di emigrazione per i cittadini con una conseguente
perdita della coesione sociale, delle tradizioni locali e della memoria
storica. Gli etnologi Vito Teti e Marc Augé, nei loro studi sull’antropologia
dell’abbandono e delle macerie, hanno tracciato le linee guida per una
rinnovata visione sull’eredità che riceviamo dal passato, sollecitando una
presa di coscienza utile per avvicinarsi all’esempio di Craco.
L’oralità sulla storia
dell’ultimo secolo del centro storico costituisce un archivio vivente di
ricordi e tradizioni che va tutelato e salvaguardato come patrimonio
intangibile. Si è indagato come e con quali tempi gli strumenti di tutela,
salvaguardia e progettazione museale abbiano innescato meccanismi di gestione
del patrimonio. In particolare, si è messa in evidenza l’influenza del cinema
come strumento di documentazione, valorizzazione e risorsa economica, e le
capacità narrative di Craco attraverso una lettura dei caratteri identificativi
del paesaggio. Un raccordo fra le immagini pittoriche, fotografiche e
cinematografiche ha fatto da dispositivo di lettura della geografia, della
storia e della poetica del territorio, coinvolgendo alcuni fra gli autori più
importanti che hanno operato nell’Italia meridionale. Carlo Levi, con il suo
attivismo politico, i dipinti del confino lucano e la letteratura sul Sud, è
stato il primo degli intellettuali che più hanno diffuso un’immagine della
Basilicata che bene si identificava con il caso studio della tesi negli anni
Trenta e, in parte, nell’epoca odierna. Il suo immaginario è stato ricostruito
anche dal film che ne ha tratto Francesco Rosi, che decise di ambientarlo quasi
completamente a Craco, nel 1979 ancora parzialmente vissuta. Levi e Rosi
rappresentano lo sguardo al passato di quel mondo in trasformazione, un
contesto mutato in macerie che oggi sembra appartenere ad un tempo non più
databile.
I film girati in
Basilicata e a Craco negli ultimi quarant’anni costituiscono gli elementi
fondamentali per una riflessione sull’identità del luogo. Alla base di
quest’analisi, c’è l’esigenza di cogliere gli elementi che il cinema ha
catturato e trasformato in immaginario (visioni, volti,paesaggi) e con quali
strumenti teorici, estetici ed etici li ha selezionati e riproposti come nuova
creazione intorno alla Basilicata, una regione il cui problema principale è
proprio quello dell’invisibilità. Il cinema ne ha fatto non solo un territorio
riconoscibile, ma addirittura una metafora e paradigma di altri Sud e passati.
Un’ultima analisi ha permesso di indagare la coscienza del patrimonio, i limiti
e le criticità delle consistenze del borgo e degli immaginari storicizzati, per
una previsione di linee di sviluppo che riconnetta idealmente territorio e
tessuto sociale. Uno degli obiettivi dell’indagine è stato quello di verificare
come si possano articolare le dinamiche di gestione, trasmissione e valorizzazione
della memoria storica e del patrimonio culturale immateriale all’interno della
comunità.
Le fonti utili
alla ricerca sono state in primo luogo bibliografiche e cartografiche; inoltre,
sono stati fondamentali film, filmati e fotografie amatoriali; infine, un ruolo
importante lo hanno avuto le interviste agli abitanti attuali del comune di Craco,
gli ultimi che hanno vissuto l’antico centro e che ne rendono leggibile il
corso degli ultimi decenni e la condizione odierna.”
A. Lancellotti
Il pubblico
presente ha anche potuto ammirare i 28 quadri del nostro socio Prof. Salvatore
Lioi esposti nella sala, che ritraggono scorci del centro storico di Oppido,
alcuni non più esistenti: vecchi muri di case, stradine, piazze, terrazze e
balconi fioriti, resi con colori vivi che incantano.