sabato 7 aprile 2018



21° INCONTRO 28-03-2018 –Dott.ssa ALESSANDRA LANCELLOTTI
" Il patrimonio di Craco fra memoria, architettura e immaginario cinematografico"

La dottoressa Alessandra Lancellotti ha tenuto la sua brillante relazione rifacendosi alla tesi di Laurea Magistrale in Architettura per il Restauro e la Valorizzazione del Territorio, conseguita presso il Politecnico di Torino. Titolo della tesi: “Tangibile e intangibile: il Patrimonio di Craco fra memoria, architettura e immaginario cinematografico”.
La dott.ssa Lancellotti ci ha lasciato l’estratto della sua tesi che riportiamo integralmente e che riassume, come meglio non si potrebbe, quanto da lei esposto nella conferenza:
“La tesi si propone di rintracciare le relazioni che intercorrono fra cinema, patrimonio e memoria, analizzando il possibile ruolo della produzione e narrazione cinematografica per la valorizzazione architettonica e paesaggistica.
Si è tentato di chiarire quale possa essere il destino dei borghi abbandonati, con lo scopo di trovare gli strumenti e le metodologie più efficaci per agire e coinvolgere il tessuto sociale che, di fianco al patrimonio materiale, rischia di perdere anche le connotazioni intangibili. Queste ultime si identificano in rappresentazioni, espressioni e conoscenze tramandate in una collettività da una generazione all’altra e ne costituiscono le relazioni identitarie.
In particolare, si è studiato il caso di Craco, piccolo centro della collina materana che ha subito il completo spopolamento a causa di una frana, oggi coinvolto in processi di valorizzazione legati al cinema per la sua forte vocazione scenografica. Il territorio rurale ha nel corso della storia caratterizzato fortemente il paese antico nelle sue componenti architettoniche e urbanistiche, nonché nell’identità culturale della popolazione, quella del “mondo contadino”di cui Carlo Levi si fece ambasciatore con il testo Cristo si è fermato ad Eboli ( Einaudi, 1945). Oggi questo legame rischia di perdersi definitivamente, in quanto la calamità naturale ha costituito un’occasione di emigrazione per i cittadini con una conseguente perdita della coesione sociale, delle tradizioni locali e della memoria storica. Gli etnologi Vito Teti e Marc Augé, nei loro studi sull’antropologia dell’abbandono e delle macerie, hanno tracciato le linee guida per una rinnovata visione sull’eredità che riceviamo dal passato, sollecitando una presa di coscienza utile per avvicinarsi all’esempio di Craco.
L’oralità sulla storia dell’ultimo secolo del centro storico costituisce un archivio vivente di ricordi e tradizioni che va tutelato e salvaguardato come patrimonio intangibile. Si è indagato come e con quali tempi gli strumenti di tutela, salvaguardia e progettazione museale abbiano innescato meccanismi di gestione del patrimonio. In particolare, si è messa in evidenza l’influenza del cinema come strumento di documentazione, valorizzazione e risorsa economica, e le capacità narrative di Craco attraverso una lettura dei caratteri identificativi del paesaggio. Un raccordo fra le immagini pittoriche, fotografiche e cinematografiche ha fatto da dispositivo di lettura della geografia, della storia e della poetica del territorio, coinvolgendo alcuni fra gli autori più importanti che hanno operato nell’Italia meridionale. Carlo Levi, con il suo attivismo politico, i dipinti del confino lucano e la letteratura sul Sud, è stato il primo degli intellettuali che più hanno diffuso un’immagine della Basilicata che bene si identificava con il caso studio della tesi negli anni Trenta e, in parte, nell’epoca odierna. Il suo immaginario è stato ricostruito anche dal film che ne ha tratto Francesco Rosi, che decise di ambientarlo quasi completamente a Craco, nel 1979 ancora parzialmente vissuta. Levi e Rosi rappresentano lo sguardo al passato di quel mondo in trasformazione, un contesto mutato in macerie che oggi sembra appartenere ad un tempo non più databile.
I film girati in Basilicata e a Craco negli ultimi quarant’anni costituiscono gli elementi fondamentali per una riflessione sull’identità del luogo. Alla base di quest’analisi, c’è l’esigenza di cogliere gli elementi che il cinema ha catturato e trasformato in immaginario (visioni, volti,paesaggi) e con quali strumenti teorici, estetici ed etici li ha selezionati e riproposti come nuova creazione intorno alla Basilicata, una regione il cui problema principale è proprio quello dell’invisibilità. Il cinema ne ha fatto non solo un territorio riconoscibile, ma addirittura una metafora e paradigma di altri Sud e passati. Un’ultima analisi ha permesso di indagare la coscienza del patrimonio, i limiti e le criticità delle consistenze del borgo e degli immaginari storicizzati, per una previsione di linee di sviluppo che riconnetta idealmente territorio e tessuto sociale. Uno degli obiettivi dell’indagine è stato quello di verificare come si possano articolare le dinamiche di gestione, trasmissione e valorizzazione della memoria storica e del patrimonio culturale immateriale all’interno della comunità.
Le fonti utili alla ricerca sono state in primo luogo bibliografiche e cartografiche; inoltre, sono stati fondamentali film, filmati e fotografie amatoriali; infine, un ruolo importante lo hanno avuto le interviste agli abitanti attuali del comune di Craco, gli ultimi che hanno vissuto l’antico centro e che ne rendono leggibile il corso degli ultimi decenni e la condizione odierna.”
A. Lancellotti
Il pubblico presente ha anche potuto ammirare i 28 quadri del nostro socio Prof. Salvatore Lioi esposti nella sala, che ritraggono scorci del centro storico di Oppido, alcuni non più esistenti: vecchi muri di case, stradine, piazze, terrazze e balconi fioriti, resi con colori vivi che incantano.






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