i incontro - 10/10/2018 – dr.ssa b. piermartini
"Il benessere
affettivo nella terza età"
La
dottoressa B. Piermartini ha iniziato la sua relazione proponendo le seguenti
citazioni di Oliver Sacks:
“Ottanta! Quasi non
riesco a crederci. Spesso mi pare che la vita stia per cominciare, ma subito
dopo mi rendo conto che è ormai quasi finita. A volte, nelle giornate in cui il
tempo è perfetto, mi viene fuori, prorompente, un senso di gratitudine per essere vivo. Sono grato di aver
sperimentato molte cose - alcune meravigliose, altre orribili - di aver scritto
libri, di aver avuto amici e di aver avuto un contatto con il mondo. Mi dispiace di aver perso (e di
continuare a perdere) moltissimo tempo; mi dispiace di essere tormentosamente
timido a ottant’anni proprio come lo ero a venti … sento che dovrei provare a dare un compimento alla mia
vita, qualsiasi cosa significhi “dare compimento a una vita”.
“A ottant’anni, le
reazioni del corpo diventano più lente, spesso i nomi sfuggono, e le energie
vanno dosate; nondimeno, capita spesso di sentirsi pieni di vita e di energie,
niente affatto “vecchi”. Mio padre, che visse fino a 94 anni, diceva spesso che
il decennio fra gli 80 e i 90 era stato uno dei più piacevoli della sua vita.
Percepiva, come ora comincio a percepire anch’io, non una riduzione ma un
ampliamento della vita mentale e della prospettiva. Ha avuto una lunga
esperienza della vita, non solo della propria, ma anche di quella altrui. A 80
anni si può guardare lontano e avere un senso della storia, intenso e vissuto,
impossibile quando si è più giovani. Adesso riesco ad immaginare che cosa sia
un secolo, riesco a sentirmelo nelle ossa; quando avevo 40 o 60 anni non potevo
fare altrettanto”.
“Non penso alla
vecchiaia come a un’età sempre più triste che in un modo o nell’altro va
sopportata facendo buon viso a cattivo gioco, ma come a un periodo di libertà e
senza impegni, svincolato dalle artificiose urgenze del passato, in cui sono
libero di esplorare quello che voglio e di legare fra loro i pensieri e i
sentimenti di tutta una vita.
Non vedo l’ora di compiere ottant’anni!
La
dottrina tradizionale, ritenuta valida fino a pochi anni fa, sosteneva che le
cellule nervose non fossero in grado di riprodursi dopo la nascita: si trattava
di un patrimonio fisso, passibile solo di perdite nel corso della vita.
La
scoperta della formazione di nuove cellule nervose nel cervello adulto ha
letteralmente sovvertito il dogma vigente in passato.
Questo
per dire che studi scientifici hanno dimostrato che il nostro cervello e le sue
interconnessioni strutturali si modificano durante tutta la nostra esistenza, mentre
prima si sapeva che lo sviluppo del nostro cervello si fermava verso una certa
età.
Questa
capacità del cervello di modificare la propria struttura, di adattarsi e
riorganizzarsi, mentre sperimentiamo e apprendiamo compiti diversi, in risposta
all’esperienza, prende il nome di neuro plasticità, dove Neuro sta
per neuroni e Plasticità sta per cambiamento
I
cambiamenti associati all’apprendimento avvengono principalmente al livello
delle connessioni neuronali: diventando esperti in un campo
specifico, le aree del cervello che trattano questo tipo di abilità crescono.
Esempio
lampante è dato dall’incredibile
memoria dei taxisti londinesi, che devono ricordare benissimo ogni
strada della città: questa loro capacità ha trasformato i loro cervelli, e,
nello specifico, il loro ippocampo, rendendolo più grande.
Alcune
attività come apprendere, fare movimento, stare con gli altri, fanno bene al
cervello e ne mantengono la plasticità.
Una
mente ben integrata è sana e resiliente e consente di sviluppare output a loro
volta in grado di generare equilibrio attraverso relazioni comunicative con
l’ambiente esterno.
Uno
dei maggiori studiosi della materia, Daniel Siegel, afferma che il benessere mentale deriva da una mente in
equilibrio grazie alla quale siamo in grado di instaurare relazioni
empatiche e gratificanti. La mente, dunque, come parte di un sistema
interconnesso dove l’influenza reciproca produce ordine e unità.
Un
cambiamento strutturale può comportare la creazione o il rafforzamento di
connessioni tra neuroni già esistenti oppure la crescita di nuovi neuroni
producendo effettivi mutamenti.
Come
avviene tutto ciò?
L’esperienza
attiva, come ad esempio l’attenzione focalizzata, determina l’eccitazione dei neuroni, i quali, a loro volta, attivano
dei geni rendendo possibile il verificarsi di trasformazioni a livello di
struttura e producendo un concreto rinnovamento di tutto il sistema.
Alcune
attività come “Apprendere”, “Fare movimento”, “Stare con gli altri”, fanno
bene al cervello e ne mantengono la plasticità.
Ad ogni nuovo apprendimento
corrispondono milioni e forse miliardi di nuove connessioni neurali nella
nostra mappa cerebrale.
Quando facciamo movimento,
semplicemente quando camminiamo, il nostro cervello è in grado di produrre
nuove cellule.
Quando abbiamo buone relazioni con gli altri, il nostro umore migliora e il corpo
produce gli ormoni del benessere: serotonina, ossitocina, endorfine.
“L’amore degli altri, aggiunto al nostro, raddoppia la scorta d’amore, il
benessere e l’assicurazione contro il dolore, la distruttività e la solitudine.
Riuscire a mantenere relazioni affettive piene d’amore ci rassicura di
fronte ai pericoli della vita e ci permette di sentirci individui pieni di
valore.
Quando dentro di noi prevalgono l’odio, l’invidia e la distruttività,
siamo molto lontani dal benessere.
Quando amiamo e ci sentiamo amati viviamo stati di equilibrio e di
armonia…”. “…Dobbiamo ricordare che l’odio è una forza distruttiva e
disintegrante che tende verso la privazione, e l’amore una forza armonizzante,
unificatrice che tende all’amore e al piacere”.
D.M.