lunedì 30 novembre 2015

7° INCONTRO –25/11/2015 – Prof. ROCCO BRINDISI
Ricordando il poeta pietragallese Michele Leone Barbella
Come stabilito nella programmazione delle attività per il corrente anno sociale, il ricordo del poeta Michele Leone Barbella, nato a Pietragalla, ma oppidano di elezione per molti anni, è stato tenuto nel suo paese natio, dove si è ritenuto di coinvolgere - per la logistica- la locale Pro-loco.
Il gruppo dei soci partecipanti è partito da Oppido in pullman ( 32 soci cui si sono aggiunti poi altri 7 che ci hanno raggiunti con mezzi propri) con arrivo alle ore 17,00.
Ci attendeva il sig. Rocco Manzella il quale ci ha guidato nella visita al centro storico del paese, soffermandosi sulla descrizione del Palazzo Ducale e fornendoci cenni storici della cittadina. Ci ha poi accompagnati nella visita al Museo della Civiltà Contadina, dove sono esposti attrezzi di lavoro e costumi caratteristici del passato.
Ci siamo quindi recati nella Sala Parrocchiale “Mons. Zotta” dove si è tenuto l’incontro ed abbiamo assistito alla proiezione di un breve filmato realizzato dalla locale Pro-loco, con immagini del paese e cenni sulla sua storia.
Ha preso la parola il sindaco di Pietragalla, Nicola Sabina, rivolgendo un saluto ai presenti ed un ringraziamento agli organizzatori dell'incontro, soffermandosi poi sull'alto valore della cultura che può alleviare i mali che affliggono il nostro tempo.
Il Presidente dell’Unitre di Oppido, Giuseppe De Felice, ha ricordato la profonda amicizia che lo legava a Michele durante la sua lunga permanenza ad Oppido, dove aveva trovato un ambiente stimolante, per un particolare fermento culturale e creativo che caratterizzava la vita giovanile ad Oppido negli anni 60 e 70 del secolo,scorso.
Ha ringraziato la Pr-loco di Pietragalla, sottolineando l'importanza che i nostri piccoli centri collaborino in iniziative culturali, come l'evento di questa serata.
Il Presidente della Pro-loco di Pietragalla, Donatino Ceraldi, ha ringraziato l'Unitre di Oppido per l'iniziativa di ricordare Michele Leone e si è impegnato a programmarne altre per far conoscere sempre meglio questo personaggio della cultura pietragallese.
Il relatore Rocco Brindisi ha ricordato la profonda amicizia che lo univa a Michele fin dagli anni giovanili, la riscoperta ed una più attenta rilettura dei suoi scritti, alcuni dei quali inediti. Ha letto quindi alcune poesie e parte di un racconto, sottolineandone la bellezza.
Ha poi sollecitato il Sindaco a promuovere la raccolta degli inediti, soprattutto i racconti, per farne una pubblicazione evitando che vadano dispersi.
Francesca De Bonis e Simona Perillo hanno letto poesie di Michele, alcune delle quali in dialetto pietragallese.
Sono intervenuti dal pubblico:
il sig. Gerardo Travascio che ha ricordato l'amicizia con Michele, iniziata da ragazzi e proseguita fino alla sua morte, raccontando alcuni episodi dei loro anni giovanili. Ha poi letto, commuovendosi, una bella poesia di Michele.
Gaetano Palumbo ne ha letto un’altra commentandola e sottolineando la sensibilità e la capacità di osservazione dell'autore.
Ha moderato i lavori il giornalista Alessandro Boccia.
A chiusura della bella serata è seguito un rinfresco offerto dalla locale Pro-loco.


domenica 29 novembre 2015

Mercoledì 02 Dicembre 2015

alle ore 18.30

presso la Biblioteca Comunale


 Il Dottor Leonardo Consoletti

Dir. Resp. Struttura HUB di Medicina del Dolore
AOU “Ospedali Riuniti” - Policlinico di Foggia


terrà la seguente conferenza:

Essere assistiti nel dolore: un diritto del Cittadino






Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.


mercoledì 25 novembre 2015

6° INCONTRO –18/11/2015 – Prof. FRANCO SCARFIELLO
“Le migrazioni nella storia”
Il relatore, prof. Franco Scarfiello, ha trattato il tema delle migrazioni come introduzione e premessa ad una serie di incontri su momenti specifici della storia durante i quali popolazioni intere o gruppi di persone si sono spostati da un punto all’altro della terra, spinti da carestie o guerre alla ricerca di un posto dove vivere meglio.
Vi sono anche altre motivazioni all’origine delle migrazioni: i Fenici, provenienti dal vicino Medio Oriente, che avevano raggiunto un alto livello di civiltà e di benessere, esperti nelle costruzioni navali e nei traffici via mare, si espansero in molti paesi del vicino Mediterraneo, soprattutto nell’Italia meridionale, per propria vocazione ai commerci e per la necessità di uscire da un territorio angusto. Gli stessi Greci, al culmine della loro civiltà, si spinsero in Sicilia e in tante zone dell’Italia meridionale, portando con essi i tesori delle conoscenze e della cultura.
Per fermarci alla storia d’Italia, altre popolazioni provenienti da sud, come gli Arabi, o dal nord con le molte invasioni “barbariche” dell’Alto Medio Evo, si sono mescolate agli autoctoni residenti e, pur dopo gli iniziali inevitabili sconvolgimenti, hanno apportato benefici in molti ambienti della vita sociale.
Come dimenticare, poi, le vere e proprie ondate di popolo che dall’Italia, in particolare dal sud, e da tutta l’Europa tra fine 800 e inizio 900 si insediarono nell’America del centro e del sud ed anche in Australia, terre allora scarsamente popolate, per fondarvi nuove comunità e nuove civiltà in cui si fondevano le ricchezze di esperienze, saperi e culture delle regioni di provenienza. Il prof. Scarfiello si è soffermato, poi, sulla storia dei “Puritani Inglesi” che, perseguitati in patria a causa del loro rigorismo religioso, si imbarcarono per il Nord America e vi fondarono colonie che sono state alla base della cultura statunitense, basata sulla tolleranza e la democrazia.
Alla fine dell’interessante ed applaudita relazione del Prof. Scarfiello si è aperto il dibattito durante il quale si è discusso sulle ondate migratorie che attualmente giungono in Europa dal Medio Oriente e che apportano problematiche di non facile soluzione.
Il prof. Scarfiello ha voluto concludere citando il “concept album” di Gianmaria Testa, “Da questa parte del mare”, dedicato alle moderne migrazioni, nel quale il poeta e cantautore piemontese racconta come un bel giorno i mari decisero di non mescolare più le loro acque, per cui costruirono tanti muri che li dividevano tra loro. Col passare del tempo, a causa dell’evaporazione, questi mari si disseccarono cedendo il posto, prima occupato dalle acque, all’aridità delle distese di sale e sabbia. Proprio come accadrebbe all’animo umano, se tutti alzassimo barricate di qualsiasi natura.

La serata si è conclusa con apprezzamenti ed applausi.

lunedì 23 novembre 2015

AVVISO MERCOLEDI’ 25 NOVEMBRE 2015

MERCOLEDI’ 25 NOVEMBRE IL NOSTRO INCONTRO SETTIMANALE SARA’ TENUTO A PIETRAGALLA  PER RICORDARE LO SCRITTORE

MICHELE LEONE BARBELLA

NATIVO DI PIETRAGALLA MA PER MOLTI ANNI OPPIDANO DI ADOZIONE

CI INCONTREREMO DAVANTI AL COMUNE DI OPPIDO DA DOVE PARTIREMO IN PULMANN ALLE ORE 16,30 E DOPO UN GIRO NEL CENTRO STORICO DI PIETRAGALLA ASSISTEREMO ALLA CONFERENZA.


TUTTI I SOCI E LE PERSONE INTERESSATE SONO INVITATE A PARTECIPARE.

lunedì 16 novembre 2015


Mercoledì 18 Novembre

alle ore 18.30

presso la Biblioteca Comunale

 Il Prof. F. Scarfiello


terrà la seguente conferenza:

“Le migrazioni nella storia”






Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.

mercoledì 11 novembre 2015

1° INCONTRO –14/10/2015 – Prof. ROCCO BASILIO
“Riflessioni sulla Prima Guerra Mondiale”

          Il relatore, Prof. Rocco Basilio, ha intrattenuto i presenti parlando della “Grande Guerra” descrivendo le motivazioni, apparenti e reali, che ne causarono lo scoppio.
L’episodio che determinò il precipitarsi degli eventi fu l’uccisione di Francesco Ferdinando a Sarajevo, per cui l’Austria dichiarò guerra alla Serbia. Animate da diversi interessi le potenze europee si affrettarono a ricercare motivi per entrare in guerra su un fronte o sull’altro.
Inizia la lotta per la supremazia politica economica e militare, parte la corsa agli armamenti, si sviluppano nazionalismi ed antagonismi (Inghilterra-Germania; Francia-Germania) per la conquista di nuovi territori ed il predominio dei mari, nascono rivendicazioni (Francia: Alsazia e Lorena, Italia: Trentino, Venezia Giulia) e risorgono vecchi contrasti tra Russia ed Austria (Annessione della Bosnia ed Erzegovina) per l’espansione nei Balcani.
Mentre la guerra già infuriava sui diversi fronti, in Italia si scontrano “interventisti” e “neutralisti”. Nonostante la quasi unanimità ottenuta dalla scelta per la neutralità al momento dello scoppio della guerra, il 26 aprile 1915, con il Patto di Londra, l’Italia promette il suo impegno contro gli imperi centrali e, il 24 maggio, il Parlamento ne vota l’entrata in guerra. In caso di vittoria avrebbe ottenuto il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia, Trieste e l’Istria, parte della Dalmazia e l’Albania.
Il 24 ottobre del 1917 viene scritta, però, una delle pagine più tristi di questa guerra: La disfatta di Caporetto.
Il conflitto si allarga sempre di più e nell’aprile del 1917 entrano in Guerra gli Stati Uniti d’America. Il 4 novembre 1918 segna la fine della guerra.
Durante il conflitto, nella guerra di trincea, vigeva una ferrea disciplina militare: chi non usciva dalle stesse, negli assalti all’arma bianca, veniva fucilato sul posto, e lo stesso trattamento era riservato in caso di insubordinazione.
Alla fine del conflitto, al quale avevano partecipato circa 70 milioni di soldati in tutto il mondo, si contarono 18 milioni di deceduti, 11 milioni tra i militari e 7 milioni tra i civili.
In Italia perirono 651.000 soldati e 589.000 civili.
L’oratore ha condito il suo intervento con la lettura di alcuni brani e poesie.

Il pubblico presente ha seguito con attenzione ed interesse, riservando un lungo applauso al prof. Basilio.

venerdì 6 novembre 2015

Mercoledì 11 Novembre

alle ore 18.30

presso la Biblioteca Comunale

il Dott. Eugenio Tabano

terrà la seguente conferenza:

“I farmaci equivalenti – La campagna di vaccinazione”






Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.
4° Incontro 04/11/2015 Rev.do D. GIUSEPPE GRECO

“La Cappella di S. Nicola in Oppido Lucano”
 Cappella di San Nicola
Volendo passare in rassegna le Chiese e le cappelle esistenti in Oppido nei secoli scorsi, non possiamo non riferire anche della Chiesa di S. Nicola. Mi affretto però a dire che scrivo queste righe con vivo rincrescimento.

Pietro Borraro e la Cappella di San Nicola
Abbiamo una autorevole relazione su questa Chiesa che si trovava a pochi metri da quella dell'Annunziata, scritta da Rosa Santoro Taglianetti in Studi Lucani e Meridionali, a cura di Pietro Borraro (Ed. Congedo, 1978).
La relazione è preceduta da una precisazione del compianto P. Borraro, tanto attento alla cultura lucana e profondamente sensibile per la ricchezza artistica della nostra terra:
“Oppido Lucano è tra le più interessanti località della Basilicata.
Il volume "Antiche Civilta Lucane", Editrice Congedo, Galatina, a cura di Pietro Borraro, raccoglie una serie di testimonianze e documentazioni sulla importanza di Oppido, dall'archeologia classica a quella medievale, dalla paleografia musicale ebraica alla pittura (la grotta di S. Antuono), al folklore, al canto popolare.
Una inedita pagina di storia dell'arte era costituita dalla Chiesa di San Nicola. "Era", abbiamo scritto, perché quella chiesina, seppure fatiscente, venne barbaramente abbattuta, dai soliti ignoti, in una notte di fine giugno del 1973. Fu un gesto proditorio e vile, che privò all'improvviso Oppido Lucano di un monumento, al quale mi dedicai – all’epoca della mia direzione della Biblioteca Provinciale di Potenza- allo scopo di farlo conoscere e di salvarlo.
Purtroppo di questa Chiesa nulla si sapeva. Le uniche fotografie che rimangono sono queste che qui pubblichiamo per illustrare una breve nota che, sulla detta chiesina, redasse anni fa la prof. Rosa Russo Santoro Taglianetti.
Ricordo che, appena seppi della distruzione, informai dello scempio l'allora Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti e la Soprintendenza ai Monumenti della Basilicata (lettera in data 11 luglio 1973) e diedi ai giornali un ampio stralcio sul significato della perdita subita dal patrimonio artistico lucano.
Poi, come suole accadere, lentamente gli echi si sopirono e più nessuno accennò alla Chiesa di S. Nicola in Oppido Lucano.
A distanza di qualche anno però, affinché rimanga traccia del distrutto monumento e non abbiano a ripetersi gesti di tanta inciviltà, torniamo sull'argomento anche per far conoscere l'unica testimonianza fotografica che di esso esiste, almeno a quel che noi sappiamo”.
Come si può osservare, non v’è alcuna animosità, nessun desiderio di indagare sui responsabili della distruzione; troviamo in queste righe solo il dispiacere di vedere il patrimonio artistico lucano depauperato da irresponsabilità derivante, come sempre, da ignoranza.



La testimonianza di Rosa Santoro Taglianetti
Ritengo utile riportare quanto la dott.ssa Santoro Taglianetti dice a riguardo della Chiesa di San Nicola nel volume citato, anche perché non tutti hanno a disposizione tale pubblicazione.
Oppido Lucano, che una male intesa restaurazione toponomastica alla fine del secolo scorso riportò ad una errata denominazione (Palmira, come ancora si legge nelle carte di una trentina di anni fa) conta diversi
monumenti di importanza artistica, di alcuni dei quali, come le grotte di Sant'Antuono, si è di recente occupata la critica storico-filologica.
      Interessa all'argomento del nostro studio una chiesina, attualmente fatiscente e abbandonata, che sorge alla periferia del paesino, il quale nel suo complesso costituisce un pregevole esempio di urbanistica caratterizzato da edifici con portali antichi finemente lavorati e decorati. La chiesina è detta di San Nicola e si leva con le sue scheletriche mura in un campo di granoturco.
Questo particolare mi ha fatto pensare a quelle Chiese sperdute nella campagna dell'Armenia sulla cui tipologia qualche anno fa si tenne a Roma una mostra, illustrata in un bel catalogo stampato dall'editore De Luca. La nostra chiesina, per la quale sarebbe interessante un rilievo planimetrico, misura metri 15 per metri 8 ed è ridotta, come dicevamo, allo stato di rudere o quasi.
Il lato anteriore presenta un ingresso mutilo la cui sagomatura rivela la forma ogivale che del resto si ripete in un ingresso laterale adiacenteall'abside.
Questa è delimitata nell'interno da un'ampia archeggiatura anch'essa finemente goticizzante che reca poco al di sotto del centro una monofora nella tipica struttura che ricorre nell'architettura civile e militare del medio evo; basti pensare ai castelli di Melfi e di Lagopesole, dove questo tipo di finestra a feritoia è comune.
Esternamente la monofora si presenta sagomata con pietre ben squadrate che rivelano una particolare cura da parte dei costruttori. Anche gli spigoli dell'edificio sono lavorati a mano e la muratura esterna, anche se nella tipica maniera delle costruzioni agresti, segue una linea architettonica ben precisa.
La chiesina è priva di soffitto e quindi esposta alle continue aggressioni degli agenti atmosferici.
Naturalmente non vi è nessun elemento epigrafico che consenta di fare ipotesi sulla datazione, né esistono documenti nella Parrocchia di Oppido Lucano che facciano riferimento a questa Chiesa. (Ve ne sono però nell'Archivio della Curia, come subito dirò) Né riferimenti si trovano nella monografia di Francesco Giannone, recentemente ristampata in anastatica ad iniziativa della Biblioteca Provinciale di Potenza.  (vi fu anche una ristampa ad opera della Cassa Rurale ed Artigiana)
In mancanza di fonti e di notizie che comunque riguardino questa Chiesa, detta ancora oggi dal popolo, di San Nicola, formuliamo alcuni giudizi sulla base dell'attuale condizione dell'edificio.



L'interesse del soprintendente Mario Zampino
Risulta che già qualche anno fa l’allora soprintendente ai monumenti, architetto Mario Zampino, prese interesse a questa Chiesa e ne previde il restauro a non lungo termine.
Ciò testimonia l'interesse e l'importanza di questo monumento del quale finora non si e mai parlato e che per la prima volta viene qui presentato in una documentazione fotografica nell'insieme e nei particolari.
A nostro avviso questa Chiesa di San Nicola rientra nel repertorio dei monumenti e documenti artistici ai quali ha fatto di recente riferimento it Borraro in uno studio contenuto negli atti del convegno su "Dante e la Cultura Sveva" tenuto qualche anno fa a Melfi...
Vale a dire che questa chiesina di San Nicola e uno di quegli esempi [rari] che si incontrano in Basilicata e testimoniano di un ritardo nella normale cronologia degli stili.

Testimonianza di un gotico ritardato
In Lucania il medio evo, in un certo senso, giunge in ritardo rispetto alle altre regioni d'Italia.
I motivi di questo ritardo sono geografici innanzitutto, ma anche storici. La teoria di Borraro si fonda proprio su questa particolare vicenda subita e sofferta dalla Lucania che, da una fase di splendore e di supremazia quale godette all'epoca della monarchia normanno-sveva, passa ad una paurosa ed inarrestabile decadenza seguita appunto al tramonto della dinastia sveva.
I pregnanti motivi artistici e letterari che informarono quel tempo, con l'avvento degli Angioini, si dispersero ed emigrarono altrove. Si pensi  agli esempi di Venosa e di Acerenza, alla fioritura dell'architettura civile e militare in Lucania, ai monumenti pittorici oggi spersi come membra "disiecta" e non si potrà non lamentare il triste destino che ha sconvolto la vita e la storia di questa regione, in rapporto alla quale non senza motivo si e parlato di assenza di una linea evolutiva ed armonica nello sviluppo artistico.
E' piuttosto da dire quindi, che le vicende storiche e sociali hanno vulnerato e confuso la traiettoria del pensiero operando un catastrofico sisma in senso traslato alla cui incidenza ed influenza occorre riportare lo stato di desolante abbandono, di abbrutimento e di dispersione del patrimonio artistico lucano.
Ora la Chiesa di San Nicola, la cui tipologia chiaramente ripete la iconografia gotica, e un esempio, di cui esistono altre ripetizioni, del ritardo con il quale viene recepita nella regione l'ondata di ritorno di motivi artistici successiva alla fase, che potremmo definire della diaspora sveva.
Da quanto siamo venuti fin qui dicendo consegue che la datazione di questa Chiesa non va stabilita secondo i consueti parametri cronologici, propri delle successioni stilistiche nella storia dell'arte, validi per le altre regioni, ma indicata con un ritardo di forse più di un secolo rispetto a quelle.
Questa struttura architettonica, quindi, che altrove fa pensare ad una fioritura trecentesca, qui bisogna collocarla con un salto di oltre un secolo rispetto alla normale cronologia.
Un discorso coerente e completo nella migliore maniera possibile non ancora è stato condotto in rapporto all'arte lucana intesa come omogeneo sviluppo degli indirizzi e delle correnti.
Quando un discorso del genere sarà impostato, la tematica alla quale abbiamo testè accennato  sarà  un fatto suffragato da abbondanti esemplificazioni.
Qui accenniamo semplicemente, per analogia, al discorso sull'arte pittorica a proposito della quale gli affreschi già citati di Sant'Antuono, che ordinariamente altrove si daterebbero per la tipologia al secolo XIII, sono stati invece datati dalla Medea alla fine del secolo XIV.

Problemi che poneva la detta cappella
In conclusione ci sembra di poter dire, a proposito della Chiesa di San Nicola di Oppido, che essa pone alcuni problemi: in primo luogo quello di datazione secondo la impostazione da noi seguita; in secondo luogo quello della catalogazione di casi analoghi; in terzo luogo il problema di interpretazione estetica al fine di schematizzare un profilo dell’architettura romano-gotica nella Lucania storica, punto di partenza per un'ulteriore indagine che consenta di censire quanto avanza di una fioritura artistica medioevale, che sembra irrimediabilmente condannata all'oblio e alla distruzione.
Le ultime sembrano parole profetiche, purtroppo nello stile di Cassandra.

Notizie sulla cappella
La Chiesa di S. Nicola, sicuramente officiata e in buono stato non sappiamo fino a quando, era sicuramente cadente alla meta del 1600.
Accurate Visite Pastorali non citano mai questa Chiesa fino al 1728. In tale data si parla di una cappella di S. Nicola, diruta. Non doveva avere nessuna rendita, perche il Vicario Foraneo, incaricato a fare la Visita a questa Chiesa, ordina il sequestro del beneficio di S. Gilio per curare la riparazione della Chiesa di S. Nicola. Si trattava, come facilmente si può comprendere, di impedire il deterioramento della cappella anziché di rimetterla in sesto per poter celebrare la S. Messa. Queste disposizioni dovettero essere eseguite, perché la troveremo officiata dopo non molti anni.
Successivamente, nel 1731, la cappella viene chiamata San Nicola del Bosco mentre nel 1734 è chiamata San Nicola di Mira ed aveva un beneficio; don Carlo Blasco di Rossano ne era beneficiario. Non aveva l'occorrente per la celebrazione: 1'Arcivescovo ordinò di sequestrare il beneficio per provvedere al necessario per la celebrazione entro sei mesi.
Solo quattro anni più tardi, nel 1738, la cappella si trovava completamente sistemata, anzi rifatta in quel medesimo anno dall’Ill.mo Mons. Di Simone da Benevento che ne era beneficiario. In tale data viene chiamata cappella di S. Nicola detta del Bosco, grancia di S. Gilio: la cappella possedeva una Croce di legno con Crocifisso per l’altare, due candelieri usati, indorati, tre tovaglie per detto altare, un calice con coppa e sottocoppa d’argento indorato, pianete di vario colore, un messale usato ed altro necessario per la celebrazione: tanto affermava D. Benedetto Colangelo che ne era Cappellano.
Nel 1742 era ancora beneficiario Mons. Nicola De Simone, mentre era procuratore D. Carmine Lancellotti. La cappella non era ben curata né provvista del necessario per la celebrazione. Si provvide subito al tutto, tanto che due anni dopo, mentre era rettore D. Domenico Nicolò e procuratore D. Carmenio (sic) Lancellotti, avendo notato che quanto ordinato precedentemente era stato attuato integralmente, Mons. Lanfranchi e i Convisitatori fecero grandi lodi.
Anche nel 1748 la cappella era ben tenuta con l'occorrente per potervi celebrare.
Questa cappella non era l'unica in Oppido dedicata a S. Nicola: nel 1728 abbiamo traccia di un'altra cappella dedicata a S. Nicola e precisamente nel luogo detto La Torre, [come si vede, era in campagna] restaurata e dotata con i proventi della Famiglia Marchione di Genzano. In tale data la cappella si trovava in discrete condizioni di manutenzione; solo occorreva arredare meglio l'altare e sistemare altre cose di poco conto.
Pochissimi anni dopo, nel 1731, si parla di una cappella di S. Nicola nella difesa del Trignito della Famiglia Marchione. Nel 1754 la cappella apparteneva all’eccellentissimo Vescovo di San Gervasio: il tutto era in condizioni di decenza e ben sistemato e, perciò, degno di lode. In quell’anno, essendo la Sede vacante, il Vicario Capitolare, al quale spettò il compito di effettuare la Visita ad Oppido, incaricò il Vicario Foraneo D. Lorenzo Nigro e D. Lorenzo Nicolò di visitare le cappelle.

Nelle successive Visite Pastorali non si fa più cenno a questa cappella. Ancor oggi è possibile vedere, percorrendo la superstrada in direzione Oppido, il piccolo campanile che nei tempi passati alloggiava una sola campana, unico segno della cappella ivi esistente.