20 INCONTRO 8 MARZO 2017 RAG. GIUSEPPE DE FELICE
“Ricordo di donne della storia di Oppido”
Il Presidente della nostra sezione, Giuseppe De
Felice, ha tenuto una esauriente conferenza parlando della donna nel nostro
paese.
Il primo documento scritto in cui viene nominato
Oppido, il nostro paese, è quello rinvenuto casualmente in Egitto, al Cairo,
conosciuto come La Cronaca di Giovanni Abdia ed è stato scritto in ebraico nel
primo ventennio del 1.100 quindi 900 anni fa. Fu tradotto in italiano da P.
Angelo Lancellotti, ora ne leggeremo le prime righe:
“ Drochus sposò una
donna di nome Maria; e concepì Maria e diede alla luce a Drochus suo marito due
figli nello stesso giorno: il primo nel modo normale per le donne di dare alla
luce i loro figli, e lo chiamarono Rogier; il secondo con grandi sofferenze lo generò sua madre e lo chiamò
Johannes, cioè Giuan. E crebbero i ragazzi; e diventò Rogier uomo amante della
spada e delle guerre, Johannes, invece, uomo amante della dottrina e della
sapienza nei libri,”
Quindi nel primo documento storico del nostro paese
viene citata una donna, Maria, sposa del feudatario normanno Drochus, la quale
come nota giustamente P. Angelo, certamente era del luogo, come lo stesso nome
– Maria- sta ad indicare. Il suo parto felice ha dato a noi Oppidani l’orgoglio
di avere il primo cittadino illustre, convertito dal Cristianesimo alla Religione Ebraica,
viaggiatore instancabile in Egitto e nel Medio Oriente, musicista, e che per
primo in quelle terre diffuse la trascrizione delle note musicali.
Con un salto di quasi 4 secoli incontriamo un’altra
figura femminile che oggi, per quel che accade nelle vicende del nostro Convento,
assume particolare rilievo e attualità, Caterina Zurlo, figlia del conte e poi
Santo Martire Francesco Zurlo. Leggiamo, dalla storia del Convento scritta a
quattro mani da Mario Brienza e Francesco Saverio Lioi:
Il fondatore fu un
Martire e un Santo, San Francesco Zurlo….Egli già aveva iniziato i lavori e
tutto predisposto per la fondazione del Convento, quando fu mandato dal suo Re
Ferdinando I di Aragona nel 1480 in soccorso alla città di Otranto assediata
dai Turchi”
Questi purtroppo ebbero la meglio e Francesco Zurlo
e gli altri 800 difensori della città,
non volendo abiurare alla loro fede cristiana, furono tutti massacrati.
“ Chiesa e Convento
poi furono ultimati dalla figlia ed erede del Martire, Caterina Zurlo la
quale, come è ricordato in tutte le
cronache francescane fece scolpire sull’architrave della porta di ingresso al
Convento l’anno 1482. … Caterina Zurlo succede al padre Francesco….e nel 1484
andò sposa a Mario Orsini, Conte di Pacentro e la stirpe degli Orsini tenne la
signoria di Oppido fino ai principi del secolo 18° e si mantenne sempre
affezionata al Convento ed alla Chiesa di Santa Maria di Gesù in cui vollero
essere seppelliti.”
Facciamo un altro salto di altri 4 secoli e
leggiamo mezza pagina dalla Storia di Oppido di Francesco Giannone in cui è
raccontata la violenza perpetrata su 11 donne che lavoravano in campagna da una
banda di briganti guidati da 'Ncionciolo e Crocco, il 29 giugno 1864. 'Ncionciolo
si vendicò di un suo nemico personale poiché fra le 11 donne violentate, vi era
la di lui moglie.
A questo punto viene invitato il socio
novantacinquenne Donato Mancuso a raccontare l’episodio che aveva causato
l’inimicizia tra 'Ncionciolo e il marito della povera donna, episodio che egli
aveva ascoltato da ragazzo e che volentieri racconta ai presenti.
Sappiamo che è imminente l’uscita di un libro sul
brigante 'Ncionciolo scritto dai nostri
amici Professori Vincenzo Guglielmucci e Michele Marotta, non so come essi
hanno trattato questa triste vicenda, vorrei solo ricordare che alcuni briganti
che ora sono esaltati come vendicatori di torti subiti e legalisti difensori
della causa borbonica, altri non erano che crudeli e sanguinari banditi.
Dopo l’unità d’Italia, svanito il sogno che il
nuovo ordine avrebbe portato benessere e riscatto dalla miseria, molti furono
costretti ad emigrare in America, con conseguente disgregazione di tante
famiglie e donne rimaste sole ad allevare una prole spesso numerosa, coltivare
il misero pezzetto di terreno – se lo possedevano- o andare a lavorare a
giornata.
Non si rassegnò a questo triste destino Felicia
Muscio, della quale ha scritto la storia Vito Marone. In anteprima venne a
raccontarla a noi qui un anno fa. Felicia Muscio è assurta a simbolo della
caparbia volontà di ricostruire la sua famiglia all'altro capo del mondo;
intraprese un viaggio memorabile e sfidando e superando ogni ostacolo, con la
figlia Maria Rosa di appena 3 anni, riuscì a raggiungere il marito in Cile, a
Iquique. Era l’anno 1894. Nel Museo dell’emigrazione nel Castello di
Lagopesole, la sua figura e la sua epica impresa, sono ampiamente ricordate e
raffigurate. Non mi dilungherò a parlarne, perché sono certo che tutti ne
abbiamo conoscenza e ricordo.
Così come non mi dilungherò a parlare della tragedia
di Capialvo, che lo stesso Vito Marone ha raccontato in un bel volumetto che volle presentare a noi qui ancora una
volta in anteprima il 7 dicembre scorso. Indirizzammo allora al Sindaco una
lettera per chiedere l’apposizione di una targa o di una stele commemorativa in
prossimità del luogo in cui avvenne la tragedia.
La prima guerra mondiale , che costò la vita a 77
nostri paesani, poi l’epidemia di spagnola e ancora una volta miseria, il cui
peso grava spesso sulle donne, alcune vedove di guerra o congiunte di caduti
costrette, ora più di prima, ai pesanti lavori di campagna. A chi affidare i
piccoli se non c’erano i vecchi di famiglia o del vicinato non più in grado di
lavorare?
C’è ad Oppido finalmente un Parroco molto buono,
Don Antonio Locantore, del quale leggo da “Oltre la memoria” di Don Giuseppe
Greco, il ricordo delle opere di carità verso i piccoli figli dei combattenti,
particolarmente gli orfanelli, che raccoglieva in casa, puliva e dava loro da
mangiare. E’ stata anche letta qualche strofa della storia di Locantore composta da Teresa Calabrese che descrive
questi gesti di bontà del Parroco don Antonio
Questa lettura mi induce a parlare di Teresa
Calabrese sposata ad un Iunnissi e della famiglia conosciuta ad Oppido come “
lu Bersagliere”. Era analfabeta, e dettò a scrivani che si prestavano, due storie che io ritengo molto interessanti:
una sulla Madonna di Belvedere e l’altra sull’Arciprete Locantore, prima
ricordato, nostro Parroco per molti anni perseguitato dai fascisti di Oppido e
la cui vicenda oltre gli storici locali prima fra tutti don Giuseppe Greco, che
ne venne a parlare qui a noi, ha interessato molti studiosi di livello
nazionale. La Storia di Locantore dettata da Teresa Calabrese, fu stampata nel
1923 in Brasile per interessamento del figlio Canio ed ebbe una seconda
edizione nel 1926. Ne sono state lette le ultime strofe nelle quali la poetessa si presenta in modo molto intimo e
suggestivo.
Ma com’era la vita delle nostre nonne e madri
contadine?
Leggiamo dal
libro di Michele Stefanile “ Vita e verità sul proletariato del
mezzogiorno qualche passo dal Capitolo XV intitolato “ La donna”. Stefanile
ricorda le non facili condizioni di vita delle donne, fino agli anni 50 del
secolo scorso, costrette a lavorare in campagna dalla più tenera età, spesso
presso terzi, per guadagnare un misero salario. Erano poi costrette ai lavori
domestici: accudire ai figli, cucire e rattoppare, impastare e cuocere il pane
e questi lavori erano svolti o la mattina presto o la sera al rientro da una
faticosa giornata. Lavare la biancheria era un vero problema; prima della
costruzione dell’acquedotto che portò l’acqua in paese, bisognava recarsi
presso fontane o corsi d’acqua ubicate lontano dal paese, portando in testa
pesanti ceste di panni.
E veniamo ad oggi per ricordare tre nostre illustri
concittadine viventi:
Elisa Lissi Caronna archeologa, nata a Torino, cittadina onoraria
di Oppido, moglie di Gerardo Caronna.
Raccontava che, la prima volta venuta ad Oppido, era andata ad immergere i suoi
piedi nel Bradano, nelle acque attraverso le quali i Greci erano penetrati in
Lucania portando la loro civiltà. Aveva acquistato e arredato una casa qui in
Via San Michele, dove spesso ritornava. Diresse 4 memorabili campagne di scavo
sul Montrone; io ero affascinato dalla sua umanità, aveva entusiasmato i
contadini divenuti sotto la sua guida delicati esperti scavatori, felici quando
riportavano alla luce mura, oggetti in terracotta e, una volta, il piccolo
tesoretto di monete e monili. Ci ha regalato un libro “ Oppido Lucano 1963” che
è un canto di amore per Oppido di cui ha elencato le ricchezze archeologiche e
artistiche, ma anche ritratti di gente umile che lo abitavano: Rocco il
sagrestano, Rosina Savone, Maria Donata Lioi, Teresa Iunnissi ed altri. E’ suo
desiderio di essere sepolta ad Oppido, vicino all’amato marito Gerardo, noi ci
auguriamo e le auguriamo il più tardi possibile.
Riusciremo ad accogliere i reperti archeologici da
lei posseduti e che ha promesso di lasciare a noi, se ci impegneremo a custodirli
e valorizzarli? Non abbiamo intanto perduto quelli che l’altra nostra illustre
concittadina Vera Armignacco, che dovremmo conoscere meglio, aveva pure a noi
destinato?
Lucia Abbasciano, nipote del nostro illustre concittadino Generale
dell’aeronautica Vincenzo Lioi e cognata del nostro associato Prof. Rocco
Basilio. E’ pittrice di grande originalità, sensibilità e delicatezza. Nei suoi
quadri è viva la presenza della sua terra natale, rappresentata con paesaggi di
un realismo magico, che sfuma nel sogno e nella poesia. I colori vivi e le
linee dorate incantano chi li guarda. A Milano, dove risiede, partecipa a
mostre importanti riscuotendo successo e buone critiche.
Tiziana Lioi, figlia del nostro associato Cecchino, tenne qui a
noi una memorabile lezione di Lingua Cinese, della quale è una appassionata
studiosa. Ha trascorso 3 anni in Cina dove ha insegnato Italiano a Nanchino e
Pechino e dove ha seguito corsi di perfezionamento in Cinese. Ora insegna
Cinese presso l’Università Internazionale di Roma e si sposta frequentemente
tra Roma e Pechino. Venerdì scorso sul settimanale Sette del Corriere della
sera è stata pubblicata una segnalazione del suo ultimo libro, “ Viaggio in
Cina 1907/1908” che racconta del viaggio in Cina dello scienziato italiano
Giovanni Vacca. Questo libro, già presentato a Potenza, sarà presentato anche
ad Oppido presso la sede dell’Associazione Culturale “ Respirare Sinapsi” qui
di fronte, a richiesta dei numerosi amici oppidani di Tiziana. Siamo quindi
tutti invitati a partecipare. Tiziana in precedenza aveva pubblicato altri
libri e cioè: Introduzione alla scrittura cinese, che è una guida per lo studio
della lingua cinese; La traduzione, con introduzione e note, di 4 racconti dal
cinese; la tesi di dottorato su uno scrittore cinese pubblicata a Taiwan;
articoli pubblicati su periodici specialistici uno dei quali tradotto in
spagnolo.
Molte altre ragazze di Oppido ormai sparse in
questo nostro mondo globalizzato portano i tesori delle loro conoscenze e
abilità: voglio citare per tutte Donatella Picciano, mediatrice culturale in
Germania.
La relazione è stata molto apprezzata dai presenti
che hanno tributato al Presidente un caloroso applauso.