lunedì 13 marzo 2017

20 INCONTRO 8 MARZO 2017 RAG. GIUSEPPE DE FELICE
 “Ricordo di donne della storia di Oppido”
Il Presidente della nostra sezione, Giuseppe De Felice, ha tenuto una esauriente conferenza parlando della donna nel nostro paese.
Il primo documento scritto in cui viene nominato Oppido, il nostro paese, è quello rinvenuto casualmente in Egitto, al Cairo, conosciuto come La Cronaca di Giovanni Abdia ed è stato scritto in ebraico nel primo ventennio del 1.100 quindi 900 anni fa. Fu tradotto in italiano da P. Angelo Lancellotti, ora ne leggeremo le prime righe:
“ Drochus sposò una donna di nome Maria; e concepì Maria e diede alla luce a Drochus suo marito due figli nello stesso giorno: il primo nel modo normale per le donne di dare alla luce i loro figli, e lo chiamarono Rogier; il secondo con grandi  sofferenze lo generò sua madre e lo chiamò Johannes, cioè Giuan. E crebbero i ragazzi; e diventò Rogier uomo amante della spada e delle guerre, Johannes, invece, uomo amante della dottrina e della sapienza nei libri,”
Quindi nel primo documento storico del nostro paese viene citata una donna, Maria, sposa del feudatario normanno Drochus, la quale come nota giustamente P. Angelo, certamente era del luogo, come lo stesso nome – Maria- sta ad indicare. Il suo parto felice ha dato a noi Oppidani l’orgoglio di avere il primo cittadino illustre, convertito dal  Cristianesimo alla Religione Ebraica, viaggiatore instancabile in Egitto e nel Medio Oriente, musicista, e che per primo in quelle terre diffuse la trascrizione delle note musicali.
Con un salto di quasi 4 secoli incontriamo un’altra figura femminile che oggi, per quel che accade nelle vicende del nostro Convento, assume particolare rilievo e attualità, Caterina Zurlo, figlia del conte e poi Santo Martire Francesco Zurlo. Leggiamo, dalla storia del Convento scritta a quattro mani da Mario Brienza e Francesco Saverio Lioi:
Il fondatore fu un Martire e un Santo, San Francesco Zurlo….Egli già aveva iniziato i lavori e tutto predisposto per la fondazione del Convento, quando fu mandato dal suo Re Ferdinando I di Aragona nel 1480 in soccorso alla città di Otranto assediata dai Turchi”
Questi purtroppo ebbero la meglio e Francesco Zurlo e gli altri 800 difensori  della città, non volendo abiurare alla loro fede cristiana, furono tutti massacrati.
“ Chiesa e Convento poi furono ultimati dalla figlia ed erede del Martire, Caterina Zurlo la quale,  come è ricordato in tutte le cronache francescane fece scolpire sull’architrave della porta di ingresso al Convento l’anno 1482. … Caterina Zurlo succede al padre Francesco….e nel 1484 andò sposa a Mario Orsini, Conte di Pacentro e la stirpe degli Orsini tenne la signoria di Oppido fino ai principi del secolo 18° e si mantenne sempre affezionata al Convento ed alla Chiesa di Santa Maria di Gesù in cui vollero essere seppelliti.”
Facciamo un altro salto di altri 4 secoli e leggiamo mezza pagina dalla Storia di Oppido di Francesco Giannone in cui è raccontata la violenza perpetrata su 11 donne che lavoravano in campagna da una banda di briganti guidati da 'Ncionciolo e Crocco, il 29 giugno 1864. 'Ncionciolo si vendicò di un suo nemico personale poiché fra le 11 donne violentate, vi era la di lui moglie.
A questo punto viene invitato il socio novantacinquenne Donato Mancuso a raccontare l’episodio che aveva causato l’inimicizia tra 'Ncionciolo e il marito della povera donna, episodio che egli aveva ascoltato da ragazzo e che volentieri racconta ai presenti.
Sappiamo che è imminente l’uscita di un libro sul brigante 'Ncionciolo  scritto dai nostri amici Professori Vincenzo Guglielmucci e Michele Marotta, non so come essi hanno trattato questa triste vicenda, vorrei solo ricordare che alcuni briganti che ora sono esaltati come vendicatori di torti subiti e legalisti difensori della causa borbonica, altri non erano che crudeli e sanguinari banditi.
Dopo l’unità d’Italia, svanito il sogno che il nuovo ordine avrebbe portato benessere e riscatto dalla miseria, molti furono costretti ad emigrare in America, con conseguente disgregazione di tante famiglie e donne rimaste sole ad allevare una prole spesso numerosa, coltivare il misero pezzetto di terreno – se lo possedevano- o andare a lavorare a giornata.
Non si rassegnò a questo triste destino Felicia Muscio, della quale ha scritto la storia Vito Marone. In anteprima venne a raccontarla a noi qui un anno fa. Felicia Muscio è assurta a simbolo della caparbia volontà di ricostruire la sua famiglia all'altro capo del mondo; intraprese un viaggio memorabile e sfidando e superando ogni ostacolo, con la figlia Maria Rosa di appena 3 anni, riuscì a raggiungere il marito in Cile, a Iquique. Era l’anno 1894. Nel Museo dell’emigrazione nel Castello di Lagopesole, la sua figura e la sua epica impresa, sono ampiamente ricordate e raffigurate. Non mi dilungherò a parlarne, perché sono certo che tutti ne abbiamo conoscenza e ricordo.
Così come non mi dilungherò a parlare della tragedia di Capialvo, che lo stesso Vito Marone ha raccontato in un bel volumetto  che volle presentare a noi qui ancora una volta in anteprima il 7 dicembre scorso. Indirizzammo allora al Sindaco una lettera per chiedere l’apposizione di una targa o di una stele commemorativa in prossimità del luogo in cui avvenne la tragedia.
La prima guerra mondiale , che costò la vita a 77 nostri paesani, poi l’epidemia di spagnola e ancora una volta miseria, il cui peso grava spesso sulle donne, alcune vedove di guerra o congiunte di caduti costrette, ora più di prima, ai pesanti lavori di campagna. A chi affidare i piccoli se non c’erano i vecchi di famiglia o del vicinato non più in grado di lavorare?
C’è ad Oppido finalmente un Parroco molto buono, Don Antonio Locantore, del quale leggo da “Oltre la memoria” di Don Giuseppe Greco, il ricordo delle opere di carità verso i piccoli figli dei combattenti, particolarmente gli orfanelli, che raccoglieva in casa, puliva e dava loro da mangiare. E’ stata anche letta qualche strofa della storia di Locantore  composta da Teresa Calabrese che descrive questi gesti di bontà del Parroco don Antonio
Questa lettura mi induce a parlare di Teresa Calabrese sposata ad un Iunnissi e della famiglia conosciuta ad Oppido come “ lu Bersagliere”. Era analfabeta, e dettò a scrivani che si prestavano,  due storie che io ritengo molto interessanti: una sulla Madonna di Belvedere e l’altra sull’Arciprete Locantore, prima ricordato, nostro Parroco per molti anni perseguitato dai fascisti di Oppido e la cui vicenda oltre gli storici locali prima fra tutti don Giuseppe Greco, che ne venne a parlare qui a noi, ha interessato molti studiosi di livello nazionale. La Storia di Locantore dettata da Teresa Calabrese, fu stampata nel 1923 in Brasile per interessamento del figlio Canio ed ebbe una seconda edizione nel 1926. Ne sono state lette le ultime strofe nelle quali  la poetessa si presenta in modo molto intimo e suggestivo.
Ma com’era la vita delle nostre nonne e madri contadine?
Leggiamo dal  libro di Michele Stefanile “ Vita e verità sul proletariato del mezzogiorno qualche passo dal Capitolo XV intitolato “ La donna”. Stefanile ricorda le non facili condizioni di vita delle donne, fino agli anni 50 del secolo scorso, costrette a lavorare in campagna dalla più tenera età, spesso presso terzi, per guadagnare un misero salario. Erano poi costrette ai lavori domestici: accudire ai figli, cucire e rattoppare, impastare e cuocere il pane e questi lavori erano svolti o la mattina presto o la sera al rientro da una faticosa giornata. Lavare la biancheria era un vero problema; prima della costruzione dell’acquedotto che portò l’acqua in paese, bisognava recarsi presso fontane o corsi d’acqua ubicate lontano dal paese, portando in testa pesanti ceste di panni.
E veniamo ad oggi per ricordare tre nostre illustri concittadine viventi:
Elisa Lissi Caronna  archeologa, nata a Torino, cittadina onoraria di Oppido,  moglie di Gerardo Caronna. Raccontava che, la prima volta venuta ad Oppido, era andata ad immergere i suoi piedi nel Bradano, nelle acque attraverso le quali i Greci erano penetrati in Lucania portando la loro civiltà. Aveva acquistato e arredato una casa qui in Via San Michele, dove spesso ritornava. Diresse 4 memorabili campagne di scavo sul Montrone; io ero affascinato dalla sua umanità, aveva entusiasmato i contadini divenuti sotto la sua guida delicati esperti scavatori, felici quando riportavano alla luce mura, oggetti in terracotta e, una volta, il piccolo tesoretto di monete e monili. Ci ha regalato un libro “ Oppido Lucano 1963” che è un canto di amore per Oppido di cui ha elencato le ricchezze archeologiche e artistiche, ma anche ritratti di gente umile che lo abitavano: Rocco il sagrestano, Rosina Savone, Maria Donata Lioi, Teresa Iunnissi ed altri. E’ suo desiderio di essere sepolta ad Oppido, vicino all’amato marito Gerardo, noi ci auguriamo e le auguriamo il più tardi possibile.
Riusciremo ad accogliere i reperti archeologici da lei posseduti e che ha promesso di lasciare a noi, se ci impegneremo a custodirli e valorizzarli? Non abbiamo intanto perduto quelli che l’altra nostra illustre concittadina Vera Armignacco, che dovremmo conoscere meglio, aveva pure a noi destinato?
Lucia Abbasciano, nipote del nostro illustre concittadino Generale dell’aeronautica Vincenzo Lioi e cognata del nostro associato Prof. Rocco Basilio. E’ pittrice di grande originalità, sensibilità e delicatezza. Nei suoi quadri è viva la presenza della sua terra natale, rappresentata con paesaggi di un realismo magico, che sfuma nel sogno e nella poesia. I colori vivi e le linee dorate incantano chi li guarda. A Milano, dove risiede, partecipa a mostre importanti riscuotendo successo e buone critiche.
Tiziana Lioi, figlia del nostro associato Cecchino, tenne qui a noi una memorabile lezione di Lingua Cinese, della quale è una appassionata studiosa. Ha trascorso 3 anni in Cina dove ha insegnato Italiano a Nanchino e Pechino e dove ha seguito corsi di perfezionamento in Cinese. Ora insegna Cinese presso l’Università Internazionale di Roma e si sposta frequentemente tra Roma e Pechino. Venerdì scorso sul settimanale Sette del Corriere della sera è stata pubblicata una segnalazione del suo ultimo libro, “ Viaggio in Cina 1907/1908” che racconta del viaggio in Cina dello scienziato italiano Giovanni Vacca. Questo libro, già presentato a Potenza, sarà presentato anche ad Oppido presso la sede dell’Associazione Culturale “ Respirare Sinapsi” qui di fronte, a richiesta dei numerosi amici oppidani di Tiziana. Siamo quindi tutti invitati a partecipare. Tiziana in precedenza aveva pubblicato altri libri e cioè: Introduzione alla scrittura cinese, che è una guida per lo studio della lingua cinese; La traduzione, con introduzione e note, di 4 racconti dal cinese; la tesi di dottorato su uno scrittore cinese pubblicata a Taiwan; articoli pubblicati su periodici specialistici uno dei quali tradotto in spagnolo.
Molte altre ragazze di Oppido ormai sparse in questo nostro mondo globalizzato portano i tesori delle loro conoscenze e abilità: voglio citare per tutte Donatella Picciano, mediatrice culturale in Germania.
La relazione è stata molto apprezzata dai presenti che hanno tributato al Presidente un caloroso applauso.




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