21 INCONTRO 15 MARZO 2017 PROF. FRANCESCO S. LIOI
“Quali consigli può dare un padre a un figlio?”
Quale modo migliore per prepararci alla festa del
papà se non quello di ricordare il rispetto e la riconoscenza di un figlio
verso il proprio padre?
Ancora meglio se questo figlio è un illustre
personaggio del passato: Quinto Orazio Flacco; di questo poeta e dei suoi
rapporti col proprio genitore ci ha parlato il nostro associato Francesco
Saverio Lioi, già docente di Latino e Greco presso il Liceo Classico di
Potenza.
Orazio era nato a Venosa, il padre era un liberto,
cioè uno schiavo liberato, di notevoli capacità tanto da essere riuscito ad
ottenere l'incarico di esattore e di aver raggiunto una buona situazione
economica e possedere casa e campi.
Notò subito le doti di intelligenza e amore per lo
studio di suo figlio e lo iscrisse, ancora ragazzo, alla scuola di Venosa,
frequentata dai figli dei maggiorenti, civili e militari, della cittadina.
Compiuti 11 anni il padre lo condusse a Roma per continuare gli studi,
consentendogli poi di recarsi ad Atene dove frequentò scuole che oggi potremmo
definire di livello universitario. Dopo una breve esperienza militare
nell'esercito di Bruto tornò a Roma, dove visse dedicandosi agli studi, alla
poesia, intessendo rapporti con altri intellettuali, beneficiando della
protezione e dell'amicizia dell'illustre uomo politico Mecenate.
In tutta la sua vita si dimostrò riconoscente
verso suo padre che ritenne il suo vero maestro. Gli aveva insegnato di
osservare le manchevolezze e i vizi altrui come “deterrente” per migliorare se
stesso.
Il Prof. Lioi ha letto alcuni passi dalle opere di
Orazio, nelle quali cita, lodandolo, suo padre, molto belli e che vale la pena
di trascrivere almeno in parte:
“Se la mia indole è intaccata solo
da pochi difetti veniali ed è retta nel resto...se nessuno può rimproverarmi
con ragione avidità o gretteria o vita dissipata nei bordelli... e se sono ben
voluto dagli amici, il merito fu tutto del padre mio”.
Ma il padre fa di più: si trasferisce a Roma perché
il figlio possa frequentare le scuole migliori e formarsi così una cultura che
non avesse nulla da invidiare alle classi più elevate.
“...poi mi accompagnava di persona,
pedagogo impeccabile, da un maestro all'altro. In breve: egli seppe mantenermi
pieno di ritegno, che è il più alto grado di virtù, lontano da ogni atto e
anche da ogni figura meno che decorosa... Finché io abbia l'uso della ragione,
non mi sognerò di vergognarmi di un padre come questo, e quindi non me ne
scuserò come fanno i più, dicendo che non è colpa loro se non hanno genitori di
nascita libera e illustre”.
Con queste letture tratte da opere scritte 2.000
anni fa dal nostro conterraneo Orazio, e che meriterebbero di essere meditate
dai giovani di oggi che vivono, spesso, legami familiari molto labili, si è
chiusa una bella serata.
G.D.F.
Nessun commento:
Posta un commento