martedì 29 marzo 2016

Mercoledì 30 marzo 2016

alle ore 18.30

presso la Biblioteca Comunale

si terrà la seguente conferenza:

“Felicia:
cronaca di un viaggio straordinario”
raccontato da


Vito Marone




Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.


domenica 27 marzo 2016

22° INCONTRO –23 marzo 2016- Prof. Antonio M. CERVELLINO
“Il Getsemani”
Proiezione del video con commento dell’autore
L’incontro di questa sera è stato dedicato alla proiezione di un video registrato nella Chiesa madre di Pietragalla durante la rappresentazione della Passione di Cristo in cui sono stati eseguiti dalla corale pietragallese alcuni brani della composizione del Maestro Nino Cervellino “Il Getsemani”.
Prima della proiezione l’oratore ha illustrato il percorso che lo aveva portato a realizzare quel lavoro.
I presenti hanno apprezzato e ringraziato l’autore con un caloroso applauso.
D.M.

martedì 22 marzo 2016

16° INCONTRO 10/02/2016 Dott. SAVERIANO LIOI

“LA CHIRURGIA UROLOGICA OGGI”
“Chirurgia mini-invasiva, laparoscopica, robotica”

Da sempre si ha in medicina la consapevolezza che molte delle conseguenze negative di un atto chirurgico sono legate al traumatismo dello stesso. Da questo punto di partenza si è quindi sviluppato il concetto di chirurgia mini-invasiva.
Minimizzando il traumatismo e attuando delle tecniche chirurgiche mini-invasive si tende a ridurre le perdite di sangue, il dolore post-operatorio ottenendo cosi una drastica riduzione delle infezioni chirurgiche con precoce ripresa delle funzioni, riduzione di degenza ospedaliera e convalescenza e quindi consistente risparmio economico per la società.
Il concetto di chirurgia mini-invasiva ha agito da propulsore per lo sviluppo di una chirurgia tecnologica.
Sfruttando al meglio tutte le tecnologie attuali nel campo dei materiali, dell’informatica, della ingegneria biomedica e robotica si pratica oggi una chirurgia mini-invasiva che sfruttando gli orifizi e le cavità degli organi corpo -chirurgia endoscopica- oppure attraverso minime incisioni - laparoscopia e laparoscopia robotica - riduce al minimo il traumatismo chirurgico.
Con la chirurgia laparoscopica (dal greco laparos= addome e scopeo=guardo) si accede alla cavità addominale praticando piccole incisioni dell’ordine del centimetro sulla parete addominale e insufflando la cavità con anidride carbonica si crea uno spazio di lavoro dove e possibile visionare e manipolare gli organi con strumenti di alcuni millimetri di diametro.
L’utilizzo delle fibre ottiche e delle moderne tecnologie di imaging permette poi di aver una visione magnificata e più chiara rispetto a quello che succede ad occhio nudo nella chirurgia tradizionale.
La chirurgia urologica negli anni è stata una branca pionieristica nello sviluppo di queste tecniche soprattutto per quel che riguarda l’endoscopia (oltre il 90% della chirurgia prostatica e vescicale si esegue da circa 30 anni per via endoscopica). Ad oggi quasi tutti gli interventi urologici possono essere eseguiti per via laparoscopica.
Vi sono alcune controindicazioni alla laparoscopia costituite principalmente dalle condizioni del paziente (principalmente grave insufficienza respiratoria o cardiaca e pregressi interventi chirurgici addominali con sviluppo di aderenze).
Gli svantaggi della laparoscopia sono pochi e legati essenzialmente all’esperienza del chirurgo in quanto è una tecnica che richiede una lunga curva di apprendimento per familiarizzare con l’utilizzo dello strumentario laparoscopico che priva di fatto il chirurgo della sensibilità tattile e della visione tridimensionale.
L’evoluzione della chirurgia laparoscopica ha cercato di superare i limiti legati allo strumentario ed all’assenza di visione tridimensionale ricercando strumenti più precisi ed affidabili in grado di riprodurre in maniera più fedele i movimenti delle mani del chirurgo.
Lo strumentario laparoscopico si evoluto con l’utilizzo di bracci meccanici mutuando tecnologie pensate in ambito militare per la tele-chirurgia dando cosi origine alla cosiddetta chirurgia robotica.
La chirurgia robotica è in realtà così definita impropriamente in quanto i bracci meccanici utilizzati non sono in grado di muoversi autonomamente (come invece farebbe un vero robot), ma sono sempre azionati dal chirurgo.
Il primo intervento con questa tecnica fu eseguito nel 2001 (operazione Lindebergh: una colecistectomia con chirurgo a New York e paziente a Strasburgo).
Con la tecnica robotica il chirurgo a distanza dal tavolo operatorio guarda in un visore l’immagine proiettata da due microtelecamere inserite all’interno del paziente tramite un accesso laparoscopico (10 mm) e manovra con le dita delle manopole che riproducono istantaneamente i movimenti effettuati dalle mani stesse eliminando il tremore e ampliando notevolmente il range di movimenti che si avrebbe a mano libera o con i tradizionali strumenti laparoscopici. I vantaggi della robotica sono gli stessi della chirurgia mini-invasiva ma in aggiunta alla laparoscopia pura vi è una elevata precisione degli strumenti e un’amplissima gamma di movimenti, una più precisa coordinazione occhio-mano del chirurgo e una visione ancora migliore del campo operatorio (si ha una visione magnificata in 3D).
Tutto questo amplifica e migliora i vantaggi della chirurgia mini-invasiva sopra esposti. La curva di apprendimento inoltre è notevolmente ridotta rispetto alla laparoscopia pura.
Vero handicap della chirurgia robotica al momento sono i costi molto elevati anche per l’assenza di aziende concorrenti nella fornitura del sistema DaVinci e dello strumentario di consumo.
In Italia la tecnica robotica si è sviluppata in maniera esponenziale dal 2006 e oggi oltre 70 centri ne sono dotati.
L’ AOR San Carlo di Potenza è dotata di robot DaVinci da gennaio 2013.
L’UOC di Urologia dopo un anno di training  ha eseguito nel biennio 2014/15 oltre 100 interventi con tecnica robotica .
La serata si è conclusa con apprezzamenti ed applausi.

Dr. S. L.
Mercoledì 23 marzo

alle ore 18.30

presso la Biblioteca Comunale

il Prof. Antonio M. Cervellino

terrà la seguente conferenza:

“Il Getsemani”

Proiezione del video con commento dell’autore





Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.


martedì 15 marzo 2016


Mercoledì 16 marzo

alle ore 18.30

presso la Biblioteca Comunale

il Rev.do  D. Giuseppe Greco


terrà la seguente conferenza:

“Locantore: perseguitato di Oppido Lucano”






Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.

lunedì 14 marzo 2016

AVVISO

Si porta a conoscenza dei signori soci che le adesioni al Viaggio di istruzione a Montescaglioso e Miglionico del 10 aprile 2016  si ricevono il mercoledì e il venerdì presso la sede sociale dalle ore 18.00 alle 20.00.

Per motivi organizzativi il termine ultimo è fissato, improrogabilmente, per il 30 marzo 2016.
19° INCONTRO –02 marzo 2016 Prof. Giuseppe DE BONIS
“I Longobardi: il secondo popolo germanico in Italia”

         Il Prof. Giuseppe De Bonis ha tenuto una relazione sui  Longobardi, il secondo popolo germanico disceso in Italia.
“La vicenda storica dei Longobardi è difficile da definire per due motivi: 1. l’inizio della storia dei Longobardi è avvolta dal mistero delle loro origini e della loro lingua (forse appartenevano al gruppo dei Germani dell’Elba); 2. la loro storia si svolge in gran parte nella penisola italica in un periodo confuso, in cui l’Italia era diventato un territorio conteso da vari poteri forti e i Longobardi si trovarono schiacciati da una serie di eventi che portarono alla loro scomparsa.
I Longobardi, provenienti dalla Pannonia (tra Austria e Ungheria), giunsero in Italia nel 568, guidati da re Alboino, al termine della dominazione degli Ostrogoti di Teoderico, in un momento in cui l’Italia era contesa tra Occidente e Oriente, era sede della Chiesa di Roma, di ciò che rimaneva dell’Impero romano d’Occidente e dell’Impero romano d’Oriente ed era già stremata da guerre e pestilenze. L’immagine dei Longobardi come distruttori e invasori dipende da quanto ci è riferito da voci autorevoli come quella di papa Gregorio Magno: “nel 568, giunsero i Longobardi feroci, che abbattevano uomini come il mietitore le spighe, che cambiarono il volto dell'Italia […] Non so quello che capita altrove, ma in Italia la fine del mondo è tutt'altro che prossima: è già avvenuta”  (Dialogi, II.27 e III.38).
L’invasione dell’Italia non fu subitanea, né completa: i Longobardi furono contrastati dai Bizantini e riuscirono a impadronirsi solo del nord (Friuli, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia) e della Toscana. Nel sud formarono i ducati di Spoleto e Benevento, separati da un ‘corridoio’ bizantino che univa il Lazio alla Romagna.
Nella fase iniziale, la migrazione in Italia dei Longobardi si configurò come un’operazione militare più che come un progetto politico, ma poiché i corpi dell’esercito corrispondevano a nuclei tribali, le farae (questo è il nome degli avamposti militari e abitativi dei Longobardi), indirizzati alla conquista di punti strategici, essi divennero il punto di partenza per colonizzazioni stabili. Nel corso degli anni, tali avamposti militari divennero ducati e parte integrante di un vero e proprio Regno Longobardo, che dovette sempre misurarsi con la Chiesa di Roma, con Bisanzio e con i Franchi, difensori del papa.
Dopo i governi di Alboino, Autari, Agilulfo, nel VII secolo, sotto re Rotari, i Longobardi conquistarono la Liguria e stabilirono la capitale del regno a Pavia. A Rotari si deve il noto Edictum Rothari (643), una raccolta delle leggi della tradizione germanica scritta completamente in latino, frutto dell’influenza culturale romano-latina sui Longobardi. Tale documento raccoglie numerose parole germaniche latinizzate, come gastaldi, faida e altre, che sono entrate nel lessico italiano.
Il dominio longobardo in Italia durò due secoli, fino a quando Carlo Magno con la conquista di Pavia (744) pose fine al regno longobardo, guidato, negli ultimi anni, da alcune sfortunate scelte politiche degli ultimi due re longobardi, Liutprando e Desiderio.
Le fonti più autorevoli che narrano la storia e descrivono le tradizioni dei Longobardi sono la Historia Langobardorum di Paolo Diacono e l’Edictum Rothari, entrambi in latino. Nonostante questo popolo germanico sia scomparso molto presto dalla storia d’Italia senza lasciare documenti diretti della propria lingua, l’Italia e alcuni dialetti italiani conservano alcune tracce linguistiche della presenza longobarda. Parole come ‘fara’ (gruppo migrante) e ‘sala’ (corte, fattoria) in nomi di luoghi come ‘Fara Sabina’ e ‘Sala Consilina’, termini giuridici come ‘guidrigildo’, ‘faida’, termini comuni come ‘zaffo’ (tappo per le botti), ‘panca’, ‘milza’, ‘chiascione’ (da ‘plaio’) sono tutti di origine longobarda e sono prova della loro presenza in Italia”.
La serata si è conclusa con domande e curiosità rivolte all’oratore e con un applauso finale.
G. D. B.


martedì 8 marzo 2016

Mercoledì  9  marzo 2016

alle ore 18.30

presso la Biblioteca Comunale


la Dott. ssa  Angela Calocero


terrà la seguente conferenza:

“Antropologia dell’alimentazione

senso e sensi del gusto”






Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.