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INCONTRO –02 marzo 2016 Prof. Giuseppe DE BONIS
“I Longobardi: il secondo popolo germanico in Italia”
Il Prof. Giuseppe De Bonis
ha tenuto una relazione sui Longobardi, il
secondo popolo germanico disceso in Italia.
“La vicenda storica dei Longobardi è difficile da
definire per due motivi: 1. l’inizio della storia dei Longobardi è avvolta dal
mistero delle loro origini e della loro lingua (forse appartenevano al gruppo
dei Germani dell’Elba); 2. la loro storia si svolge in gran parte nella
penisola italica in un periodo confuso, in cui l’Italia era diventato un
territorio conteso da vari poteri forti e i Longobardi si trovarono schiacciati
da una serie di eventi che portarono alla loro scomparsa.
I Longobardi, provenienti dalla Pannonia (tra
Austria e Ungheria), giunsero in Italia nel 568, guidati da re Alboino, al
termine della dominazione degli Ostrogoti di Teoderico, in un momento in cui
l’Italia era contesa tra Occidente e Oriente, era sede della Chiesa di Roma, di
ciò che rimaneva dell’Impero romano d’Occidente e dell’Impero romano d’Oriente
ed era già stremata da guerre e pestilenze. L’immagine dei Longobardi come
distruttori e invasori dipende da quanto ci è riferito da voci autorevoli come
quella di papa Gregorio Magno: “nel 568, giunsero i Longobardi feroci, che
abbattevano uomini come il mietitore le spighe, che cambiarono il volto
dell'Italia […] Non so quello che capita altrove, ma in Italia la fine del
mondo è tutt'altro che prossima: è già avvenuta” (Dialogi,
II.27 e III.38).
L’invasione dell’Italia non fu subitanea, né completa: i Longobardi furono
contrastati dai Bizantini e riuscirono a impadronirsi solo del nord (Friuli, Veneto,
Lombardia, Piemonte, Emilia) e della Toscana. Nel sud formarono i ducati di
Spoleto e Benevento, separati da un ‘corridoio’ bizantino che univa il Lazio
alla Romagna.
Nella fase iniziale, la migrazione in Italia dei
Longobardi si configurò come un’operazione militare più che come un
progetto politico, ma poiché i corpi dell’esercito corrispondevano a nuclei
tribali, le farae (questo è il nome degli avamposti militari e
abitativi dei Longobardi), indirizzati alla conquista di punti strategici, essi
divennero il punto di partenza per colonizzazioni stabili. Nel corso degli
anni, tali avamposti militari divennero ducati e parte integrante di un vero e
proprio Regno Longobardo, che dovette sempre misurarsi con la Chiesa di Roma,
con Bisanzio e con i Franchi, difensori del papa.
Dopo i governi di Alboino, Autari, Agilulfo, nel VII
secolo, sotto re Rotari, i Longobardi conquistarono la Liguria e
stabilirono la capitale del regno a Pavia. A Rotari si deve il noto Edictum
Rothari (643), una raccolta delle leggi della tradizione germanica scritta
completamente in latino, frutto dell’influenza culturale romano-latina sui
Longobardi. Tale documento raccoglie numerose parole germaniche latinizzate,
come gastaldi, faida e altre, che sono entrate nel lessico
italiano.
Il dominio longobardo in Italia durò due secoli,
fino a quando Carlo Magno con la conquista di Pavia (744) pose fine al
regno longobardo, guidato, negli ultimi anni, da alcune sfortunate scelte
politiche degli ultimi due re longobardi, Liutprando e Desiderio.
Le fonti più autorevoli che narrano la storia e
descrivono le tradizioni dei Longobardi sono la Historia Langobardorum di Paolo Diacono e l’Edictum Rothari, entrambi in latino. Nonostante questo popolo
germanico sia scomparso molto presto dalla storia d’Italia senza lasciare documenti
diretti della propria lingua, l’Italia e alcuni dialetti italiani conservano
alcune tracce linguistiche della presenza longobarda. Parole come ‘fara’
(gruppo migrante) e ‘sala’ (corte, fattoria) in nomi di luoghi come ‘Fara
Sabina’ e ‘Sala Consilina’, termini giuridici come ‘guidrigildo’, ‘faida’,
termini comuni come ‘zaffo’ (tappo per le botti), ‘panca’, ‘milza’,
‘chiascione’ (da ‘plaio’) sono tutti di origine longobarda e sono prova della
loro presenza in Italia”.
La serata si è conclusa con domande e curiosità
rivolte all’oratore e con un applauso finale.
G. D. B.