Il Prof.
Scarfiello ha esordito rilevando la difficoltà a definire il
concetto di povertà, che assume significati diversi se
rapportato a differenti momenti storici o aree geografiche.
In Europa si inizia a
parlare di povertà agli albori della rivoluzione industriale,
nel 1700, quando masse di contadini abbandonavano le campagne
attratti nelle città dalle nascenti industrie per sfuggire
alla miseria ed alla fame, spesso incontrando purtroppo le stesse
condizioni di vita.
Sociologi ed economisti
soprattutto di cultura anglosassone, hanno studiato nei secoli
successivi le cause e gli effetti della povertà.
Ora si ritiene povero chi
ha un reddito inferiore al 50% del reddito medio di uina popolazione.
Ha messo poi in evidenza
come oggi l'interesse sull'argomento è animato da due studiosi
sociologi dell'Università di Torino: Nicola Negri e Antonella
Meo.
Tuttavia il dibattito,
anche a livello mondiale, si incentra sulla figura del premio Nobel
1998 Amarthya G. Sen, attualmente Rettore del Trinity College di
Cambridge, il quale sostiene che la condizione di povertà si
coniuga con la condizione di libertà.
Oggi la condizione di
povertà sicuramente ha cambiato volto soprattutto in
conseguenza della globalizzazione e della crisi economica globale per
cui oggi povero è il clochard, povero il tossicodipendente
figlio di disoccupati, povera è la prostituta immigrata
clandestina.
Ma quanta differenza fra
loro! E quindi quanta difficoltà per promuoverne l'emersione!
E' seguita la
riflessione, piuttosto amara, che a fronte della povertà, si
rilevano fenomeni sempre più diffusi di corruzione, privilegi
e sprechi.
Nel
dibattito poi aperto con i presenti, si è insistito sulle
disuguaglianze, con la riflessione conclusiva
che, nonostante tutto, almeno nella nostra società non mancano
edificanti esempi di solidarietà.