martedì 15 febbraio 2022

La Costituzione Italiana

 6° Incontro - 15/12/2021 - " Lettura e commento della Costituzione Italiana - Articoli 9/12" a cura del Presidente Giuseppe De Felice

Si riporta la relazione letta dal Presidente.

Nell'incontro del 24 novembre scorso il Prof. Franco Scarfiello ci ha parlato della storia delle Costituzioni che, all'inizio, erano concessioni o cessione di poteri che i sovrani del tempo, su pressione di sudditi potenti e interessati, accordavano ai propri sudditi.

La nostra Costituzione, approvata dal Parlamento il 22/12/1947 ed in vigore dal 1/1/1948, non fu concessa da nessun potere costituito, ma fu espressione della liberazione dell'Italia dal Fascismo e conquistata dagli Italiani che al regime dittatoriale si erano opposti, soprattutto con le lotte della Resistenza.

Ricordiamo l'altra data molto importante della nostra storia: subito dopo la guerra, il 2 giugno 1946, si votò contemporaneamente per decidere la forma istituzionale dello Stato e cioè se mantenere la Monarchia o passare ad un regime repubblicano ed anche per eleggere i rappresentanti del popolo che avrebbero fatto parte dell'Assemblea Costituente incaricati di redigere la nostra Costituzione dando così forma al nuovo Stato.

Ad Oppido, come votarono i nostri antenati?

Nel referendum su Monarchia o Repubblica votarono per la Monarchia 1.603 votanti e per la Repubblica appena 501.

Per l'Assemblea Costituente , la D.C. ottenne 1.028 voti e il P.C.I. 239, questi i due partiti che ottennero più voti.

Ricordiamo due eletti in Regione in questa votazione: per la D.C. il giovane Emilio Colombo, di appena 26 anni, che avrebbe poi fatto una brillante carriera politica, più volte Ministro, Presidente del Consiglio, Deputato Europeo. Per il Partito Socialista Aldo Enzo Pignatari, che aveva un'importante proprietà agricola nel nostro paese, condotta in modo molto rispettoso dei diritti dei lavoratori occupati e promotore di un acquedotto rurale utile a molti agricoltori di Piangorgo e zone limitrofe.

La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato che fissa i principi ai quali tutte le leggi devono attenersi. Infatti noi ogni tanto sentiamo dibattere i politici se una legge sia rispettosa o in contrasto con la Costituzione e se possa essere approvata o mantenuta - se già in vigore- oppure annullata. 

Ma chi decide in definitiva la costituzionalità di una Legge? La Corte Costituzionale che è la suprema Corte, formata da Magistrati di chiara fama e affidabilità, che ha il compito principale di giudicare appunto le leggi e gli atti aventi forza di legge, al fine di verificarne la conformità ai principi e ai valori costituzionali e quindi decidere l'applicabilità o l'annullamento.

Passiamo ora a leggere e a commentare insieme gli articoli che ci siamo proposti di esaminare, iniziando dall'art. 9, visto che nel precedente incontro avevamo letto gli articoli dall'1 all'8.

Art. 9 - Questo articolo impegna la nascente Repubblica a promuovere la cultura, la ricerca scientifica e tecnica e la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico. La cultura  è  strumento di civiltà e democrazia,che lo Stato deve promuovere  in primo luogo attraverso le scuole di ogni ordine e grado, rimuovendo gli ostacoli che ne impediscono la frequenza , derivanti da situazioni economiche e sociali disagiate o da impedimenti fisici. 

L'importanza della ricerca scientifica la sperimentiamo tutti in questo tragico momento di pandemia, considerando che la scienza ha messo a disposizione dell'intera umanità , in tempi rapidissimi, un vaccino per combattere il tremendo virus covid 19.

Altrettanto importante la ricerca tecnica che impegna gli studiosi a trovare sempre nuovi strumenti utili allo sviluppo economico ed a migliorare gli stili di vita di tutti.

La seconda parte dell'articolo è finalizzata alla salvaguardia e alla tutela del patrimonio storico e artistico del quale l'Italia è particolarmente ricco e a tutelare il paesaggio , pur esso bene prezioso, non sempre purtroppo oggi adeguatamente rispettato.

Art. 10 - Più impegnativo è il commento dell'art. 10 che riguarda i rapporti internazionali e la situazione degli stranieri in Italia. Dividiamo l'articolo in tre parti. La prima parte afferma l'adattamento del diritto italiano al diritto internazionale e quindi il principio fondamentale che conferisce allo Stato la connotazione di comunità aperta, non arroccata nei suoi confini, autosufficiente e spesso in antagonismo con gli altri Stati. L'adesione convinta  dell'Italia alla Comunità Europea è l'attuazione pratica di questo principio. La seconda parte riguarda la condizione giuridica degli stranieri in Italia. La Costituzione, scritta nel 1947, non poteva prevedere il fenomeno migratorio al quale oggi assistiamo e che crea notevoli problemi politici e sociali. Afferma principi di carattere generale, quale l'estensione agli stranieri immigrati dei diritti fondamentali dell'uomo che nei paesi d'origine non sono loro riconosciuti e quindi l'obbligo della concessione del diritto d'asilo. Interessante l'ultimo comma dell'articolo che riguarda il diritto d'asilo e l'estradizione degli stranieri dal territorio dello Stato e che lascia molte perplessità nella sua applicazione. Ricordiamo il caso dei molti terroristi italiani delle Brigate Rosse che si erano macchiati di gravi delitti, omicidi compresi, e che, giudicati e condannati in Italia, riuscirono a fuggire all'estero dove ottennero protezione. Molti si rifugiarono in Francia dove beneficiarono di quella che fu chiamata la dottrina Mitterand ( allora Presidente della Repubblica) che li riconosceva perseguitati politici dalla Giustizia Italiana, rifiutando la loro consegna all'Italia. L'ultimo caso è stato quello di Cesare Battisti che solo l'anno scorso è stato consegnato, ormai vecchio e ammalato, dal Brasile alla giustizia italiana. Non conosco casi di rifugiati politici stranieri, condannati nel loro paese, per i quali sia stata richiesta l'estradizione.

Art. 11 - Anche questo articolo lo dividiamo in tre parti per una più agevole comprensione. La prima parte afferma che l'Italia ripudia la guerra . Uscita da una guerra disastrosa, non poteva non affermare con grande chiarezza e con formulazione linguistica precisa la natura precettiva e vincolante che è vietato dichiarare o partecipare a guerre offensive. Se dovesse insorgere qualsiasi controversia con altre nazioni, mai ricorrere alla guerra ma cercare la soluzione del contrasto con la diplomazia, attraverso incontri, confronti, riflessioni o ricorrere ad organi di giustizia internazionali come l'ONU. Il divieto però non riguarda la guerra difensiva che è intesa come legittima difesa. 

La seconda parte tratta della limitazione della sovranità nazionale. Per sovranità si intende che uno stato esercita in piena indipendenza l'insieme delle sue funzioni e non può essere limitata o subordinata ad altri Stati. Uno Stato però può consentire una autolimitazione della sovranità, ad esempio quando concede ad altre nazioni o organizzazione di Stati di installare sul suo territorio basi militari o far transitare eserciti o velivoli sul proprio spazio aereo, quando sia necessario assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni. In tal caso anche gli altri Stati coinvolti nella stessa missione debbono procedere alla stessa autolimitazione della propria sovranità. Un caso di autolimitazione della sovranità nazionale in Italia si ebbe nel 1955 quando, a causa del protrarsi della guerra civile nella ex-Jugoslavia con eccidi di civili - a Srebrenica furono sterminati oltre 8.000 musulmani bosniaci- la NATO intervenne militarmente e dall'Italia partivano gli aerei per questa missione.

L'ultima parte afferma che l'Italia promuove e favorisce le organizzazioni internazionali che hanno il compito di assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni, come l'ONU.

Art. 12 - Tratta della bandiera della nostra Repubblica. Quando gli uomini si costituiscono in gruppi di qualsiasi natura sentono l'esigenza di utilizzare segni di riconoscimento.  La bandiera ha sempre costituito il mezzo più semplice ed efficace per identificare un gruppo e quella di una nazione è dunque il segno distintivo di un popolo e della sua identità. La bandiera tricolore è quindi il massimo segno distintivo, con l'inno nazionale, dell'Italia repubblicana, democratica e antifascista. La nascita della nostra bandiera viene fatta risalire al 1794 a Bologna dove due studenti, sull'onda della Rivoluzione Francese, adottarono come segno distintivo una coccarda con i tre colori: bianco, rosso e verde che richiamavano i tre valori: giustizia, uguaglianza e libertà. Quel tricolore venne poi utilizzato sulla bandiera che diversi gruppi di patrioti adottarono, poi adottato dall'Italia Monarchica che vi pose al centro lo stemma sabaudo, tolto quando l'Italia divenne uno Stato repubblicano e democratico.

La relazione è stata seguita con interesse dai soci presenti, intervenuti su diversi punti trattati, animando un vivace dibattito.

                                                                                                                              G. De Felice

La Costituzione Italiana

 3° Incontro - 24/11/2021 - Prof.  Franco Scarfiello

" Lettura e commento della Costituzione Italiana - Articoli 1/8"

Prima di iniziare la lettura con relativo commento e con il contributo di tutti i soci presenti dei primi articoli della Costituzione si è ritenuto opportuno fare una breve introduzione.

  Il Prof. Scarfiello ha cercato di dimostrare che i principi fondamentali della nostra Costituzione non maturano, quasi improvvisamente, alla fine del ventennio fascista e, soprattutto, alla fine della disastrosa 2° guerra mondiale, ma vengono da lontano nel tempo. Così ha  tracciato un rapido escursus storico al riguardo, a cominciare dalla " Magna Carta" del 1215 in Inghilterra per continuare attraverso il '700 illuministico, soprattutto grazie all'opera e al pensiero di Montesquieu con il suo " Esprit des lois" ( Lo spirito delle leggi) e con lo Statuto Albertino della metà dell' 800.

I nostri Padri Costituenti non poterono non tener presenti quelle esperienze oltre che, naturalmente, le tragiche vicende del ventennio e della sciagurata 2° guerra mondiale, nell'accingersi a scrivere la nostra Costituzione.

Dopo questo breve preambolo si è passati alla lettura ed al commento dei primi 8 articoli della Costituzione, che inizia con l'enunciazione dei Principi fondamentali, cioè dei valori che la nostra Repubblica ritiene irrinunciabili e che dovranno essere rispettati da ogni altra legge: se una norma viola questi principi sarà considerata illegittima e rimossa dal novero delle leggi.

L'articolo 1 afferma che la nostra Repubblica è fondata sul  lavoro, che viene elevato al rango di diritto e che la sovranità appartiene al popolo che la esercita con libere elezioni.

Nell'articolo 2 lo Stato riconosce e garantisce i diritti dei cittadini ai quali richiede però l'adempimento dei doveri.

L'articolo 3 afferma che nello Stato non vi devono essere distinzioni fra i cittadini per diversità di razza, lingua, religione, sesso e opinioni politiche. Nella discussione i soci hanno sostenuto che non sempre lo Stato rimuove tutti gli ostacoli che impediscono o limitano il raggiungimento del godimento della piena uguaglianza tra tutti i cittadini.

L'articolo 4 ribadisce ancora meglio che il lavoro è un diritto, ma anche un dovere che tutti i cittadini devono osservare nell'interesse della collettività. I soci commentano che non è facile oggi, soprattutto per i giovani, trovare un lavoro e quindi l'articolo rimane solo una lodevole affermazione.

L'articolo 5 riconosce che la nostra Repubblica è una e indivisibile, anche se sono riconosciute e promosse le autonomie locali. Viene però osservato dai presenti che ora le Regioni ricche del Nord reclamano sempre maggiore autonomia, soprattutto economica, a scapito delle regioni meridionali che hanno minore ricchezza e minori possibilità di assicurare servizi indispensabili  ( (sanitari, scolastici, ecc,) ai cittadini.

A completamento di quanto affermato nel precedente, l'articolo 6 assicura la tutela delle minoranze linguistiche, che nella nostra Regione  è applicata ai parlanti della lingua albanese .

Molto chiaro l'articolo 7 che afferma indipendenti e sovrani lo Stato e la Chiesa Cattolica e che i rapporti tra le due istituzioni sono regolati da patti, variati poi nel corso degli anni.

Anche l'articolo 8 si occupa di Religione e tratta dei rapporti tra lo Stato e le altre Religioni diverse dalla Cattolica, alle quali riconosce pari dignità, libertà di espressione e di organizzazione . 

I soci hanno dimostrato interesse per la lettura dei suddetti articoli della Costituzione, intervenendo con commenti, richiesta di spiegazioni e di chiarimenti.

                                                                                                             G. De Felice

lunedì 7 febbraio 2022

Dante e "La Divina Commedia"



2° incontro

Prof. Rocco Basilio "Dante e La Divina Commedia"

Il Prof. Rocco Basilio, che ormai da alcuni anni apre il ciclo annuale dei nostri incontri settimanali, ha iniziato la sua conferenza ricordando per sommi capi la vita di Dante Alighieri, per poi passare alla lettura e commento del I° Canto della Divina Commedia.

VITA

Il Poeta era nato a Firenze presumibilmente nel 1275 in una famiglia di piccola nobiltà cittadina, benestante. Questo gli consentì di ricevere una raffinata educazione e di acquisire un'ottima formazione culturale.  Aveva  letto e studiato i testi della filosofia greca, dei poeti latini ( in particolare Virgilio, Lucano, Ovidio e Stazio), della Bibbia e dei teologi cristiani (Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino). Nel 1283 vede per la prima volta una ragazza di appena 9 anni , Beatrice Portinari e se ne innamora, divenendo la Musa ispiratrice della "Vita Nova" e figura sempre presente nella " Divina Commedia" e sua guida nella cantica del Paradiso. 
Si iscrisse alla Corporazione dei medici e degli speziali poichè, essendo nobile, non avrebbe tuto partecipare alla vita politica, che era prerogativa solo degli esercenti una professione. Partecipò quindi alla vita politica della sua città. Fu nel Consiglio del Capitano del Popolo e nel gruppo dei Savi e del Consiglio dei Cento.
La popolazione di Firenze era divisa tra Ghibellini e Guelfi che a loro volta si divisero in Guelfi Bianchi, capeggiati dai Cerchi, di cui faceva parte anche Dante, più vicini all'Imperatore e Guelfi Neri, conservatori e più vicini al Papa, capeggiati dai Donati. Nel 1300 Dante fu eletto Priore e quindi nella posizione di oppositore del Papa Bonifacio VIII.
Nell'intento di pacificare la città di Firenze, vi mandò come paciere il Cardinale Matteo d'Acquasparta la cui missione però non ebbe successo. Il Papa perseguì nel suo intento ed inviò a Firenze un nuovo paciere, Carlo di Valois, che parteggiò apertamente per i Guelfi Neri. Dante era a Roma con una delegazione di ambasciatori presso il Papa quando fu accusato di frode, concussione e baratteria ed a pagare un'ammenda di 5.000 fiorini e, al ritorno a Firenze, alla pubblica umiliazione. Egli non volle accettare questa ingiusta condanna e decise di non fare ritorno nella sua città, subendo l'ulteriore condanna al rogo se vi fosse ritornato.
Iniziò così la sua vita di esule, peregrinando tra  le corti dei signori del tempo, i Malaspina della Lunigiana, gli Scaligeri di Verona, Cangrande della Scala, Guido Novello da Polenta di Ravenna il quale lo inviò ambasciatore a Venezia. Nel viaggio di ritorno da questa missione contrasse la malaria, causa della sua morte nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 all'età di 56 anni.
Durante questo suo peregrinare tra le città italiane prese coscienza delle divisioni e delle lotte tra fazioni, delle interferenze  della Chiesa sempre più mondanizzata, dell'assenza   dell' Imperatore,  situazioni che arrecavano grave danno alle popolazioni, ben descritte nelle sue opere.

STRUTTURA DELL' INFERNO DANTESCO.

Dante immagina che la voragine dell'Inferno a forma di imbuto, sia stato causato dalla caduta di Lucifero, scacciato dal Paradiso, il quale si trova nella parte più profonda di esso.  E' formato da gironi sui quali i peccatori scontano la loro condanna, iniziando da coloro che hanno commesso colpe meno gravi e via via da quelli che si sono macchiati di colpe più gravi, fino all'ultimo maggior peccatore che aveva sfidato lo stesso Dio, Lucifero, che si trova nella parte più profonda.
Il poema ha inizio con un prologo nel quale si accenna ai temi che saranno trattati e dove non compaiono dannati.  Unici personaggi  il poeta Virgilio, che rappresenta la ragione umana, e Beatrice, che dal Paradiso incarica Virgilio di accompagnare Dante nell'Inferno e nel Purgatorio, mentre lei stessa lo accompagnerà nel Paradiso.
Il viaggio inizia la sera dll'8 aprile 1300, Venerdì Santo, anno del Giubileo indetto da Papa Bonifacio VIII per offrire ai cristiani che si fossero recati a Roma il perdono dei peccati e la possibilità di iniziare una nuova vita.
Dante, nel racconto del viaggio nell'oltretomba, si serve della tecnica narrativa dell'allegoria che consiste nell'attribuire alla parola un significato diverso da quello suo proprio.

LETTURA DEL PRIMO CANTO

 Il poeta inizia dicendo che, alla metà della sua vita, all'età di 35 anni, si ritrova in una selva oscura, fitta di alberi ( i peccati commessi) che ostacolano il cammino; si addormenta e al risveglio vede la luce del sole ( la speranza) che sta sorgendo dietro la collina che gli sta dinanzi. Inizia a salire quando all'improvviso appaiono una lonza ( che rappresenta la lussuria, l' invidia e la frode) , un leone ( la superbia, la violenza) e infine una lupa ( l'avidità, l'avarizia, la cupidigia) che gli fanno disperare di raggiungere la vetta.
 Sta per tornare indietro quando scorge un'ombra alla quale si rivolge per chiedergli aiuto ( miserere di me, dice). L'ombra si presenta: è il poeta latino Virgilio, suscitando la meraviglia e la sorpresa di Dante che si inchina e lo dichiara suo Maestro, dal quale ha appreso l'arte dello scrivere e di parlare. Virgilio ( la ragione) dice a Dante che gli conviene percorrere un'altra strada per continuare il cammino, perchè la lupa non lo lascerebbe passare per la strada intrapresa.
 Egli lo accompagnerà nell'Inferno e nel Purgatorio , altre anime beate , soprattutto Beatrice, lo accompagneranno nel Paradiso.
Così si conclude il primo Canto. 

I presenti si congratulano con il Prof. Basilio per la bella esposizione con un lungo e caloroso applauso.
                                 
                                                                                                                G. De Felice