lunedì 7 febbraio 2022

Dante e "La Divina Commedia"



2° incontro

Prof. Rocco Basilio "Dante e La Divina Commedia"

Il Prof. Rocco Basilio, che ormai da alcuni anni apre il ciclo annuale dei nostri incontri settimanali, ha iniziato la sua conferenza ricordando per sommi capi la vita di Dante Alighieri, per poi passare alla lettura e commento del I° Canto della Divina Commedia.

VITA

Il Poeta era nato a Firenze presumibilmente nel 1275 in una famiglia di piccola nobiltà cittadina, benestante. Questo gli consentì di ricevere una raffinata educazione e di acquisire un'ottima formazione culturale.  Aveva  letto e studiato i testi della filosofia greca, dei poeti latini ( in particolare Virgilio, Lucano, Ovidio e Stazio), della Bibbia e dei teologi cristiani (Sant'Agostino e San Tommaso d'Aquino). Nel 1283 vede per la prima volta una ragazza di appena 9 anni , Beatrice Portinari e se ne innamora, divenendo la Musa ispiratrice della "Vita Nova" e figura sempre presente nella " Divina Commedia" e sua guida nella cantica del Paradiso. 
Si iscrisse alla Corporazione dei medici e degli speziali poichè, essendo nobile, non avrebbe tuto partecipare alla vita politica, che era prerogativa solo degli esercenti una professione. Partecipò quindi alla vita politica della sua città. Fu nel Consiglio del Capitano del Popolo e nel gruppo dei Savi e del Consiglio dei Cento.
La popolazione di Firenze era divisa tra Ghibellini e Guelfi che a loro volta si divisero in Guelfi Bianchi, capeggiati dai Cerchi, di cui faceva parte anche Dante, più vicini all'Imperatore e Guelfi Neri, conservatori e più vicini al Papa, capeggiati dai Donati. Nel 1300 Dante fu eletto Priore e quindi nella posizione di oppositore del Papa Bonifacio VIII.
Nell'intento di pacificare la città di Firenze, vi mandò come paciere il Cardinale Matteo d'Acquasparta la cui missione però non ebbe successo. Il Papa perseguì nel suo intento ed inviò a Firenze un nuovo paciere, Carlo di Valois, che parteggiò apertamente per i Guelfi Neri. Dante era a Roma con una delegazione di ambasciatori presso il Papa quando fu accusato di frode, concussione e baratteria ed a pagare un'ammenda di 5.000 fiorini e, al ritorno a Firenze, alla pubblica umiliazione. Egli non volle accettare questa ingiusta condanna e decise di non fare ritorno nella sua città, subendo l'ulteriore condanna al rogo se vi fosse ritornato.
Iniziò così la sua vita di esule, peregrinando tra  le corti dei signori del tempo, i Malaspina della Lunigiana, gli Scaligeri di Verona, Cangrande della Scala, Guido Novello da Polenta di Ravenna il quale lo inviò ambasciatore a Venezia. Nel viaggio di ritorno da questa missione contrasse la malaria, causa della sua morte nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 all'età di 56 anni.
Durante questo suo peregrinare tra le città italiane prese coscienza delle divisioni e delle lotte tra fazioni, delle interferenze  della Chiesa sempre più mondanizzata, dell'assenza   dell' Imperatore,  situazioni che arrecavano grave danno alle popolazioni, ben descritte nelle sue opere.

STRUTTURA DELL' INFERNO DANTESCO.

Dante immagina che la voragine dell'Inferno a forma di imbuto, sia stato causato dalla caduta di Lucifero, scacciato dal Paradiso, il quale si trova nella parte più profonda di esso.  E' formato da gironi sui quali i peccatori scontano la loro condanna, iniziando da coloro che hanno commesso colpe meno gravi e via via da quelli che si sono macchiati di colpe più gravi, fino all'ultimo maggior peccatore che aveva sfidato lo stesso Dio, Lucifero, che si trova nella parte più profonda.
Il poema ha inizio con un prologo nel quale si accenna ai temi che saranno trattati e dove non compaiono dannati.  Unici personaggi  il poeta Virgilio, che rappresenta la ragione umana, e Beatrice, che dal Paradiso incarica Virgilio di accompagnare Dante nell'Inferno e nel Purgatorio, mentre lei stessa lo accompagnerà nel Paradiso.
Il viaggio inizia la sera dll'8 aprile 1300, Venerdì Santo, anno del Giubileo indetto da Papa Bonifacio VIII per offrire ai cristiani che si fossero recati a Roma il perdono dei peccati e la possibilità di iniziare una nuova vita.
Dante, nel racconto del viaggio nell'oltretomba, si serve della tecnica narrativa dell'allegoria che consiste nell'attribuire alla parola un significato diverso da quello suo proprio.

LETTURA DEL PRIMO CANTO

 Il poeta inizia dicendo che, alla metà della sua vita, all'età di 35 anni, si ritrova in una selva oscura, fitta di alberi ( i peccati commessi) che ostacolano il cammino; si addormenta e al risveglio vede la luce del sole ( la speranza) che sta sorgendo dietro la collina che gli sta dinanzi. Inizia a salire quando all'improvviso appaiono una lonza ( che rappresenta la lussuria, l' invidia e la frode) , un leone ( la superbia, la violenza) e infine una lupa ( l'avidità, l'avarizia, la cupidigia) che gli fanno disperare di raggiungere la vetta.
 Sta per tornare indietro quando scorge un'ombra alla quale si rivolge per chiedergli aiuto ( miserere di me, dice). L'ombra si presenta: è il poeta latino Virgilio, suscitando la meraviglia e la sorpresa di Dante che si inchina e lo dichiara suo Maestro, dal quale ha appreso l'arte dello scrivere e di parlare. Virgilio ( la ragione) dice a Dante che gli conviene percorrere un'altra strada per continuare il cammino, perchè la lupa non lo lascerebbe passare per la strada intrapresa.
 Egli lo accompagnerà nell'Inferno e nel Purgatorio , altre anime beate , soprattutto Beatrice, lo accompagneranno nel Paradiso.
Così si conclude il primo Canto. 

I presenti si congratulano con il Prof. Basilio per la bella esposizione con un lungo e caloroso applauso.
                                 
                                                                                                                G. De Felice




 

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