giovedì 30 aprile 2015

6° INCONTRO – 20/11/14 –
Prof.ssa PATRIZIA DEL PUENTE
“Oppido e l'area confinante: lingue a confronto”

Dott.ssa CARMEN  SCARFIELLO

“Il dialetto ieri e oggi”
La Prof.ssa Patrizia del Puente, docente di Glottologia e Linguistica presso l'Università della Basilicata, e la Dott.ssa Carmen Scarfiello hanno intrattenuto brillantemente il numeroso pubblico convenuto nella sala del Teatro Obadiah parlando del dialetto di Oppido, delle sue origini e delle sue peculiarità, confrontandolo con i dialetti dei paesi dell’area confinante. La Prof.ssa Del Puente ha iniziato la sua brillante relazione sostenendo che il dialetto è un’altra lingua, di pari dignità dell’Italiano. Da qui la necessità del recupero e della salvaguardia dei dialetti, che sono lo scrigno della storia di una comunità.
L’Università della Basilicata porta avanti il “Progetto ALBA”, Atlante linguistico della Basilicata che studia i dialetti dei 131 comuni della Regione, territorio molto interessante dal punto di vista linguistico, poiché ogni comune ha un dialetto diverso da quelli viciniori, anzi talvolta si riscontrano diversità nell’ambito dei quartieri dello stesso comune. La professoressa ha portato esempi di parole o forme dialettali di Oppido molto diverse da quelle dei comuni confinanti: Cancellara, Acerenza, Genzano, Pietragalla. Molto marcata è la differenza con quest’ultimo centro dove si parla il gallo-italico, una lingua del tutto diversa dalla nostra, parlata anche nel capoluogo di Regione ed in comuni limitrofi.
Ha suscitato curiosità l’affermazione che nei nostri dialetti, in alcune parole che indicano materia, sopravvive dal latino il genere “neutro”, scomparso nella lingua italiana.
La Professoressa, concludendo la sua interessante e molto apprezzata relazione, ha esortato i presenti ad essere orgogliosi del proprio dialetto e ad impegnarsi affinché questo importante presidio culturale non scompaia.
Ha preso poi la parola la nostra compaesana Carmen  Scarfiello, preziosa collaboratrice della Professoressa Del Puente nella ricerca ed elaborazione del progetto ALBA, che ha evidenziato molte altre interessanti caratteristiche del nostro dialetto.
I numerosi presenti hanno a lungo applaudito, si sono complimentati con le due relatrici e le hanno sollecitate a ritornare per continuare ad esporre i risultati dei loro studi.






domenica 26 aprile 2015

Avviso Incontro Mercoledì 29 Aprile 2015

Mercoledì 29 Aprile

alle ore 19:00

presso la Biblioteca Comunale

il Rev.do D. Giuseppe Greco
parlerà sul seguente tema:

“Luoghi di culto minori
Urbani ed extraurbani”



Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.


25° INCONTRO –22/04/2015 – PROF. FRANCO SCARFILELLO
“Il Giubileo: cenni storici”
Il prof. Franco Scarfiello, prendendo spunto dal Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco, ha tracciando la storia del Giubileo. Il relatore ha fatto le differenze tra diversi termini ecclesiastici: conclave, bolla, concilio, concistoro, enciclica, parlando in modo più diffuso del Giubileo straordinario annunciato da Papa Francesco. Inizierà l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016. Prima di quello voluto da Papa Francesco sulla misericordia, sono stati 64 i Giubilei straordinari universali. Mentre quelli ordinari, fino ad oggi, sono 26, l’ultimo fu il Giubileo del 2000 indetto da san Giovanni Paolo II.
Giubileo deriva da Jobel, corno di montone, usato per chiamare la gente alla preghiera. Significa perdonare, condonare ma anche gioire.
-         Giubileo ebraico:
L’anno giubilare richiama ed esige il perdono, la riconciliazione. La celebrazione di quest’anno comportava, tra l'altro, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra. I vincoli stringenti del giubileo ebraico non facevano comodo ad alcuni ceti, per cui alcune pratiche furono revocate.
         Giubileo cristiano:
Nella Chiesa cattolica il Giubileo è l'anno della remissione dei peccati, della riconciliazione, della conversione, della penitenza sacramentale.
Per circa 1300 anni non si parla di giubileo, ma sul finire del 1299 moltissimi pellegrini si radunarono a Roma, spinti da un vero e proprio moto popolare spontaneo nato soprattutto dall’esigenza avvertita dalla gente di tornare alla spiritualità. Per l’occasione pare fossero giunti a Roma 300 mila fedeli. Prendendo spunto da questa vasta iniziativa Bonifacio VIII, nel 1300, indice il primo Giubileo nel quale potevano lucrare l'indulgenza plenaria tutti i fedeli che avessero fatto visita alle Basiliche di San Pietro e San Paolo fuori le mura e decise che si sarebbe celebrato ogni cento anni. Con il passare del tempo, però, il Giubileo divenne occasione per facili guadagni, tanto che le indulgenze venivano concesse senza visitare le basiliche ma con un versamento in denaro. Il giubileo del 1450 fu un fallimento proprio a causa della mercificazione della fede criticata dai luterani. Clemente VI nel 1342 stabilì l’indizione del Giubileo ogni cinquanta anni, mentre Urbano VI nel 1389 (1390) decise che si sarebbe celebrato ogni trentatré anni. Nel 1470 Paolo II determinò la cadenza dell'Anno Santo ogni venticinque anni, a causa della brevità della vita terrena e dell'umana debolezza verso il peccato.

La serata si è conclusa con alcune domande e considerazioni da parte dell’attento pubblico.

martedì 21 aprile 2015

Avviso Incontro Mercoledì 22 Aprile 2015

Mercoledì 22 Aprile

alle ore 18:30

presso la Biblioteca Comunale

il Prof. Franco Scarfiello
parlerà sul seguente tema:

“Il Giubileo: cenni storici”



Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.


19/04/2015 –VIAGGIO DI ISTRUZIONE

“Tursi, Valsinni, diga di Monte Cotugno”

Oggi, domenica 19 Aprile 2015, i “Ragazzi” dell’UNITRE di Oppido hanno partecipato al viaggio di istruzione a Tursi e Valsinni. La giornata è iniziata con un’inattesa pioggia ed una temperatura non proprio primaverile. Un leggero ritardo dell’autobus ha contribuito alla fase di raffreddamento. Ma, nonostante tutto ciò, i nostri giovanotti, una volta a bordo, non sono crollati e non si sono appisolati, ma hanno movimentato il viaggio.
Prima tappa, dopo circa due ore di viaggio, la scalata al santuario di S. Maria d’Anglona su di un colle a 263 m. s.l.m.. Panorama mozzafiato sulla sottostante valle e viaggiatori del lato sinistro strettamente aggrappati al bracciolo. Visita al bellissimo e ben curato santuario e discesa verso la valle per poi risalire a Tursi.
Seconda tappa: la Rabatana. Visita al vecchio borgo, in parte restaurato ed in parte lasciato all’abbandono, ma comunque bello; come tutti i centri storici dei nostri paesi, d’altronde. Discesa a Tursi, visita alla Cattedrale, S. Messa e poi, breve tappa lungo la diga, per raggiungere il ristorante.
Il pranzo è presto servito. Qualcuno si ristora con un brodo caldo, altri con un bicchiere di vino.
Dopo pranzo visita a Valsinni, l’antica Favale. Arrampicata verso il Castello dei Morra lungo un’erta scalinata, per favorire la digestione. Visita alle uniche tre stanze accessibili, arredate con uno stridente mix di oggetti appartenenti ad epoche diverse.
Dall’alto si gode un bel panorama della valle del Sinni. Discesa verso l’autobus e via sulla strada del ritorno. Alle 20.30 siamo ad Oppido.

Il nostro Presidente, in apprensione, ora si starà chiedendo se l’iniziativa è piaciuta. Voi che ne dite?








































24° INCONTRO –15/04/2015 –PROF. ROCCO BASILIO

“Tursi e Valsinni”

La Rabatana e I. Morra

Il relatore, prof. Rocco Basilio, ha intrattenuto i presenti parlando dell’imminente viaggio di istruzione che si terrà domenica 19 c.m. a Tursi e Valsinni. Ha iniziato facendo la storia del santuario di S. Maria d’Anglona che si trova su di un colle a 263 m. s.l.m., nella frazione di Anglona. Nel 410 i Visigoti di Alarico saccheggiarono e semidistrussero Anglona e costruirono un castello su una collina dove gli abitanti sopravvissuti si rifugiarono dando origine alla città di Tursi, patria del poeta Albino Pierro
Nel IX secolo, attorno all'826, ci fu un'incursione dei Saraceni, che lasciarono profonde tracce nell’architettura e nel dialetto. A ricordo dei loro villaggi arabi, i Saraceni denominarono il luogo Rabatana, da Rabat o Rabhàdi o Arabum tana.
Valsinni è menzionato, a partire dall'XI secolo, con il nome di Favale, che significa terra ricca di sorgenti. Appartenne in feudo ai Sanseverino, ai Vivacqua, ai Capaccio, ai Galeota, ai Morra. Nel 1528 il feudo di Gian Michele Morra, padre della poetessa Isabella Morra, passò sotto la Corona di Spagna in seguito alla sconfitta di Francesco I di Francia nei confronti di Carlo V, ed il Morra, che appoggiava il re francese, fu costretto ad emigrare a Parigi insieme a suo figlio Scipione. Sua moglie e gli altri figli, tra cui Isabella, molto legata al padre, invece, restarono a Favale, nel castello che fu teatro della tragica storia di Isabella Morra, giovane ed illustre poetessa uccisa dai fratelli a soli 26 anni dopo che questi ultimi scoprirono la sua relazione epistolare con il poeta spagnolo Diego Sandoval de Castro. Sono state lette poesie di Albino Pierro e di Isabella Morra.

La serata si è conclusa con alcune domande e considerazioni da parte dell’attento pubblico.

mercoledì 15 aprile 2015

AVVISO
Si avvisano i soci ed i simpatizzanti che parteciperanno al viaggio di istruzione a Tursi, Valsinni, diga di Monte Cotugno del 19 c. m. che, per poter rispettare il programma, l’orario di partenza è fissato per le ore 06.30 da P.za G. Marconi, con raduno alle ore 06.20.

Si raccomanda la massima puntualità.

lunedì 13 aprile 2015

Avviso Incontro Mercoledì 15 Aprile 2015

Mercoledì 15 Aprile


alle ore 18:30

presso la Biblioteca Comunale

il Prof. Rocco Basilio
parlerà dei luoghi del viaggio di istruzione:

“Tursi e Valsinni”

La Rabatana e I. Morra




Gli iscritti e tutte le persone interessate sono invitati.


venerdì 10 aprile 2015

23° INCONTRO – 08/04/15 – PROF.  ANTONIO M. CERVELLINO
Episodi della storia di Oppido tratti da “Memorie Storiche dell’antica terra di Oppido” di F. Giannone

Il relatore ha intrattenuto i presenti narrando alcuni episodi tratti dalle “Memorie” di F. Giannone. In particolare si è soffermato sull’episodio dell’assedio da parte dei soldati di Ludovico re d’Ungheria che con circa trentamila uomini era venuto in Italia per vendicare la morte del fratello Andrea, primo marito della regina Giovanna d’Angiò che si supponeva fosse stato ucciso dalla moglie nel castello di Aversa la notte del 20 agosto 1345.
Al suono della buccina una turba di uomini si radunò per partire alla volta di Oppido dove era giunto un capitano napoletano, Lamberto de Fusto che aveva radunato numerosi soldati. Una colonna di uomini, Ungheresi e gravinesi, marciò nel silenzio nella notte e all’alba giunse alle falde di Oppido. Di prima mattina penetrò silenziosamente nel piccolo borgo. La Popolazione ed i soldati preposti alla difesa furono presi nel sonno, il paese fu saccheggiato e dato alle fiamme. Le forze dei gravinesi e degli ungheresi erano preponderanti e l’assedio si protrasse dall’alba al tramonto. Ed entrati in quella Terra, non già insieme, ma l'un dopo l'altro, invasero la stessa Terra da ogni parte; Come intanto furono nella maggior parte dentro, cominciarono a terrore degli abitanti ad appiccare il fuoco ad alcune case di detta Terra: ed ecco sollevarsi rumore grandissimo fra i cittadini ed incredibile stridore di denti di donne che gridavano, e del popolo di detta Terra”. I cittadini, ivi compresa la guardia del castello e gli uomini radunati dal de Fusto, abbandonate le armi ed i cavalli, si diedero alla fuga, disperdendosi nelle campagne e nelle valli vicine.
“Le sorti della guerra non seguirono sempre favorevoli al re d'Ungheria, per modo che Gravina non tardò ad essere ricuperata dalla Duchessa di Durazzo.
Avvenne allora che entratovi come Giustiziere della detta Duchessa Chiccarello di Gesualdo, con molti malandrini di montagna (cum plurimis malendrenis partium montanarum come dice il testo), ne seguì una crudele strage in danno di quelli che aveano parteggiato per gli Ungheresi”.
Era questa una repressione crudele nei confronti di tutti coloro che si erano alleati con gli ungheresi ed avevano preso parte all’assedio del castello di Oppido.
La serata si è conclusa con alcune domande e considerazioni da parte dell’attento pubblico.


martedì 7 aprile 2015

21° INCONTRO –18/03/2015 –DOTT. MICHELE BALDANTONI
“LA DIFESA DEL VIGNETO”
Il relatore, ha intrattenuto i presenti parlando delle principali malattie della vite, della loro sintomatologia e della cura più appropriata. Ha iniziato spiegando come oggi il controllo della diffusione delle malattie della vite avviene attraverso un monitoraggio tecnologico, affidato a strumentazioni dislocate sui campi e collegate a terminali che ne elaborano i dati.
Ha dispensato dei suggerimenti su come riconoscere le principali malattie che colpiscono la vite e sugli opportuni interventi da apportare.
Oidio: si diffonde attraverso più cicli estivi in condizioni climatiche favorevoli; se non viene controllato si innesta la “muffa grigia” o il “marciume acido”.
Difesa: agrofarmaci di contatto e di copertura da ripetere con costanza; prodotti citotrofici, translaminari e sistemici.
Peronospora: si manifesta con macchie di muffetta sulla pagina inferiore della foglia, si sviluppa riducendo l’attività di fotosintesi attaccando foglie, acini e grappoli.
Difesa: Intervento con prodotti di copertura rispettando la regola dei tre 10:
         5-10 cm di lunghezza della vegetazione
         10 mm di pioggia nell’arco di 24-48 ore
         temperatura media superiore a 10°C
Mal dell’esca:
Misure di protezione:
Prima della comparsa dei sintomi
         Usare materiale di propagazione sano
        Evitare di forzare troppo le viti nei primi anni d’impianto e non anticipare troppo l’entrata in produzione
         Evitare squilibri nutrizionali e fisiologici
         Disinfettare spesso gli attrezzi di potatura
         Durante la potatura evitare grossi tagli
         Utilizzare i pali di cemento e non quelli di legno
Dopo la comparsa dei sintomi:
         Marcare le piante infette
  Potare prima le viti apparentemente sane e poi quelle sospette o chiaramente malate
         Rimuovere e bruciare i ceppi di vite cariati e morti e i residui di potatura
         Evitare la trinciatura e l’interramento dei sarmenti.


La serata si è conclusa con numerose domande e considerazioni da parte dell’attento pubblico.