domenica 25 febbraio 2024

La Vergine Maria: Madre di Dio e ideale di donna

XVIII° incontro - Mercoledì 28 febbraio 

"La Vergine Maria: Madre di Dio e ideale di donna"

Don Gaetano Corbo, Direttore del Museo Diocesano e Canonico della Cattedrale di Acerenza


Fin dall'inizio dell'esistenza della Chiesa, la Vergine Maria ha sempre occupato un posto di rilievo nella pietà dei primi cristiani. E così continua ad essere ancora oggi.

In tutto il mondo cattolico la devozione mariana ha ancora oggi un posto preminente nella religiosità popolare.

Il nostro grande Papa Francesco ha delineato un vero e proprio "identikit" della Vergine Maria, indicando in Lei un modello da seguire per le donne dell'epoca contemporanea: antidoto all'individualismo, fonte di vita, sorgente di speranza e gioia vera. Caratteristiche che possiamo individuare rileggendo le Omelie pronunciate da Papa Francesco, nel corso del suo Pontificato, nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che si celebra ogni anno il 1° gennaio.

Ma in Italia, oggi, qual è la situazione?

Secondo l'ultimo rapporto di Save the Children in Italia sono poco più di sei milioni le madri con figli minorenni, sempre in bilico tra famiglia e lavoro, che vengono significativamente penalizzate dal mercato dell'occupazione, a causa del carico di lavoro domestico e di cura, laddove i servizi per l'infanzia non sempre sono adeguati.

Cosa fare dunque per migliorare questa situazione?

Oltre ai cambiamenti radicali necessari nel mondo del lavoro, nel sostegno alla famiglia e nella promozione del ruolo delle donne nella società, i Cristiani ( e tutte le persone di buona volontà) hanno una risorsa in più: possono guardare a Maria Madre di Dio,  Colei che rappresenta un modello di donna e madre per eccellenza.

Ne abbiamo parlato con Don Gaetano Corbo, che ringraziamo per la sua bella relazione, chiara e coinvolgente, che ci ha tenuti in ascolto partecipato per tutta la serata.

Segue Relazione di Don Gaetano 


LA VERGINE MARIA: Madre di Dio e Ideale di donna

UNITRE di Oppido Lucano – 28 febbraio 2024

            Parlare della Madonna ci porta inevitabilmente a parlare della pietà popolare.

            II fenomeno della religiosità popolare si presenta come vasto e complesso; sono molteplici le manifestazioni che connotano il rapporto del popolo con il trascendente.                                     

Sono tante le discipline scientifiche che si occupano della religiosità popolare: storia, antropologia culturale, sociologia, psicologia, ecc.                                                                                 

Anche la Chiesa guarda al fenomeno con molta attenzione, cercando di interrogarsi su un fatto che spesso sfugge al controllo canonico e facendone oggetto delle sue cure pastorali; ma soprattutto sforzandosi di capire il senso della religiosità popolare

 La pietà mariana trova una specie di naturale inserimento nella pietà popolare. Maria è percepita dal popolo cristiano, ovunque e sempre, con un «sensus fidei» essenziale e un intuito del cuore immediato. Il culto della Vergine, nella pietà popolare, è legato a luoghi, appellativi, immagini, preghiere. La Vergine è una presenza viva, forte, esemplare e misericordiosa, ma tutta volta a condurre a Cristo. Il popolo la avverte così e con Lei intesse un dialogo confidenziale e filiale.  Maria dal popolo non è studiata, ma pregata. Nel popolo prevale la ricchezza affettiva e il valore intuitivo, e non i ragionamenti e le conclusioni astratte:  «Questo non vuol dire che la pietà popolare sia pienamente sentimentale, ma che non conserva della dottrina se non quanto alimenta e accresce il suo sentimento affettivo. É da un lato la sua forza, ma insieme la sua debolezza, perché la mancanza di discernimento lo fa pendere verso certe esagerazioni e anche verso l'errore. Appare chiaro che lo sforzo del magistero consiste non tanto nello stimolare quanto nel guidare e, se necessario, nel rettificare. Ma quello sforzo rimane sterile, se non tiene conto della ricchezza affettiva e del valore intuitivo del sentimento popolare. Maria porta Dio nella vita umana: traduce il mistero di Dio con un volto di Madre. Il popolo ha una pre-comprensione dei misteri per via intuitiva ed una assunzione di essi per via esperienziale. Ha l'occhio del cuore e le orecchie dell'anima»  (Mons. Giuseppe Agostino, vescovo di Crotone).

Non voglio fare un discorso sociologico, ma guardare e parlare di Maria con lo sguardo della fede.

            La nostra Fede cristiana è racchiusa nel CREDO (SIMBOLO DI FEDE) che tutte le domeniche professiamo durante la Messa: crediamo in un solo Dio che si è rivelato come Trinità: Padre creatore, Figlio Gesù Cristo salvatore e Spirito Santo santificatore. Per cui non si può parlare della Madonna, madre di Dio, se non si parte dal mistero di Cristo.


Prima parte

1.      IL RUOLO DELLA VERGINE MARIA NEL MISTERO DI CRISTO

 Nel Catechismo della Chiesa Cattolica  al Paragrafo 2 del Credo si dice:                  
« ... FU CONCEPITO DI SPIRITO SANTO, NACQUE DA MARIA VERGINE »

I. Fu concepito di Spirito Santo...

             L'annunciazione a Maria inaugura la « pienezza del tempo » (Gal 4,4), cioè il compimento delle promesse e della preparazione.  Maria è chiamata a concepire Colui nel quale abiterà « corporalmente tutta la pienezza della divinità » (Col 2,9). La risposta divina al suo: « Come è possibile? Non conosco uomo » (Lc 1,34) è data mediante la potenza dello Spirito: « Lo Spirito Santo scenderà su di te » (Lc 1,35).

    La missione dello Spirito Santo è sempre congiunta e ordinata a quella del Figlio.  Lo Spirito Santo, che è « Signore e dà la vita »,  è mandato a santificare il grembo della Vergine Maria e a fecondarla divinamente, facendo sì che ella concepisca il Figlio eterno del Padre in un'umanità tratta dalla sua.

   Il Figlio unigenito del Padre, essendo concepito come uomo nel seno della Vergine Maria, è “ Cristo”, cioè unto dallo Spirito Santo, sin dall'inizio della sua esistenza umana, anche se la sua manifestazione avviene progressivamente: ai pastori, ai magi,  a Giovanni Battista,  ai discepoli, al popolo. 

 II. ...nacque da Maria Vergine

             Ciò che la fede cattolica crede riguardo a Maria si fonda su ciò che essa crede riguardo a Cristo, ma quello che insegna su Maria illumina, a sua volta, la sua fede in Cristo.

La predestinazione di Maria

             « Dio ha mandato suo Figlio » (Gal  4,4), ma per preparargli un corpo  ha voluto la libera collaborazione di una creatura. Per questo, Dio, da tutta l'eternità, ha scelto, perché fosse la Madre del Figlio suo, una figlia d'Israele, una giovane ebrea di Nazareth in Galilea, « una vergine promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria » (Lc 1,27).

             Nel corso del Vecchio Testamento,  la missione di Maria è stata preparata da quella di altre sante donne. All'inizio c'è Eva: malgrado la sua disobbedienza, ella riceve la promessa di una discendenza che sarà vittoriosa sul maligno e quella d'essere la madre di tutti i viventi.  In forza di questa promessa, Sara, moglie di Abramo, concepisce un figlio nonostante la sua vecchiaia.  Contro ogni umana attesa, Dio sceglie ciò che era ritenuto impotente e debole  per mostrare la sua fedeltà alla promessa: Anna, la madre di Samuele,  Debora, Rut, Giuditta e Ester, e molte altre donne.    Maria       « primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. Infine con lei, la eccelsa figlia di Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura la nuova economia ».

L' Immacolata concezione

             Per essere la Madre del Salvatore, Maria « da Dio è stata arricchita di doni degni di una così grande missione ».  L'angelo Gabriele, al momento dell'annunciazione, la saluta come « piena di grazia » (Lc 1,28). In realtà, per poter dare il libero assenso della sua fede all'annunzio della sua vocazione, era necessario che fosse tutta sorretta dalla grazia di Dio.

             Nel corso dei secoli la Chiesa ha preso coscienza che Maria, « colmata di grazia » da Dio,  era stata redenta fin dal suo concepimento. È quanto afferma il dogma dell'immacolata concezione, proclamato da papa Pio IX nel 1854

             I Padri della Tradizione orientale chiamano la Madre di Dio « la Tutta Santa » (Panaghia), la onorano come « immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa una nuova creatura ».  Maria, per la grazia di Dio, è rimasta pura da ogni peccato personale durante tutta la sua esistenza.

«Avvenga di me quello che hai detto...»

            All'annunzio che avrebbe dato alla luce « il Figlio dell'Altissimo» senza conoscere uomo, per la potenza dello Spirito Santo,  Maria ha risposto con « l'obbedienza della fede » (Rm 1,5), certa che nulla è impossibile a Dio: « Io sono la serva del Signore; avvenga di me quello che hai detto » (Lc 1,38). Così, dando il proprio assenso alla parola di Dio, Maria è diventata Madre di Gesù e, abbracciando con tutto l'animo e senza essere ritardata da nessun peccato la volontà divina di salvezza, si è offerta totalmente alla persona e all'opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del mistero della redenzione, sotto di Gesù e con Gesù, con la grazia di Dio onnipotente.

La maternità divina è il titolo che caratterizza la Madonna

            Maria, chiamata nei Vangeli « la Madre di Gesù » (Gv 2,1; 19,25),  prima della nascita del Figlio suo è acclamata, sotto la mozione dello Spirito, da Elisabetta « la Madre del mio Signore » (Lc 1,43). Infatti, colui che Maria ha concepito come uomo per opera dello Spirito Santo e che è diventato veramente suo Figlio secondo la carne, è il Figlio eterno del Padre, la seconda Persona della Santissima Trinità. La Chiesa confessa che Maria è veramente Madre di Dio  (Theotokos).

             Gesù è l'unico Figlio di Maria. Però la maternità spirituale di Maria  si estende anche a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: « Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto "il primogenito di una moltitudine di fratelli" (Rm 8,29), cioè di tutti i fedeli di ogni tempo, alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre ».

             Le ragioni misteriose per le quali Dio, nel suo progetto salvifico, ha voluto che suo Figlio nascesse da una Vergine riguardano tanto la persona e la missione redentrice di Cristo, quanto l'accettazione di tale missione da parte di Maria in favore di tutti gli uomini. Possiamo quindi tirare le seguenti conclusioni:

a) La verginità di Maria manifesta l'iniziativa assoluta di Dio nell'incarnazione. Gesù come Padre non ha che Dio.

b) Gesù è concepito per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria perché egli è il nuovo Adamo  che inaugura la nuova creazione.

c) Gesù, il nuovo Adamo, inaugura con il suo concepimento verginale la nuova nascita dei figli di adozione nello Spirito Santo per la fede. La partecipazione alla vita divina non proviene « da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio » (Gv 1,13)

d) Maria è Vergine perché la sua verginità è il segno della sua fede che non era alterata da nessun dubbio e del suo totale abbandono alla volontà di Dio.

            Dunque Maria è ad un tempo Vergine e Madre perché è la figura e la realizzazione più perfetta della Chiesa:  « La Chiesa [...] per mezzo della Parola di Dio accolta con fedeltà diventa essa pure Madre, poiché con la predicazione e il Battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio. Essa è pure la vergine che custodisce integra e pura la fede data allo Sposo-Gesù ».

 

2.      IL RUOLO DELLA VERGINE MARIA NEL MISTERO DELLA CHIESA

Maria - Madre di Cristo, Madre della Chiesa

             Dopo aver parlato del ruolo della beata Vergine Maria nel mistero di Cristo e dello Spirito, è ora opportuno considerare il suo posto nel mistero della Chiesa.


I. La maternità di Maria verso la Chiesa

Interamente unita al Figlio suo...

             Il ruolo di Maria verso la Chiesa è inseparabile dalla sua unione a Cristo e da essa direttamente deriva. « Questa unione della Madre col Figlio nell'opera della redenzione si manifesta dal momento della concezione verginale di Cristo fino alla morte di lui ».    Dopo l'ascensione del suo Figlio, Maria  « con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa». Riunita con gli Apostoli e alcune donne, « anche Maria implorava con le sue preghiere il dono dello Spirito, che l'aveva già presa sotto la sua ombra nell'annunciazione».

...anche nella sua assunzione...

            « Infine, l'immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima, e dal Signore esaltata come la Regina dell'universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, il Signore dei dominanti, il vincitore del peccato e della morte ».                                                                               L'assunzione della santa Vergine è una singolare partecipazione alla risurrezione del suo Figlio e un'anticipazione della risurrezione degli altri cristiani

...Ella è nostra Madre nell'ordine della grazia

            Per la sua piena adesione alla volontà del Padre, all'opera redentrice del suo Figlio, ad ogni mozione dello Spirito Santo, la Vergine Maria è il modello della fede e della carità per la Chiesa. «Per questo è riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa»  «ed è la figura (typus) della Chiesa». (Conc. Vat. II).  Ma il suo ruolo in rapporto alla Chiesa e a tutta l'umanità va ancora più lontano  « Ella ha cooperato in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo è diventata per noi la Madre nell'ordine della grazia ».

            « Questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell'annunciazione, e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti, assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna. [...] Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice » (Conc. Vat. II).

II. Il culto della santa Vergine

             « La pietà della Chiesa verso la santa Vergine è elemento intrinseco del culto cristiano».  La santa Vergine « viene dalla Chiesa giustamente onorata con un culto speciale. In verità dai tempi più antichi la beata Vergine è venerata col titolo di "Madre di Dio", sotto il cui presidio i fedeli, pregandola, si rifugiano in tutti i loro pericoli e le loro necessità. [...] Questo culto [...], sebbene del tutto singolare, differisce essenzialmente dal culto di adorazione,  prestato al Verbo incarnato come al Padre e allo Spirito Santo, e particolarmente lo promuove »;  esso trova la sua espressione nelle feste liturgiche dedicate alla Madre di Dio  e nella preghiera mariana come il santo Rosario,  compendio di tutto quanto il Vangelo. 

III. Maria - icona escatologica della Chiesa

            Dopo aver parlato della Chiesa, della sua origine, della sua missione e del suo destino, non sapremmo concludere meglio che volgendo lo sguardo verso Maria per contemplare in lei ciò che la Chiesa è nel suo mistero, nel suo « pellegrinaggio della fede », e quello che sarà nella patria al termine del suo cammino, dove l'attende, nella « gloria della Santissima e indivisibile Trinità », «nella comunione di tutti i santi»  colei che la Chiesa venera come la Madre del suo Signore e come sua propria Madre: « La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell'anima, è l'immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell'età futura, così sulla terra brilla come un segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino ». (Conc. Vat, II).

 

Seconda parte

            Dopo la parte teologica, veniamo alla parte più sociologica: MARIA IDEALE DI DONNA.

            Dobbiamo partire dalla concezione della donna nel luogo e nell’ambiente in cui è vissuta Maria di Nazareth.

            Nell’ambiente culturale giudaico al tempo dell’impero romano la donna era completamente subordinata all’uomo. Tutti e due erano considerati creature di Dio, ma l’uomo era la creatura principale e la donna solo un aiuto dato all’uomo. Una preghiera rabbinica diceva: “Ti ringrazio, Dio, di non avermi fatto donna …”. In fatto di eredità se c’era un figlio maschio né la moglie e né le figlie avevano diritto all’eredità.

            Naturalmente una donna guadagnava considerazione nella comunità solo come madre dei figli, per cui venivano disprezzate le donne sterili. Però anche nel V.T. troviamo donne con grande personalità: Sara moglie di Abramo, Rebecca moglie di Isacco che aiuta Giacobbe contro Esaù, Rachele moglie di Giacobbe, Maria sorella di Mosè, Debora la profetessa, Rut la moabita, Ester la regina, Giuditta che uccide Oloferne …

            Ma l’ambiente in cui vivono Maria e Gesù è essenzialmente maschilista e ha poca considerazione della donna, la quale, secondo la legge, anche dopo il matrimonio può essere ripudiata non solo per un adulterio, ma addirittura se non trovava “grazia agli occhi” del marito.

            Ci domandiamo: cosa pensava Gesù delle donne? Come le trattava?

            Per rispondere basta prendere il Vangelo e leggerlo: chi sono le donne che incontra Gesù? Perché vanno da lui? Quale risposta ha dato loro? Quale compito ha affidato loro? Quale speranza ha riposto in loro?

            Sono tante le donne incontrate da Gesù nella sua missione e, come dice Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem, il suo atteggiamento è “estremamente semplice e per questo straordinario: è un atteggiamento caratterizzato da una grande trasparenza e profondità”.      Nessuna donna è allontanata perché il suo sguardo è sempre sereno e buono: scopre la verità, anche quando c’è la miseria esteriore e interiore e le ama con rispetto, riconoscendo in esse una dignità e un valore. Gesù non accetta la situazione di inferiorità della donna e cerca di tracciare una strada nuova.

            Leggendo il Vangelo si incontrano tante donne di diversa età e di diversa condizione:                - la donna “curva che non poteva alzarsi in nessun modo” (Lc 13,11)                                      

- la suocera di Simon Pietro ammalata (Mc 1,30)                                                                          

- la donna affetta da emorragia (Mc 5,24-35)                                                                                

- la figlia di Giaìro (Mc 5,41)                                                                                                           

- la vedova di Nain (Lc 7,13)                                                                                                       

   - l’obolo della vedova nel tempio (Lc 21,1-4)                                                                                  

  - la donna cananea (Mt 15,28)                                                                                                        

- le donne che seguono Gesù e gli apostoli e li assistevano con i loro beni (Lc 8,1-3)                  

    - la donna samaritana al pozzo (Lc 7,37-47)                                                                                        

  - la donna sorpresa in adulterio (Gv 8, 3-11)                                                                                      

- Marta e Maria sorelle di Lazzaro (Gv 11,5)                                                                      

  - le tre Marie: la Madre, Maria di Cleofe e Maria di Magdala. 

Vicine a Gesù nel  dolore, in lacrime sul Calvario e anche le prime testimoni della risurrezione (Mt 28,6)

            L’atteggiamento di Gesù, possiamo pensare, che è stato anche quello di Maria.                            Se guardiamo con attenzione ai pochi momenti di cui si parla di Maria nel Vangelo, possiamo ricavane degli atteggiamenti prettamente femminili che possono parlare anche alle donne di oggi. 

Voglio citarne alcuni.     

                                                                                                                               

   1. Il coraggio . Quello che avesti accettando di diventare ragazza-madre e sfidando anche quella legge che poteva condannarti alla lapidazione.                                                                      

  2. L’amore pieno di fiducia    verso il tuo fidanzato Giuseppe che all’inizio non aveva capito la tua scelta e voleva rimandarti a casa in segreto. Tu sei stata forte e non hai perso la fiducia in lui che poi avrebbe capito e accettato.                                                                                                             

    3. La solidarietà che ti spinse ad accorrere presso la tua parente Elisabetta, che abitava molto lontano e viveva la situazione difficile di una maternità fuori dalle regole naturali e sociali, per portare a lei la tua presenza, il tuo conforto e Gesù che avevi in grembo.                                          

  4. La capacità di sacrificio che nelle donne è così grande e in te ancora di più perché non ti impedì di intraprendere, a pochi giorni dal parto, un viaggio lungo e disagioso da Nazareth a Betlemme e che non ti impedirà anche di arrivare sul Golgota sotto la croce di Gesù e vederlo morire in quel modo straziante.                                                                                                                

  5. L’accoglienza della maternità anche in quelle circostanze impensabili a Betlemme in una grotta,  perché la gioia di quella nascita avrebbe fatto felice il mondo intero.                                        

  6. L’accettazione della vedovanza  perché la morte di Giuseppe ti privò di quell’aiuto umano che ti aveva sostenuto nella vita di ogni giorno.                                                                                       

   7. La forza interiore davanti alla morte del figlio. Tu hai provato ciò che prova ogni mamma davanti alla morte violenta del proprio figlio. Hai certamente pianto ricevendo il corpo esanime di Gesù staccato dalla croce. Quella grandissima forza interiore nasceva dal tuo coraggio certamente, ma anche fu sostenuta dallo Spirito di Dio.                                                                                              

8. La speranza nel futuro. Il tuo immenso dolore di madre non ti portò alla disperazione, ma fu come un tunnel che ti guidò alla speranza, accogliendo la risurrezione del figlio che certamente sarai stata la prima a vedere risorto.                                                                                                         

  9. La fiducia incrollabile nella parola di Gesù per tenere uniti gli apostoli che avevano visto il Risorto ma ancora vivevano nel Cenacolo col timore dei giudei prima di Pentecoste.                           

  10. Il ruolo nella chiesa primitiva. Prima della sua morte e assunzione in cielo Maria, che era stata affidata all’apostolo Giovanni sotto la croce,  certamente ha sostenuto, aiutato, incoraggiato non solo Giovanni ma tutti gli altri discepoli e tutta la chiesa che si stava pian piano formando.

            Vorrei concludere con una invocazione alla Vergine Maria, compagna di viaggio ad ogni cristiano sul cammino della vita. E’ un’invocazione che sgorga dal cuore di un innamorato della Madonna che risponde al nome di don Tonino Bello.

                        SANTA MARIA COMPAGNA DI VIAGGIO

            Santa Maria, Madre tenera e forte,                                                                                      

nostra compagna di viaggio sulle strade della vita,                                                                       

  ogni volta che contempliamo                                                                                                          

le grandi cose che l’Onnipotente ha fatto in te,                                                                       

   proviamo una così viva malinconìa per le nostre lentezze,                                                       

     che sentiamo il bisogno di allungare il passo per camminarti vicino.                         

    Asseconda, pertanto, il nostro desiderio di prenderti per mano                                                 

  e accelera le nostre cadenze di camminatori un po’ stanchi.  

  Divenuti anche noi pellegrini nella fede,                                                                                        

  non solo cercheremo il volto del Signore,                                                                                  

ma, contemplandoti quale icona della sollecitudine umana                                                         

verso coloro che si trovano

 raggiungeremo in fretta “la città”, che è l’umanità che ci aspetta,                                   

 recandole gli stessi frutti di gioia                                                                                                   

   che tu portasti un giorno a Elisabetta lontana, cioè lo stesso Gesù.

 

            Grazie per l’ascolto.  

                                                                                  Don Gaetano Corbo              

                                                                      

 

 


domenica 18 febbraio 2024

Le malattie della Terza Eta' - L'occhio con l'età che avanza

 XVII° incontro - 21 febbraio 2024 - dott. Nino Smaldone

Le malattie della Terza Eta' - L'occhio con l'età che avanza

Biblioteca comunale - ore 18.30

Abbiamo  il piacere e l'onore di ospitare il dott. Nino Smaldone, già Primario Oculista all'Ospedale San Carlo di Potenza,  medico stimato ed apprezzato dentro e fuori dall'ambiente ospedaliero.

E' un onore averlo qui all'UNITRE, ma è anche un piacere ritrovarlo, per i rapporti di amicizia di vecchia data con molti di noi.

Presenta e introduce Gaetano Palumbo.

Si allega : 

PRESENTAZIONE - clicca qui


mercoledì 14 febbraio 2024

Il femminicidio a Oppido nel secolo scorso

 XVI° Incontro - 14 febbraio 2024 - prof. F.S. Lioi

Il femminicidio a Oppido nel secolo scorso

 Il Prof. Francesco Saverio Lioi, prima di parlare dei femminicidi accaduti a Oppido nel secolo scorso, ha trattato della condizione della donna nei nostri paesi fino alla metà del secolo scorso. Ha letto, molto opportunamente, quanto ha scritto in proposito Michele Stefanile nel suo libro " Vita e verità sul proletariato del Mezzogiorno" nel quale è ben descritta la vita delle donne sia se impegnate nei lavori agricoli in proprio o per conto terzi, sia per i lavori domestici e per la crescita dei figli. Situazione che diventava veramente difficile quando i mariti erano sotto le armi durante le due guerre mondiali o emigrati all'estero.

E' passato poi a parlare dei 4 femminicidi che furono i seguenti:

1 - GIULIA MANNUZZI, uccisa dal marito Iunnissi Francesco l'8-2-1916 per sospetto di infedeltà coniugale. Il marito fu condannato a 30 anni di carcere. Scontata la pena visse ad Oppido, conosciuto come Francesco il carcerato.

2 - ANGELA ROSA MANNIELLO, uccisa dal marito Antonio Mancuso la sera del 26 Aprile 1935 in una strada di campagna. Per uxoricidio Antonio fu condannato a 20 anni. In carcere a Turi conobbe Antonio Gramsci anch'egli lì detenuto,

3 - DOMENICA LANCELLOTTI fu uccisa dal marito Malpedi Domenico la notte del 29 Novembre 1938 in preda ad una follia omicida. Motivo: lite per un appezzamento di terreno dotale non avuto dalla moglie. Fu condannato all'ergastolo e morì nell'Ospedale psichiatrico di Volterra il 20/6/1950.

4 - DONATA MARIA GRIPPO uccisa dal marito nella prima notte di matrimonio perchè sospettava di non trovarla vergine. E' questo il famoso femminicidio consumato da Antonio Iunnissi detto Pataticchio il 29 gennaio 19598. Le perizie psichiatriche lo dichiararono affetto da impotenza coeundi strumentale e da imbecillità. Morì l'8/11/1985 nella Casa della Divina Provvidenza - Don Uva di Potenza.

Un altro caso di omicidio di una donna, Maria Luigia Martino, si verificò il 20 Settembre 1933 a causa di una lite per futile motivo con un'altra  donna di un paese vicino; condannata al carcere a vita, morì a Perugia nel 1939.

Prima di concludere la serata Antonio Mancuso ha letto una sua poesia inerente al tema.

                                                                                                                                           G. De Felice

 Breve analisi sul fenomeno del femminicidio in Italia ed in Europa

Il termine “femminicidio” viene utilizzato per descrivere l’omicidio di donne a causa del loro genere. Questo concetto mette in evidenza la natura specifica della violenza che colpisce le donne, evidenziando il contesto di discriminazione e disuguaglianza di genere in cui avviene.   In Italia, il termine “femminicidio” è stato introdotto nella legge n. 119/2013, nota come “Legge sul femminicidio”. Questa legge ha istituito il reato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela o convivenza con la vittima di sesso femminile. Ciò significa che se una donna viene uccisa da un familiare o da una persona con cui convive, l’omicidio viene considerato più grave rispetto ad altri casi di omicidio. Nel contesto europeo, la Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa è uno strumento chiave nella lotta contro il femminicidio, ed è stata ratificata da numerosi paesi europei, definisce il femminicidio come una forma particolarmente grave di violenza. La Convenzione di Istanbul prevede misure volte a prevenire, perseguire la violenza di genere, compreso il femminicidio. Gli Stati membri sono tenuti ad adottare misure legislative e politiche per garantire la protezione delle donne e delle vittime di femminicidio, nonché per perseguire i responsabili e fornire sostegno alle vittime.  L’Unione Europea ha anche adottato una serie di iniziative per combattere il femminicidio e la violenza di genere in generale. La Direttiva 2012/29/UE, nota come “Direttiva sulle vittime”, stabilisce norme minime per i diritti, il supporto e la protezione delle vittime di reati, comprese le vittime di violenza di genere. La direttiva prevede misure per garantire l’accesso a servizi di supporto, informazione e consulenza per le vittime di violenza di genere.  È importante sottolineare che il femminicidio è un problema sociale complesso che richiede un approccio multidimensionale. Oltre alle misure legislative, è fondamentale promuovere una cultura di uguaglianza di genere, sensibilizzare l’opinione pubblica, fornire supporto e protezione alle vittime, nonché garantire l’adeguata formazione delle forze dell’ordine e degli operatori sanitari per riconoscere e affrontare la violenza di genere in modo efficace.                                da:    Diritto.it


Donna …..denuncia!

Donna, figlia, moglie, madre, amante,

 quante volte, ogni giorno son tante, 

percossa, derisa, sfruttata, derubata

 dell’anima e corpo, umiliata, 

stuprata dall’anonimo mostro, dal maschio bestiale,

 dal mostro di casa, dall’amico abituale.

 Nel dolore più fitto rinchiusa, 

col pensiero alla gogna, non muovi l’accusa.

 Senza fio, discosto da rogna, 

il carnefice gode, ripete… e tu vivi vergogna.

 Così fragile preda ti mostri in sua mano

 e il tuo urlo d’aiuto, or tardi, può essere vano, 

 perché il bruto ti scuote più forte,

 può essere l’ultimo, un grido di morte.

 La tua vita è sol tua, rammenta,

 non permettere a mano irruenta,

 seppur padre, compagno, marito, 

che ti faccia del male, che rimanga impunito. 

Alla prima molestia, alla prima violenza, 

denuncia l’artefice, non aver reticenza. 

Denuncia chi t’offre lavoro o successo,

 e poi su strada ti vende come schiava di sesso.

 Come giunco al passar di tempesta 

non spezzare l’orgoglio, ma solleva la testa, 

men profonda sarà la ferita, 

più lieve il dolore e forse salva la vita! 

                                                                 Antonio Mancuso