19 incontro
01 marzo 2017 Prof LUCIO CORVINO
“La tradizione dell’Arpa a Viggiano:passato, presente e futuro”
con la partecipazione dei maestri manuel zito e daniela ippolito
In
attesa dell’inizio della relazione i maestri Daniela Ippolito e Manuel Zito
hanno eseguito alcuni brani vocali e strumentali, tra cui il “Cupa-cupa” di S. Mauro Forte.
Dopo
la presentazione da parte del Presidente G. De Felice, inizia la sua esposizione
il Prof. Lucio Corvino, docente di lettere presso il Liceo artistico coreutico
e musicale di Potenza, parlando della tradizione dell’arpa a Viggiano.
L’arpa
è uno strumento della tradizione viggianese che ad un certo punto scompare e
diventa difficile da trovare. Notizie si evincono da riferimenti ad un’arpa
della fine dell’800, ma l’arpa viggianese la troviamo presente in documenti
storici ed in alcuni presepi napoletani del ‘700. Suonatori provenienti da
Viggiano si recavano a Napoli con il fedele strumento nel periodo natalizio e
si fermavano fino a carnevale improvvisando suonate davanti alle chiese o nelle
piazze, chiedendo un obolo per la loro esecuzione. Non erano musicisti
professionisti, ma per lo più si trattava di contadini che rientravano a casa
in primavera per riprendere il lavoro nelle campagne.
L’arpa
originale era diversa da quella che conosciamo oggi, era molto più piccola e
simile al liuto; era uno strumento semplice, diatonico, che aveva la funzione
di accompagnare il canto o altri strumenti quali il violino, la viola, il
flauto. Un ragazzino portava il ritmo battendo una bottiglia.
Assai
strano era il fatto che arpisti viggianesi erano conosciuti in molte parti del
mondo, ma sconosciuti a Viggiano. L’uso di questo strumento viene attestato
anche a Roma e più tardi anche nel nord, insieme con altri strumenti come la ghironda.
Con
la grande emigrazione gli arpisti raggiungono i più disparati paesi del mondo,
la Francia, l’Inghilterra, la Russia, l’Egitto e persino l’Australia. Suonare
l’arpa era diventato un mestiere. Nelle grandi città i musicanti di Viggiano
vengono in contatto con persone influenti, ricche, acculturate e politicamente
importanti, sicché attraverso questi suonatori si diffondono anche le idee
politiche dell’epoca. Gli arpisti viggianesi negli Stati Uniti trovano lavoro
per sonorizzare i films nelle sale, ma con l’avvento del sonoro rimangono
disoccupati. Molti rientrano a Viggiano, alcuni continuano a suonare fino agli
anni 50, ma non riescono a trasmettere la passione per l’arpa alle giovani
generazioni, anche perché è evidente che nessuno si è arricchito. Le arpe
vengono quindi abbandonate se non proprio bruciate.
La serata
si è conclusa con le note melodiose delle arpe dei maestri Manuel Zito e Daniela
Ippolito che ha eseguito anche alcuni brani vocali.
D.M.
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