giovedì 2 marzo 2017

19 incontro 01 marzo 2017 Prof LUCIO CORVINO
“La tradizione dell’Arpa a Viggiano:passato, presente e futuro”
con la partecipazione dei maestri manuel zito e daniela ippolito

In attesa dell’inizio della relazione i maestri Daniela Ippolito e Manuel Zito hanno eseguito alcuni brani vocali e strumentali, tra cui il “Cupa-cupa” di S. Mauro Forte.
Dopo la presentazione da parte del Presidente G. De Felice, inizia la sua esposizione il Prof. Lucio Corvino, docente di lettere presso il Liceo artistico coreutico e musicale di Potenza, parlando della tradizione dell’arpa a Viggiano.
L’arpa è uno strumento della tradizione viggianese che ad un certo punto scompare e diventa difficile da trovare. Notizie si evincono da riferimenti ad un’arpa della fine dell’800, ma l’arpa viggianese la troviamo presente in documenti storici ed in alcuni presepi napoletani del ‘700. Suonatori provenienti da Viggiano si recavano a Napoli con il fedele strumento nel periodo natalizio e si fermavano fino a carnevale improvvisando suonate davanti alle chiese o nelle piazze, chiedendo un obolo per la loro esecuzione. Non erano musicisti professionisti, ma per lo più si trattava di contadini che rientravano a casa in primavera per riprendere il lavoro nelle campagne.
L’arpa originale era diversa da quella che conosciamo oggi, era molto più piccola e simile al liuto; era uno strumento semplice, diatonico, che aveva la funzione di accompagnare il canto o altri strumenti quali il violino, la viola, il flauto. Un ragazzino portava il ritmo battendo una bottiglia.
Assai strano era il fatto che arpisti viggianesi erano conosciuti in molte parti del mondo, ma sconosciuti a Viggiano. L’uso di questo strumento viene attestato anche a Roma e più tardi anche nel nord, insieme con altri strumenti come la ghironda.
Con la grande emigrazione gli arpisti raggiungono i più disparati paesi del mondo, la Francia, l’Inghilterra, la Russia, l’Egitto e persino l’Australia. Suonare l’arpa era diventato un mestiere. Nelle grandi città i musicanti di Viggiano vengono in contatto con persone influenti, ricche, acculturate e politicamente importanti, sicché attraverso questi suonatori si diffondono anche le idee politiche dell’epoca. Gli arpisti viggianesi negli Stati Uniti trovano lavoro per sonorizzare i films nelle sale, ma con l’avvento del sonoro rimangono disoccupati. Molti rientrano a Viggiano, alcuni continuano a suonare fino agli anni 50, ma non riescono a trasmettere la passione per l’arpa alle giovani generazioni, anche perché è evidente che nessuno si è arricchito. Le arpe vengono quindi abbandonate se non proprio bruciate.
La serata si è conclusa con le note melodiose delle arpe dei maestri Manuel Zito e Daniela Ippolito che ha eseguito anche alcuni brani vocali.

D.M.

Nessun commento:

Posta un commento