MUSICA e FILOSOFIA
“La
filosofia è musica suprema” diceva Platone, uno dei più grandi filosofi dell’Antica
Grecia, nel suo “Fedone”
“La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia” dichiarava Ludwig Van Beethoven molti secoli dopo.
Sono sufficienti queste due citazioni per cogliere quanto il legame tra Musica e Filosofia sia stato complesso e vitale nei secoli e sia ancora oggi stimolo a nuove riflessioni.
“La musica è una rivelazione più profonda di ogni saggezza e filosofia” dichiarava Ludwig Van Beethoven molti secoli dopo.
Sono sufficienti queste due citazioni per cogliere quanto il legame tra Musica e Filosofia sia stato complesso e vitale nei secoli e sia ancora oggi stimolo a nuove riflessioni.
Musica
e Filosofia, discipline apparentemente distanti, sin dalle origini si sono
cercate, incontrate e sovrapposte: i filosofi hanno riflettuto sulla musica e
attraverso la musica, i musicisti e i musicologi hanno cercato nei sistemi di pensiero
elaborati dalla filosofia un quadro di riferimento per la propria esperienza
artistica o la propria elaborazione teorica.
La musica ha, nella vita di ciascuno, una funzione vitale, sia da un punto di vista sociologico, sia da un punto di vista spirituale: essere cresciuti con un certo tipo di musica, amare un certo genere musicale e non un altro, definisce il nostro orizzonte esistenziale. La musica influisce sulle modalità attraverso cui comprendiamo e “abitiamo” il mondo, soprattutto perchè, agli eventi più importanti e significativi della nostra vita, colleghiamo sempre un motivo, un pezzo, una melodia che si sono impressi indelebilmente nella nostra anima.
La musica ha, nella vita di ciascuno, una funzione vitale, sia da un punto di vista sociologico, sia da un punto di vista spirituale: essere cresciuti con un certo tipo di musica, amare un certo genere musicale e non un altro, definisce il nostro orizzonte esistenziale. La musica influisce sulle modalità attraverso cui comprendiamo e “abitiamo” il mondo, soprattutto perchè, agli eventi più importanti e significativi della nostra vita, colleghiamo sempre un motivo, un pezzo, una melodia che si sono impressi indelebilmente nella nostra anima.
La filosofia, è stato detto,
nasce dallo stupore di fronte al mondo, e come tale è un atteggiamento innato
in ogni uomo, atteggiamento che riguarda tutti noi, non solo i
filosofi.
La Filosofia si costituisce come disciplina nell’ antica Grecia ( culla della nostra civiltà) ed è lì che si manifestano le prime riflessioni filosofiche sulla Musica, che in Grecia comprendeva non solo l’arte dei suoni, ma anche la poesia lirica e la danza.
La Filosofia si costituisce come disciplina nell’ antica Grecia ( culla della nostra civiltà) ed è lì che si manifestano le prime riflessioni filosofiche sulla Musica, che in Grecia comprendeva non solo l’arte dei suoni, ma anche la poesia lirica e la danza.
I primi
grandi filosofi greci ( Pitagora, Platone, Aristotele,…) si sono interrogati sugli effetti della musica
sulle persone, cercando di determinare a quale sentimento, a quale
emozione, corrispondesse ciascuna
armonia.
La parola armonia è greca, ed è
impiegata, ancora oggi, in musica per definire la concordia (coaptatio) fra i suoni; ma la parola “armonia”,
nel linguaggio quotidiano, rimanda anche ad ordine, bellezza, proporzionalità,
felicità, bontà, naturalità, semplicità, e ad ogni concetto positivo e
coerente.
Questo termine ha dunque mantenuto nei
secoli, e mantiene tuttora, l’ambivalenza di termine musicale e filosofico.
I primi filosofi si dedicarono alla
classificazione tra armonie buone e cattive, tra quelle utili per una positiva catarsi dalle passioni più violente e quelle invece
considerate dannose per la salute.
Platone si occupa della Musica in numerosi dialoghi; dalle sue opere risulta chiara la sua idea di un legame stretto tra Filosofia e Musica. Il filosofo ateniese – nella sua città ideale - identifica nella musica la palestra dell’anima, così come la ginnastica è quella del corpo.
Platone si occupa della Musica in numerosi dialoghi; dalle sue opere risulta chiara la sua idea di un legame stretto tra Filosofia e Musica. Il filosofo ateniese – nella sua città ideale - identifica nella musica la palestra dell’anima, così come la ginnastica è quella del corpo.
Più
in generale, Platone ha nei confronti della musica una posizione ambivalente:
da un lato la considera come strumento di elevazione spirituale dell’individuo
e della collettività – dall’altro la ritiene, nelle forme strumentali che
considera più volgari, come un potenziale elemento di disordine, dove la
sottomissione ai piaceri prevale sulla ricerca della virtù.
Anche Aristotele ritorna sul potere catartico della musica , considerata come una vera e propria medicina dell’anima.
Anche Aristotele ritorna sul potere catartico della musica , considerata come una vera e propria medicina dell’anima.
Nel
mondo latino di età tardo-antica ( tra il III e il VI secolo d.C.) e
altomedievale (tra il 500 e il mille d.C.) la musica viene ancora considerata
degno oggetto di studio, ma solo in
quanto scienza delle proporzioni e per
questo viene inserita nel quadrivium delle arti liberali, insieme all’Aritmetica, alla Geometria e all’Astronomia,
(secondo il modello di erudizione classica rielaborato in chiave cristiana da
Agostino).
Saltando un lungo periodo, arriviamo ad un grande Filosofo del XIX°secolo.
Nel pensiero di Schopenhauer (1788-1860) la musica non solo è l’arte dell’interiorità pura e priva di materialità, ma è anche una vera e propria lingua, lingua che è universale e al tempo stesso intraducibile.
Saltando un lungo periodo, arriviamo ad un grande Filosofo del XIX°secolo.
Nel pensiero di Schopenhauer (1788-1860) la musica non solo è l’arte dell’interiorità pura e priva di materialità, ma è anche una vera e propria lingua, lingua che è universale e al tempo stesso intraducibile.
Schopenhauer
con un celebre paradosso afferma: Se potessimo tradurre la Musica in parole, essa sarebbe la vera filosofia!
A partire dalla seconda metà del XIX° secolo, e ancor più nel XX° secolo, il dibattito sulla Musica non è più patrimonio esclusivo dei filosofi e anzi, compositori e critici musicali si espongono in prima linea nel dibattito attorno alla domanda: Può la musica esprimere emozioni e significati?
A partire dalla seconda metà del XIX° secolo, e ancor più nel XX° secolo, il dibattito sulla Musica non è più patrimonio esclusivo dei filosofi e anzi, compositori e critici musicali si espongono in prima linea nel dibattito attorno alla domanda: Può la musica esprimere emozioni e significati?
Oggi
la musica ha raggiunto livelli di
diffusione senza precedenti; pensare la
musica nel mondo globalizzato, pensare la musica nel contesto delle nuove tecnologie, pensare la musica nella sua interazione con altre
arti, sono solo alcuni dei sentieri che
i filosofi della musica stanno percorrendo e dovranno percorrere nel prossimo
futuro.
Nel Novecento le tradizionali questioni dell’estetica musicale non sono più patrimonio esclusivo della speculazione dei filosofi, ma diventano oggetto d’indagine e discussione di scienziati, antropologi, sociologi e molti altri, ma un ruolo di primo piano è ormai stabilmente detenuto dai compositori.
Nel Novecento le tradizionali questioni dell’estetica musicale non sono più patrimonio esclusivo della speculazione dei filosofi, ma diventano oggetto d’indagine e discussione di scienziati, antropologi, sociologi e molti altri, ma un ruolo di primo piano è ormai stabilmente detenuto dai compositori.
Negli ultimi decenni, la cosiddetta New
Musicology ha
ricordato l’impronta fondamentale che la biografia dell’autore ha sulle scelte
che danno forma alla sua opera, considerando
la Musica capace di esprimere significati attraverso l’interazione con il
contesto storico e culturale di chi produce musica e di chi la ascolta.
…e
qui ci colleghiamo direttamente al tema della serata ed al pensiero del nostro
filosofo-musicista…
Quando ho proposto “Musica e Filosofia”
come tematica della nostra serata, ho avuto una reazione entusiastica da parte
delle amiche e degli amici che frequentano L’UNITRE; questa reazione positiva è
dovuta al tema particolarmente affascinante, ma è dovuta anche al nostro
relatore, che molti già conoscono come professionista competente e come oratore
particolarmente accattivante.
Rocco Mentissi è intervenuto nella
doppia veste di Filosofo e Musicista.
Egli è Docente di Filosofia in una della
scuole più prestigiose della nostra regione, il Liceo Classico di Potenza, ma è
anche una eccellenza della Musica lucana.
E’ Maestro compositore, apprezzato anche
fuori dai confini regionali.
Ha tenuto numerosi concerti per
pianoforte in diverse sedi: dal Teatro
Stabile a Potenza, al Conservatorio Duni di Matera, fino al Palacongressi Oltremare e al Maschio Angioino a Napoli, al
Teatro San Carlo di Modena e ad altre
prestigiose location nel resto d’Italia.
Dirige anche la banda musicale di Tolve,
fondata dal Padre, anch’egli musicista.
Nel 2018, al culmine di un lungo percorso
musicale, ed a 4 anni di distanza dal suo primo album che si intitola “TraMe”,
viene la pubblicazione di “PAIS”, composizione musicale in cui, a detta dello
stesso Autore, l’ingrediente principale è la Lucanità, l’essere lucano.
“Il musicista, dice Rocco, è tutt’uno con la
terra d’origine, ne è la manifestazione, assorbe il paesaggio con i suoi ritmi
e colori e li traduce in suoni e note. Senza radici non cresce nulla, ma le
radici sono tristi senza fiori. Il passato da solo non basta, bisogna tendere
al futuro e all’innovazione; le tradizioni,
dunque, vanno ripensate e riscritte”.
L’album “PAIS” è un progetto che parte dal passato, ma che si
rivolge al futuro.
“PAIS “ in greco, la lingua dei primi
filosofi, significa “fanciullo”; nel nostro dialetto, invece, “PAIS” indica il
paese. Due dimensioni che si intrecciano: quella cronologica (con le tre età
della vita) e quella spaziale ( con il paese, i luoghi di vita); il fanciullo
simboleggia l’uomo del futuro, il paese
è simbolo di una città in evoluzione, un borgo che nasce, cresce e si espande,
diventando una realtà sempre più ampia, sia dal punto di vista urbanistico, che
demografico e sociale.
La fanciullezza, che il nostro pianista
racconta con la sua musica, è la metafora di una vita che sboccia, non solo
quella dell’uomo, ma anche quella dei nostri piccoli paesi, come Tolve, come
Oppido…
In conclusione di serata Rocco ci ha
declamato “La pioggia nel pineto”, una delle liriche più conosciute e più
apprezzate di Gabriele D’Annunzio, un componimento poetico che rende l’idea di
una composizione sinfonica. Il
linguaggio poetico traduce in parole i suoni della natura descrivendo con
particolare maestrìa i suoni prodotti dalla pioggia, dagli alberi, dagli
animali, attraverso l’utilizzo di parole
che rendono l’idea di musicalità e di sonoro: vengono riprodotti i suoni che rimandano
allo scroscio della pioggia, al canto
delle cicale, al verso della rana nel momento stesso in cui smette di piovere.
E con le immagini evocative della poesia
si conclude una serata ricca di suggestioni e spunti di riflessione, su cui
potremo tornare a discutere.
M.R.C.
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