venerdì 13 maggio 2016

28° INCONTRO –06 maggio 2016-  Ins. Domenico MAGLIONE
“La migrazione intellettuale”
Il movimento migratorio in Europa e in Italia
Il relatore D. Maglione inizia la sua relazione facendo un riferimento alle grandi migrazioni internazionali che raggiungono il picco più alto alla fine del XIX e l'inizio del XX secolo, quando milioni di persone si sono spostate dai loro paesi di origine ad un altro in cerca di un lavoro e di un futuro per loro e le loro famiglie. La maggior parte di queste migrazioni, per decenni, ha riguardato solo i lavoratori più poveri ed i livelli più bassi della società.  La migrazione d’elite ha interessato solo una piccolissima minoranza. Indica i fattori che le hanno determinate, come le crisi economiche, o le crisi politiche e le direzioni dei flussi migratori, prevalentemente verso gli Stati Uniti, dove si dirigono diversi milioni di europei, in cerca di miglior fortuna.
Dopo aver fatto riferimento ai flussi migratori all’interno dei paesi europei, passa a parlare del tema della “migrazione intellettuale”, ovvero la  “migrazione di persone altamente qualificate che, formatesi in un paese, si trasferiscono e lavorano in un altro”, generalmente in seguito all’offerta di condizioni migliori di paga o di vita.
Questo tipo di migrazione ha una storia relativamente breve e riguarda, in particolare, lavoratori altamente qualificati, come i ricercatori. I lavoratori migranti qualificati sono oggi principalmente i medici e il personale medico qualificato, gli specialisti informatici, gli ingegneri; accanto a questi gli studenti, neo laureati, imprenditori e, naturalmente, i ricercatori. L’interesse suscitato dal tema delle migrazioni intellettuali è legato ad alcune particolarità di tali migrazioni, che le rendono rilevanti, da un punto di vista economico, nel processo di crescita di un paese, e dal punto di vista antropologico e sociologico, nella trasmissione delle idee e nella trasformazione delle culture e delle identità etniche. Tema, questo, le cui radici risalgono all’origine della storia umana; basti pensare che la diffusione dell’uomo sulla terra è avvenuta per migrazione, e così la diffusione della lingua e del patrimonio genetico di ciascun gruppo umano. Da sempre lo scambio di idee, di esperienze, è stato l’humus della cultura e della scienza, ma il dibattito sui pro e i contro della mobilità intellettuale si è ampliato quando ci si è resi conto che la mobilità è diventata spesso la fuga dei cervelli e la direzione dei flussi è divenuta a senso unico: dalle zone più deboli verso i paesi più forti, da paesi in via di sviluppo a paesi sviluppati. I paesi meno sviluppati formavano a proprie spese il personale che, invece di aiutare la crescita economica domestica, favoriva quella dei paesi di destinazione.
Es: tra il 1985 ed il 1990 sono espatriati non meno di 60.000 medici, docenti universitari ed ingegneri africani: un numero enorme rispetto al totale di queste categorie in Africa.
Vi sono motivazioni profonde che sottendono a questo fenomeno e possono essere motivazioni di stimolo o di freno, di carattere generale o individuale. Quando le migrazioni intellettuali hanno un carattere di circolarità, per cui le uscite da un paese sono compensate dall’entrata di persone altamente istruite, il fenomeno può essere letto in termini di valore aggiunto per la crescita economica e sociale di una collettività. La visione cambia quando il saldo tra espatri e ingressi è negativo. È questa la situazione che sembra caratterizzare il nostro Paese. Il quadro italiano si discosta da quello delle economie più avanzate perché mostra una minore disponibilità di posti di lavoro ad alta qualificazione e ridotti rendimenti economici per le persone ad elevato investimento in capitale umano. Motivi questi che rendono poco appetibile l’ingresso di “intellettuali” nel nostro paese e che spingono tanti giovani italiani a cercare altrove le opportunità di realizzare le proprie aspirazioni.
D.M.



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