sabato 13 aprile 2019

20° incontro - 13/03/2019 –prof. francesco s. lioi
C'era una volta la masciara”
Masciara, nel dialetto di Oppido, è la donna che esercita le arti della magia, così ha spiegato il Prof. Lioi iniziando la sua brillante relazione.
Magia è la capacità di provocare benefici o malefici ricorrendo all'uso di intrugli preparati con ogni tipo di prodotto oppure con l'uso di formule o parole magiche.
La magia presente nell'antichità e presso tutti i popoli è stata ampiamente studiata e descritta da J. G. Frazer nel suo famoso libro "Il ramo d'oro". Ma in tutta la storia e nella letteratura è sempre presente: né è del tutto scomparsa nel nostro tempo super scientifico.
I Re Magi, che portarono doni a Gesù Bambino, erano maghi, venuti dall'Oriente, capaci di leggere nelle stelle la nascita di Gesù e di essere da queste guidate presso la grotta che lo ospitava.
Negli Epodi di Orazio è descritta una invettiva contro una maga del suo tempo che preparava malefici crudeli intrugli; la magia era una pratica molto diffusa nella evoluta civiltà romana.
Anche Dante, nella Divina Commedia, nel Canto XX dell'Inferno incontra gli indovini che, per la legge del contrappasso, camminano con il viso rivolto all'indietro poichè sulla terra avevano preteso di saper leggere il futuro.
Fin nel recente passato anche nel nostro paese la magia era presente sotto varie forme.
Le fattucchiere preparavano, a richiesta, pozioni per attirare un giovane o una ragazza o, viceversa, per slegare un legame che a qualcuno non era gradito..
Le streghe erano capaci di introdursi di notte nelle case attraverso porte sprangate per operare i loro malefici sugli ignari dormienti; da questo però ci si difendeva tenendo dietro la porta una scopa di saggina: la strega appena entrata doveva contare tutti i fili della saggina per procedere al suo malefico impegno. Intanto giungeva l'alba ed era costretta ad abbandonare il suo proposito.
Diffuse era le "sentenzie", maledizioni che, soprattutto nelle frequenti liti fra donne, si scagliavano l'una contro l'altra, nella convinzione che " prendevano" e provocassero il danno augurato per la semplice potenza delle parole.
I "munacieddi" erano spiriti bonari, folletti che si divertivano a fare scherzi per indispettire i poveri mortali; spiriti cattivi e spaventosi erano invece i "pumpunali".
Questa variegata presenza di esseri e potenze soprannaturali accompagnavano la vita dei nostri antenati.
Durante e dopo l'esposizione del Prof. Lioi i presenti sono intervenuti narrando episodi ascoltati nei racconti degli anziani e recitando formule magiche usate per scongiurare o augurare malanni.

G.D.F.

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