giovedì 9 marzo 2023

Il boom economico degli anni '60

XXIII° incontro - 28 marzo 2023 - dott. Gianluca Tritto

 LA CONVERGENZA DEI LIVELLI DEI REDDITI PRO CAPITE DEL MEZZOGIORNO E DEL CENTRO-NORD NELL’ITALIA DEL BOOM ECONOMICO 



Nel secondo dopoguerra l’Italia era un paese essenzialmente rurale ed arretrato, con profonde divergenze fra il Sud e il Centro-Nord. La povertà era concentrata in particolare nel Mezzogiorno, con punte estreme di popolazione in miseria in Basilicata e Calabria, mentre nel Nord-Ovest si trovava l’area di maggiore sviluppo della penisola, il cosiddetto “triangolo industriale” formato dalle città di Torino, Milano e Genova.

Tuttavia, a partire dagli anni ’50, l’Italia entrò in una fase di catching-up con i paesi più avanzati e ciò fu possibile grazie ai forti aumenti della produttività, grazie ai benefici da late-comer che l’Italia potè sfruttare (ovvero il trasferimento di tecnologia dai paesi più avanzati, senza averne sostenuti i costi di ricerca e sviluppo) e grazie anche all’apertura ai mercati internazionali, con l’adesione alla Comunità economica europea nel 1957.


Anche il Mezzogiorno partecipò all'eccezionale sviluppo del Paese negli anni del Boom economico. Nel 1950, lo Stato avviò un intervento speciale destinato al sud della penisola, istituendo la "Cassa del Mezzogiorno" che aveva come obiettivo il riequilibrio regionale, in un ottica strategica di crescita dell’intera nazione. L’intervento speciale fu orientato inizialmente allo sviluppo dell’agricoltura e alla costruzione di infrastrutture di base. Successivamente, a partire dal 1957, l’orientamento passò all’industrializzazione dell’area. Furono quindi localizzate al Sud numerose industrie, sia pubbliche che private. Molte di queste erano di tipo capital-intensive, fattore che era funzionale allo sviluppo di tutta la penisola, ma che poi si sarebbe mostrato vulnerabile con gli shock petroliferi degli anni ’70.

La politica attiva di industrializzazione del Mezzogiorno ebbe un ruolo decisivo per la crescita. Tuttavia, a partire dagli anni ’70, l'intervento speciale perse via via di efficacia a causa di un cambio di paradigma delle politiche intraprese (da una politica industriale si passò ad una politica del sostegno dei redditi) e a causa della sempre più decentralizzazione dello Stato con l'istituzione delle regioni.


Dallo studio di questa fase storica dell’Italia è possibile concludere che il forte sviluppo dell’economia italiana nel secondo dopoguerra è avvenuto di pari passo al recupero del ritardo di sviluppo del Mezzogiorno, grazie principalmente alla dinamica positiva della produttività.

Ciò offre uno spunto di riflessione sulle sfide presenti e quelle future: lo sviluppo del Mezzogiorno (e dell’Italia) passa attraverso la coesione territoriale. È necessario ridurre i divari, puntando al recupero del ritardo delle aree meno sviluppate, in una visione nazionale unitaria. Inoltre, il Mezzogiorno (e l’Italia) necessita di maggiori investimenti in ricerca e innovazione per spingere in alto la produttività.


                                                                                                                       Gianluca Tritto


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