lunedì 20 febbraio 2017

17 INCONTRO 15-febbraio 2017   Dott.Rocco Manzella
“Conosciamoci meglio…”
Il dottor Manzella inizia la sua relazione richiamandosi al titolo della stessa: una maggiore conoscenza fra gli abitanti di paesi vicini, con scambi di iniziative e momenti di condivisione di esperienze evita di rinchiudersi in un gretto campanilismo. Parla, quindi, dei vari aspetti del suo paese natale, Pietragalla. Ne traccia per sommi capi la storia fin dalle sue origini, facendo riferimento ai primi rinvenimenti del toponimo “Pietragalla” in diversi modi citato, al dialetto, alle origini del nome e al santo Protettore.
La prima citazione scritta del toponimo di Pietragalla compare nella cronaca di Giovanni Abdia, il proselito, figlio dell’allora signore di Oppido Drochus. In essa, nel descrivere la posizione di Oppido, è riportato il toponimo “Petragali”: “...ad Ovest la città di Roma e la città di Salernum e la città di Potens e il paese di Petragali...” La cronaca fu scritta durante il primo ventennio del 1.100.
La successiva menzione del paese risulta dal Catalogo dei Baroni, compilato tra il 1.154 ed 1.168, sotto il regno di Guglielmo il Buono.
I feudi di Pietragalla, e di Casalaspro passarono in proprietà a diversi signori dal 1.154 al 1.653, anno in cui Francesco Melazzi acquistò da Ottavio Affaitati la terra di Pietragalla e il feudo di Casalaspro, disabitato.
La famiglia Melazzi mantenne il feudo fino a quando Giulia Melazzi, unica erede, sposò Acquaviva d’Aragona il quale, con il matrimonio ebbe il titolo di Duca di Casalaspro e di Pietragalla.
Girolamo Acquaviva d’Aragona fu l'ultimo Duca di Casalaspro e Pietragalla; egli scriveva nel suo testamento del 1912 essere suo desiderio che la figlia Vittoria costruisse a Pietragalla un piccolo ospedale.
Parte del Palazzo Ducale e proprietà terriere furono poi acquistate dalla famiglia Pipponzi di origine marchigiana nel 1922.
Dei feudatari di Pietragalla si è soffermato in particolare sulla figura di Francesco Zurlo, signore anche di Oppido, che ebbe l’incarico nel 1480 dal Re di Napoli Ferrante di accorrere alla difesa della città di Otranto, assediata dai Turchi di Maometto II. Ad Otranto, dove era a capo della scarsa truppa in difesa della città, nulla poté contro l’orda famelica turca. Francesco Zurlo ed altri 800 difensori persero la vita non volendo abiurare la loro fede cristiana, come imposto dai vincitori. Essi saranno dichiarati poi Santi Martiri dalla Chiesa perché morti in difesa della Cristianità.
Manzella ha ricordato poi brevemente i Palmenti, caratteristiche piccole grotte, utilizzate fino alla fine del secolo scorso per la pigiatura dell’uva e la conservazione del vino.
Ha ricordato anche l’attuale stemma ufficiale del Comune: un gallo su tre colli che rappresentano tre diverse località del paese.
Molto incerta l’origine del nome del paese; molte le ipotesi ma nessuna suffragata da documenti.
Interessante l’accenno al dialetto pietragallese che il Manzella ha studiato e che vorrebbe fosse preservato e tramandato alle future generazioni. Appartiene al gruppo dei dialetti gallo-italici parlati a Pietragalla, Potenza e pochi altri centri vicini, forse derivanti dalla presenza e influenza di immigrati di religione Valdese, qui giunti dalle valli piemontesi e valdostane a causa delle persecuzioni della Chiesa.
Interessante è anche il racconto della scelta di S.Teodosio a protettore del paese. Nell’anno 1663 il Parroco di Pietragalla si recò a Roma con una delegazione di cittadini per chiedere le reliquie di un Santo Martire. In una grande sala in Vaticano il Parroco scelse, fra le altre lì raccolte, l’urna contenente le reliquie del Santo Martire Teodosio, che la notte precedente gli era apparso in sogno in veste di un giovane bello e splendente. Le reliquie furono portate a Pietragalla ed il Santo Martire ne divenne il Protettore.
La relazione è strata seguita con grande interesse dai presenti.

G.D.F.

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