29 incontro 10 maggio 2017 dott.ssa franca boad
docente Universita’ di edmonton (canada)
“Le trasformazioni della pastorizia e
dell’agricoltura e le conseguenze sull’ecologia”
La dottoressa Franca Boag ha iniziato la sua
relazione ricordando le buone tecniche colturali del passato, in agricoltura e
nella pastorizia, in parte superate ma che conservano ancora una indubbia
validità e che meritano di essere ricordate.
Lo spezzettamento del fondo padronale e
l'ubicazione in posti diversi a volte lontani nell'agro comunale, creava
certamente problemi per la coltivazione per lo spostamento di uomini e mezzi,
ma si poteva rivelare utile: una calamità naturale - una grandinata, un
incendio- poteva distruggere la produzione in un appezzamento ma il raccolto
negli altri assicurava i mezzi di sussistenza alla famiglia. Si potevano anche
allocare meglio le diverse colture, sfruttando le caratteristiche morfologiche
dei terreni: vigneti, oliveti e frutteti nei luoghi freschi di collina, cereali
e foraggere nelle assolate pianure.
Molto utile era il sovescio delle leguminose -
fave, favino, veccia - nelle colture arboree che assicurava l'apporto di azoto;
altrettanto utile lo spargimento del letame prodotto dagli animali
dell'azienda, concimazioni naturali che evitavano l'impoverimento fisico dei
terreni, come è poi avvenuto con l'uso intensivo dei concimi chimici.
Tecnica antica usata tuttora era la
rotazione delle colture con il,ciclo triennale: cereali, leguminose o
foraggere, maggese nudo che la Comunità Europea ha incoraggiato da qualche
anno, inizialmente con il set. aside ( terreni a riposo) ed ora imponendo,
nelle aziende medie e grandi, la diversificazione delle colture per poter
accedere ai fondi comunitari.
Si guarda con sospetto l'utilizzo del fuoco nei
campi e con ragione quando d'estate vasti incendi originati dalla bruciatura
delle stoppie sconfinano incontrollabili distruggendo altre colture o parti di
bosco. Ma l'uso corretto del fuoco è utile per la distruzione di erbe
infestanti, per il controllo di insetti dannosi , come le pericolose zecche nei
pascoli, per il sottobosco dove rovi e ramaglie secche impediscono la
ricrescita di una vegetazione giovane.
Antichissimo è l'addomesticamento e lo
sfruttamento degli animali da parte dell'uomo; ne abbiamo testimonianza anche
nel nostro territorio con i resti delle ville rustiche romane dove sono ancora
ben visibili le vasche adibite al lavaggio della lana di pecora. La pastorizia
diffusa nel passato si rivelava molto utile oltre che per la fornitura di lana,
carne, latte e derivati, perché con il pascolo assicurava il controllo della
vegetazione, contribuiva a tenere basse alcune colture cerealicole evitando
l'allettamento, apportava al terreno concime e distribuzione di semi che
venivano espulsi dopo la digestione. Le capre erano particolarmente utili per
la pulizia dei boschi perché mangiavano i rami bassi delle piante e la
vegetazione del sottobosco, assicurando la ricrescita di vegetazione giovane.
La relazione è stata accompagnata dalla proiezione
di belle immagini di paesaggi, di contadini e di pastori che la dottoressa ha
ripreso nel nostro territorio.
G.D.F.
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