giovedì 18 maggio 2017

29 incontro 10 maggio 2017 dott.ssa franca boad
docente Universita’ di edmonton (canada)
“Le trasformazioni della pastorizia e dell’agricoltura e le conseguenze sull’ecologia”

La dottoressa Franca Boag ha iniziato la sua relazione ricordando le buone tecniche colturali del passato, in agricoltura e nella pastorizia, in parte superate ma che conservano ancora una indubbia validità e che meritano di essere ricordate.
Lo spezzettamento del fondo padronale e l'ubicazione in posti diversi a volte lontani nell'agro comunale, creava certamente problemi per la coltivazione per lo spostamento di uomini e mezzi, ma si poteva rivelare  utile: una calamità naturale - una grandinata, un incendio- poteva distruggere la produzione in un appezzamento ma il raccolto negli altri assicurava i mezzi di sussistenza alla famiglia. Si potevano anche allocare meglio le diverse colture, sfruttando le caratteristiche morfologiche dei terreni: vigneti, oliveti e frutteti nei luoghi freschi di collina, cereali e foraggere nelle assolate pianure.
Molto utile era il sovescio delle leguminose - fave, favino, veccia - nelle colture arboree che assicurava l'apporto di azoto; altrettanto utile lo spargimento del letame prodotto dagli animali dell'azienda, concimazioni naturali che evitavano l'impoverimento fisico dei terreni, come è poi avvenuto con l'uso intensivo dei concimi chimici. 
Tecnica antica usata  tuttora era la rotazione delle colture con il,ciclo triennale: cereali, leguminose o foraggere, maggese nudo che la Comunità Europea ha incoraggiato da qualche anno, inizialmente con il set. aside ( terreni a riposo) ed ora imponendo, nelle aziende medie e grandi, la diversificazione delle colture per poter accedere ai fondi comunitari.
Si guarda con sospetto l'utilizzo del fuoco nei campi e con ragione quando d'estate vasti incendi originati dalla bruciatura delle stoppie sconfinano incontrollabili distruggendo altre colture o parti di bosco. Ma l'uso corretto del fuoco è utile per la distruzione di erbe infestanti, per il controllo di insetti dannosi , come le pericolose zecche nei pascoli, per il sottobosco dove rovi e ramaglie secche impediscono la ricrescita di una vegetazione giovane.
Antichissimo è l'addomesticamento e lo sfruttamento degli animali da parte dell'uomo; ne abbiamo testimonianza anche nel nostro territorio con i resti delle ville rustiche romane dove sono ancora ben visibili le vasche adibite al lavaggio della lana di pecora. La pastorizia diffusa nel passato si rivelava molto utile oltre che per la fornitura di lana, carne, latte e derivati, perché con il pascolo assicurava il controllo della vegetazione, contribuiva a tenere basse alcune colture cerealicole evitando l'allettamento, apportava al terreno concime e distribuzione di semi che venivano espulsi dopo la digestione. Le capre erano particolarmente utili per la pulizia dei boschi perché mangiavano i rami bassi delle piante e la vegetazione del sottobosco, assicurando la ricrescita di vegetazione giovane.
La relazione è stata accompagnata dalla proiezione di belle immagini di paesaggi, di contadini e di pastori che la dottoressa ha ripreso nel nostro territorio.

G.D.F.

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