domenica 21 gennaio 2024

Poetesse e pregiudizi: Saffo

 XIII° incontro - 24.01.2024 - prof. Franco Scarfiello

Poetesse e pregiudizi: Saffo

 

Il prof. Scarfiello, Socio fondatore e primo Presidente dell' UNITRE di Oppido Lucano, ha tenuto una interessante lezione su Saffo, l’unica donna che gli antichi greci inclusero tra i grandi poeti della loro civiltà. 

Il filosofo Platone arrivò a considerarla addirittura pari alle Muse.

Saffo è da considerarsi come una delle più grandi poetesse della storia, perché capace di cantare l’amore come pochi faranno dopo di lei.

Sorprendentemente si sa molto poco di Saffo di Mitilene, vissuta tra il 630 a.C. e il 570 a.C.

La storia della sua esistenza è avvolta nel mistero. Le poche informazioni certe che ci sono giunte riguardano la sua nascita ad Ereso, nell’isola di Lesbo, intorno al VII secolo a.C., ed il fatto che fosse di famiglia aristocratica e che fosse stata costretta a sposarsi, così come era richiesto alle donne dell’Antica Grecia.

La donna nell'antica Grecia aveva un ruolo alquanto marginale nella società; era giuridicamente libera, ma non godeva di diritti politici.

 La vita della donna era incentrata sull'òikos, dal greco famiglia, casa. Alle donne era assegnata solo una parte della casa, ossia il gineceo. Lì la donna svolgeva le funzioni domestiche che la società le assegnava: filare, tessere, organizzare il lavoro delle schiave e crescere i propri figli. Le uscite in pubblico erano molto rare, in quanto le donne uscivano solo in caso di festività religiose, e sempre in compagnia di un'ancella; era vietata la partecipazione delle donne ai banchetti.
Saffo è stata la prima poetessa del mondo greco, un mondo tutto al maschile, in cui le donne non potevano accedere alla cultura e a volte neanche all’alfabetizzazione.

 Ciò che ha permesso a Saffo di esprimersi sono state le condizioni particolari del luogo e del tempo in cui è vissuta. Infatti, nell’isola di Lesbo tra il VII e il V secolo a.C., il mondo femminile trovava il suo spazio, in maniera autonoma rispetto agli uomini, in forme di associazione come il tìaso, che oltre al culto religioso aveva anche una funzione pedagogica per le giovani donne.

Il tìaso (in greco antico: θίασος, thíasos) era un'associazione di carattere prevalentemente religioso che nell'Antica Grecia celebrava le divinità con processioni, canti e danze.

 Saffo fu sacerdotessa del tìaso volto alla venerazione della dea Afrodite

Saffo, quindi, è in primo luogo sacerdotessa di Afrodite (Venere), dea dell’Amore e protettrice delle fanciulle. Nel Tìaso, in onore della dea, venivano svolti riti e cerimonie sacre, ed a lei erano dedicati canti e danze,   descritti  egregiamente da Saffo nelle sue poesie.

 Nel tìaso le donne erano iniziate all’età adulta e preparate alla vita matrimoniale e coniugale. Qui le ragazze venivano istruite su tutto ciò che riguardava il matrimonio, compresa la sessualità.
Spesso i rapporti tra le giovani donne assumevano una connotazione romantica o a volte anche sessuale; la poetessa è stata una delle prime a raccontare nelle proprie opere di un amore non eterosessuale. Saffo  nelle proprie liriche, canta questo amore, insieme alla tristezza dovuta al fatto di dover lasciar andare le ragazze una volta compiuta la formazione; tristezza lenita però dalla memoria, aspetto  fondamentale nella poetica di Saffo.

Oggi  si potrebbe guardare a Saffo come una femminista ante litteram, non solo per essersi occupata dell’educazione e della cultura delle giovani donne di Lesbo o per essere stata una delle prime poetesse della storia, ma anche perché  in alcuni frammenti  rinvenuti ed attribuiti alla poetessa, Saffo si mostra particolarmente critica rispetto al vincolo matrimoniale imposto alle donne da una società fondata sul patriarcato.

La poetica di Saffo ha continuato nel corso dei secoli a influenzare la poetica e il pensiero di uomini di epoche posteriori: i concetti da lei espressi nel descrivere la pene che Amore infligge all’innamorato verranno ripresi prima da Catullo, poi da Dante e Petrarca,  fino ad arrivare a Leopardi, che in una poesia a lei dedicata “ Ultimo canto di Saffo”, scritta nel 1882,  empatizza con la poetessa per via della cattiva  sorte  che li ha creati di brutto aspetto, condannandoli a una vita infelice; entrambi vissero l’esperienza di un amore non ricambiato e per questo considerava entrambi destinati all’infelicità.

Alcune fonti sostengono che la poetessa fosse di bell’aspetto, altre invece che non fosse dotata di una bellezza particolarmente ammirabile, tant’è che la delusione per l’amore non corrisposto da Faone, un pescatore mitologico, l’avrebbe portata al suicidio.

Nonostante la società maschilista e patriarcale, Saffo, con la sua capacità di cantare l’amore in tutte le sue forme, si è affermata nel tempo come la dea di questo sentimento.  

Prima di chiudere la serata  il prof. Scarfiello ha letto alcuni frammenti particolarmente significativi che ci hanno emozionato. Grazie, Franco,  per la brillante trattazione!

 

 

 

 

 



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