28 incontro
03 maggio 2017 mimmo maglione
“Il Parco archeologico di Grumento e il monastero di
S.M. d’Orsoleo”
L’incontro odierno è stato dedicato alla
presentazione del viaggio di istruzione che si effettuerà domenica 7 maggio. Il
nostro socio Mimmo Maglione ha illustrato l’itinerario ed ha fornito alcune
notizie relative sia al museo e parco archeologico di “Grumentum” che al
monastero di S. Maria do Orsoleo.
Museo e parco archeologico
Il Museo Archeologico conserva testimonianze dei
diversi insediamenti succedutisi nell’Alta Val d’Agri dall’età preistorica con
particolare risalto alla storia dell’antica colonia romana di Grumentum,
fondata nel 133 a.C.
Il museo è suddiviso in tre sezioni: Sezione
“Preistoria”; Sezione “Preromana”; Sezione “Romana”. La Sezione Preistoria presenta
i resti di grandi mammiferi vissuti nel Pleistocène, corredi funerari riferibili
al IV sec. a.C, statuette votive riconducibili ad un piccolo santuario rurale
di III sec. a.C.. Nella Sezione Romana sono esposti frammenti ceramici del
periodo neolitico, materiali risalenti all’età del ferro e all’età arcaica,
testimonianze del passaggio dal classicismo all'ellenismo. La Sezione Romana documenta
i diversi aspetti della città di Grumentum: le attività produttive, commerciali
e l'esercizio del culto.
Il parco archeologico racchiude i resti monumentali
dell’antica città di Grumentum. Il percorso
inizia con la visita alle strutture dell'acquedotto che entrava in
città dal lato meridionale del pianoro e convogliava le acque captate circa 5
chilometri più a sud.
L'impianto urbano fu organizzato fin dalla fondazione della città
secondo uno schema regolare di strade (tre decumani intersecati
ortogonalmente da vari cardini); la pavimentazione fu rifatta nel II
sec. d.C., e il decumano massimo, lungo il quale si affacciano numerosi
monumenti, si conserva intatto per larghi tratti. Presso l'ingresso del parco
archeologico si localizza il teatro, costruito in età
giulio-claudia. Il teatro di Grumentum, come in generale il teatro romano, è
costituito da tre parti, tra loro strettamente connesse a costituire un solido
organismo centripeto: la cavea, l'orchestra e
la scena.
Sull’area porticata dietro la scena del teatro, probabilmente utilizzata
anche con funzioni di palestra, si affaccia il retro del Tempio A il
cui ingresso principale era posto sul lato del decumano massimo. É probabile
che fosse adibito al culto di Arpocrate, divinità egizia.
Proseguendo lungo il decumano massimo,
si raggiunge l'ingresso della domus dei mosaici, uno dei
complessi di maggior pregio dell'intera città, residenza di un personaggio
molto importante della storia grumentina.
Non distante dalla domus dei mosaici si
trova il Tempio B, dal culto non identificato.
Proseguendo, si raggiungono le
cosiddette Terme repubblicane, che in realtà furono in
funzione fino al V sec. d.C., delle quali sono visibili l'apodyterium (spogliatoio),
il frigidarium circolare, il tepidarium e il calidarium, con i sedili in
muratura, e con il pavimento mosaicato che poggia sulle suspensurae che permettevano la diffusione del calore.
Percorrendo il decumano massimo si
raggiunge il Foro che rappresenta una componente fondamentale
della città romana: è infatti il fulcro della vita pubblica, un’ampia piazza
aperta sulla quale si affacciano i principali edifici amministrativi, religiosi
e commerciali.
Il Foro di Grumentum è
di forma rettangolare: sui lati brevi, si affacciano, l'uno di fronte
all'altro, il Tempio C probabilmente dedicato al culto
imperiale e il Tempio D, o Capitolium dedicato
alla triade e sede del Senato.
Poche decine di
metri a sud sono perfettamente conservate le cosiddette Terme imperiali: lo straordinario complesso, uno dei
meglio conservati al mondo, è del tipo "a schiera", orientato
rispetto alla rete stradale urbana, e consta di 15 ambienti: l'ingresso
principale si affacciava sul decumano inferiore, e, attraverso un corridoio, si
accedeva alle latrine e al frigidarium, dove si è conservato uno splendido
mosaico a tessere bianche, nere, grigie, blu scuro, turchese e verde con i
motivi ittici di Scilla e dei Giganti.
Infine, seguendo l'itinerario, si
raggiunge l'anfiteatro ubicato in posizione periferica rispetto
all'abitato antico, lungo il limite nord-orientale del perimetro urbano, per
gestire al meglio il notevole afflusso di pubblico che doveva accorrere durante
le giornate di giochi, dagli abitati di tutta la valle.
Complesso monastico di S. Maria di Orsoleo
L'antico complesso monumentale di S.
Maria d'Orsoleo, posto nel territorio di S. Arcangelo su una altura a cavallo
tra il fiume Agri e il Sinni, domina i paesi della Valle dell'Agri.
Vi sono diverse ipotesi sulle origini
del nome, ma la spiegazione più congrua per il nome Orsoleo sembra quella che
lo fa derivare dalla lingua greco-bizantina. Secondo questa ipotesi, dunque, il vocabolo
Orsoleo si spiega con un etimologia basata sulle parole ouros (per metatesi urso o uros, che significa
"guardiano, difesa, protettore) e leo (forma obliqua di leos che vuol dire popolo), quindi “Protettore del
popolo”.
Documenti conservati nella Badia di
Cava attestano che i fratellastri Daniele, miles,
e Zaccaria, prete, sono proprietari
di alcune terre nella valle detta Ursolei. Esse confinano con un appezzamento
di terreno, dove c’è una cripta “sculta”, cioè una grotta artificiale scavata
nella roccia dai monaci italo - greci. Nel 1192 i due acquistano la collina e, presso
la grotta, erigono una chiesa la cui costruzione si protrae fino al 1200.
Intorno ad essa sorgono delle abitazioni.
Il monastero risale al XV secolo
quando nel 1474 il conte Eligio II della Marra, principe di Stigliano e conte
di Aliano, per ringraziare la Madonna del suo aiuto durante la lotta contro il
drago, e per rinnovarne l’antico culto e la devozione inglobò nel complesso
monastico edificato a sue spese la vecchia cappella di S. Maria, costruita dai
fratelli Daniele e Zaccaria nel 1192, mettendolo a disposizione dei Padri
Francescani osservanti, i quali s’insediano nel 1474.
Il Monastero fu ingrandito e decorato
dal successore nipote di Eligio, Antonio Carafa Della Marra. Le volte e le
pareti del portico sono state affrescate dal Todisco, il quale ha firmato il
suo lavoro nella grande scena della “Adorazione dei Magi” sulla parete
meridionale al pian terreno.
Successivamente il Convento di
Orsoleo diventa il più importante della Basilicata perché sede illustre di
studi filosofici e teologici del Ministro Provinciale per la regione. Diventa
anche uno dei più ricchi. La crescita rigogliosa del convento fu interrotta
dalle dure leggi eversive post-unitarie che portarono alla soppressione di
tutti gli Ordini e le congregazioni religiose. (1866)
La
proprietà si sminuzza. L’intero complesso, dopo essere passato di mano in mano,
nel 1987 viene acquistato dalla Regione Basilicata che lo tiene per lungo tempo
inutilizzato.
Ultimamente
il complesso monumentale è stato oggetto di una vasta opera di restauro, che ha
restituito al convento il suo antico splendore. Oggi è sede di un museo
multimediale che, percorrendo i luoghi del monastero, porta il visitatore a rivivere
la storia che abbiamo sin qui raccontato.
Il convento
Il
convento contiene due chiostri quadrangolari: il primo, minore, risale al 1474,
il secondo, maggiore, al 1600.
Il chiostro minore, attorno a cui si sviluppa, conserva numerosi affreschi
del 1500, tra cui una composizione raffigurante la Pietà del Cristo ed alcuni
episodi della vita di S. Francesco.
La chiesa
La chiesa, situata ad un lato del convento, conserva un
altare intagliato ed il soffitto ligneo policromo.
Il vano retrostante l'altare maggiore si sviluppa in forma
quadrangolare; in esso è allineato il pregevole Coro ligneo con formelle scolpite le cui figure evocano
vibranti presenze zoomorfe. Tale Coro rappresenta una delle più interessanti
pagine della storia locale dell'arte dell’intaglio.
D.M.
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