giovedì 13 giugno 2019

29° Incontro - 22/05/2019 - Prof. Antonio Maria Cervellino
"Alla scoperta dell'artista Giuseppe De Felice” ( 1922-2015)

Il Presidente ha introdotto la serata accennando brevemente ai movimenti artistici che si sono succeduti in Europa a partire dall'Impressionismo e poi, nel ventesimo secolo, tra le molte altre correnti: il Cubismo, l'Espressionismo, il Futurismo, il Neo-realismo, descritte mostrando alcune immagini di opere, e tante altre.
Una introduzione resa necessaria per inquadrare meglio l'opera dell'artista del quale parlerà stasera il Prof. Cervellino e che, nella sua lunga carriera ha assorbito le esperienze di tanta arte pittorica.
Ha preso quindi la parola il Prof. Cervellino, artista poliedrico egli stesso, che ha ricordato l'amicizia con il pittore De Felice fin dai loro anni giovanili ad Oppido.
Nelle passeggiate lungo la tortuosa scalinata che conduce alle Grotte di Sant'Antuono e in altri posti caratteristici del paese, osservavano la natura e il paesaggio, ammiravano il variare dei colori e della luce. Argomento delle appassionate discussioni era l'Arte che poi avrebbero coltivato per tutta la vita.
Nell'angusta vita paesana dell'epoca si sentivano isolati e in parte guardati con sospetto. La piccola borghesia, i proprietari terrieri, i pochi professionisti che si riunivano nel loro circolo esclusivo, la "Casina", non accordavano il riconoscimento sociale ai due giovani che non perseguivano il raggiungimento della laurea come unico scopo dei loro studi, ma si attardavano in attività che non avrebbero consentito loro alcun guadagno.
De Felice, completato gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, e ritornato per pochi anni in paese inizia la sua attività artistica eseguendo ritratti dal vero: è esposto qui quello del vecchio contadino, non completato.
In questo periodo egli è assorbito dallo studio del viso umano, come specchio dell'anima. Altri esempi di questo interesse sono due quadri di cui sono esposte qui le fotografie: l’Orfano di guerra, esposto a Napoli nella Mostra Nazionale d'Arte nel 1950 ed un altro ritratto di contadino.
Ritorna a Napoli e poi a Milano, dove continua la sua attività di pittore, come ritrattista ma anche sperimentando soggetti e tecniche diverse ancora di carattere figurativo.
Per alcuni anni è alle dipendenze della Sovrintendenza alle Antichità della Lombardia, dove è incaricato del restauro di reperti archeologici pre-romani rinvenuti intorno a Como, esposti poi in una mostra in questa città.
Partecipa alla sistemazione, al Castello Sforzesco di Milano, della sezione dedicata alla scultura antica ed esegue interventi sulla statua della Pietà Rondanini di Michelangelo. Quest'ultimo lavoro sarà sempre motivo di orgoglio dell'artista: aver messo le mani su di un'opera del sommo Michelangelo.
Ritornato alla pittura, abbandona l'arte figurativa ed inizia il lungo periodo dell'astrattismo.
I suoi quadri vengono esposti alla Galleria Vitruvio di Milano ed il critico che lo presenta, Gino Traversi, così si esprime:"...Ora è la materia, con le sue segrete ed affascinanti strutture, che polarizza l'interesse dell'artista. Non riteniamo trattarsi d'un radicale atto di sfiducia verso l'uomo, bensì del desiderio di armonia, di purezza che la materia, nella sua primordiale innocenza e nello splendore delle apparenze formali e cromatiche, può assecondare in chi l'indaga con occhio attento ed amorevole. Il punto di forza di questo linguaggio...è certo il colore trattato con singolare sensibilità ed eleganza; ma non è difficile riconoscere nella complessità di questi dipinti una ricerca spinta nell'intimo della materia per poterla restituire quasi in un empito di religiosa aderenza all'essere delle cose."
Nella sala è stata allestita una mostra dei quadri dell'artista, molto ammirati dai presenti.

G.D.F.

Nessun commento:

Posta un commento