UNITRE OPPIDO LUCANO - Università delle tre età

lunedì 29 maggio 2023

Visita alla Cineteca Lucana

 XXXII° incontro- 31 maggio 2023- Visita guidata  alla Cineteca Lucana, con Delia De Rosa e Nino Martino

 Visita alla Cineteca Lucana

La visita è iniziata nella sala intestata a Gian Luigi Rondi dove abbiamo assistito alla proiezione di un documentario realizzato dalla Cineteca Lucana e di alcuni servizi trasmessi dalla RAI regionale e nazionale che descrivono le attività della Cineteca ed i siti di Oppido. E' stato possibile vedere libri rari e toccare foto, sceneggiature e documenti inediti che riguardano la realizzazione di alcuni film e le trattative, a volte molto complesse, per la loro messa in opera.Siamo quindi passati alla sede in cui è custodito il patrimonio di visori e strumenti ottici che, realizzati nel corso del 1600, 1700 e 1800 hanno contribuito, in seguito, all'invenzione del Cinematografo e reso possibile il rapido sviluppo del Cinema. In effetti dagli studi di Leonardo Da Vinci sulla " Camera Oscura", alle prime proiezioni dei fratelli Lumière si snodano percorsi straordinari dove cultura, religione, arte e conoscenze popolari si fondono in spettacoli di straordinaria creatività. A partire dalla metà del '600 e per quasi tre secoli i lanternisti, con i loro visori, coinvolgono il pubblico delle piazze e delle regge di tutta l'Europa, diffondendo una cultura accessibile a tutti.La Cineteca ha ricostruito e mostrato questo settore della storia del cinema, partendo proprio dagli spettacoli degli anonimi proiezionisti. Abbiamo visto, nella loro funzione, Caleidoscopi, Prassinoscopi, Lanterne Magiche di varie forme e misure, e vetrini dipinti a mano da abili pittori miniaturisti. Sono stati visionati strumenti musicali, vedute di ottica e stampe che riguardano spettacoli con la Lanterna Magica e Pantoscopio,Da questa visita è emerso lo straordinario contributo che, scienziati, letterati, artisti, inventori, lanternisti e visionari di ogni genere, hanno dato nel corso dei tre secoli più importanti della storia del cinema.Dopo la visita la dottoressa Delia De Rosa, moglie del Presidente della Cineteca Lucana dottor Nino Martino, ci ha rilasciato la seguente dichiarazione." Da oltre trenta anni ci siamo dedicati, non solo sul territorio nazionale, alla ricerca ed alla conservazione di una ingente quantità di documenti di archivio provenienti dai luoghi più disparati, spesso dimenticati, abbandonati da decenni in depositi di fortuna e, il più delle volte destinati al macero. A causa della dilagante incuria verso queste preziose testimonianze del passato, la Cineteca Lucana si è posta come obbiettivo prioritario quello del recupero sistematico del patrimonio più a rischio per permettere ai futuri archivisti di consultare, sistemare e rendere fruibile a tutti, il patrimonio salvato. La Cineteca è impegnata adesso nella realizzazione di un grande programma che, sostenuto da istituzioni nazionali ed europee, permetterà la divulgazione del patrimonio, spesso ricevuto in donazione, affinchè sia preservato dall'inesorabile scorrere del tempo che finisce per distruggere ogni cosa.Il nostro progetto, che vede unite scienza, arte, letteratura e saperi popolari, è destinato ad ampliare gli orizzonti culturali ed a fornire inedite chiavi di lettura nell'interpretazione della nostra storia."                                                        

                                                                    G.D.F.

 
Pubblicato da UNITRE OPPIDO LUCANO alle 02:49 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest

Storia sacra di S. Antonio

 XXXI° incontro 24 maggio 2023

 " Storia di S. Antonio" di Vito Sannella

Lettura e commento di Tanuccio Palumbo
Intervento canoro di Antonietta Polichiso.

Le storie sacre in dialetto oppidano sono documenti importanti della cultura e della religiosità popolare.
Furono composti nella prima metà del 1800, tramandate oralmente e successivamente trascritte.
Se ne conoscono diverse, alcune sono " firmate" mediante autopresentazione dell'autore alla fine di ciascuna storia, come le cinque di Giuliano De Rosa e l'unica di Vito Sannella.
Si comprendono tra le Storie Sacre anche le due composte da Teresa Calabrese negli anni '20 del secolo scorso: la Storia della Madonna di Belvedere e l'altra su un avvenimento di storia civile e religiosa accaduto in paese, con la cacciata dell'Arciprete  Locantore.
Tanuccio Palumbo, profondo conoscitore e cultore del nostro dialetto, fa un'ampia presentazione della Storia di S. Antonio e la legge con ottima dizione dialettale.
Antonietta Polichiso, che tutti gli oppidani conoscono e ammirano per la dedizione che pone per la conservazione e la diffusione dei nostri canti popolari, ne canta alcune strofe.
La serata si chiude con applausi per Tanuccio ed Antonietta.


Pubblicato da UNITRE OPPIDO LUCANO alle 02:46 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest

martedì 16 maggio 2023

"Vi presento Socrate"

 XXX° incontro - 17 maggio 2023

"Vi presento Socrate" - incontro filosofico con il prof. Rocco Mentissi

Il Prof. Mentissi ha svolto una brillante relazione su uno dei più importanti filosofi dell'antica Grecia: Socrate, spesso paragonato a grandi maestri come Budda e Gesù.
Nato ad Atene intorno all'anno 470 a.C. accolse intorno a sè un gran numero di giovani, alcuni dei quali raccolsero e svilupparono poi il suo insegnamento. Platone trascrisse il pensiero e le parole del maestro che si rifiutava di scrivere, preferendo l'espressione orale del suo pensiero.
Socrate sosteneva che sapiente è colui che sa di non sapere ed è in continua ricerca della sapienza. Rimane ignorante invece colui che presume di sapere e dà giudizi netti nella interpretazione dei fatti e dei comportamenti umani.
Insegnava ai giovani ad approfondire la conoscenza di se stessi, ad affermare la propria identità che è unica ed irripetibile e a non lasciarsi irretire dai pregiudizi e dai condizionamenti della società. Solo così l'uomo può sentirsi libero e felice.
Li aiutava, con modalità maieutica, in questa ricerca, a liberare il demone che ognuno ha dentro di sè.
Il Prof. Mentissi suggerisce di applicare l'insegnamento di Socrate nella Scuola, abolendo la cattedra dalla quale l'insegnante impartisce le sue lezioni con distacco dagli alunni che dovrebbero essere coinvolti e partecipare più attivamente nelle attività didattiche, Ora la Scuola, che è specchio della società, assume un aspetto mercantilistico dove tutto è teso al raggiungimento di obiettivi economici, in un livellamento culturale dei giovani, ignorando l'unicità e le aspirazioni di ognuno di essi e compromettendo la possibilità che affermino la propria identità e la propria ricerca di felicità.
Socrate fu osteggiato dalla società ateniese del suo tempo ed accusato di corrompere i giovani che distraeva dall'impegno di essere cittadini obbedienti e succubi dell'autorità.
Fu condannato a morte, accettò con serenità la condanna, in carcere si rifiutò di evadere e continuò ad insegnare fino agli ultimi istanti di vita. Bevve il veleno di cicuta, confortando i giovani presenti angosciati per la sua morte,
Come  è consuetudine del Prof. Mentissi, egli termina la sua lezione con la lettura di due poesie di due autori vincitori del premio Nobel:
- " Non chiederci la parola" da " Ossi di seppia" di Eugenio Montale, nella quale l'autore esprime la difficoltà della conoscenza di sè e del mondo che lo circonda.
- " Stupore" della poetessa polacca Wislawa Szymborska, che si chiede il perchè della sua vita, in quel dato momento e in quel luogo, come persona e non foglia o animale.
I presenti applaudano consapevoli di aver ascoltato una conferenza di alto valore culturale ed umano.



Pubblicato da UNITRE OPPIDO LUCANO alle 08:35 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest

giovedì 4 maggio 2023

La genesi della riforma agraria

 XXIX° incontro - 10 maggio 2023 - prof. Francesco Saverio Lio

“ La genesi della riforma agraria”

Il Prof. Francesco Saverio Lioi ha tenuto da noi due importanti lezioni sulla secolare fame di terra dei contadini, soprattutto nell’Italia meridionale dove non vi erano possibilità di lavoro e di reddito. Volle dare questo titolo ai suoi interventi: “ Un grido lungo 200 anni:  terra ai contadini” ed infatti iniziò il suo discorso dai primi anni del 19° secolo quando, per effetto dell’eversione della feudalità, i contadini sperarono che i terreni lasciati liberi potessero essere loro assegnati. Questo non avvenne, molti erano gli appetiti delle classi della media e grossa borghesia che non si lasciarono sfuggire l’opportunità di impossessarsi di terreni spesso già da loro tenuti, a volte in modo abusivo.

Nella seconda lezione il Prof. Lioi si dilungò in modo particolare su una figura molto interessante della storia del nostro paese, quella dell’Arciprete don Antonio Locantore che si era interessato attivamente al problema del mondo contadino costituendo una cooperativa formata da circa 200 contadini ai quali fu data la possibilità di coltivare una tenuta di proprietà del Conte Leon che risiedeva in Francia. La storia di Locantore e della cooperativa ebbe presto una fine ingloriosa: l’Arciprete fu cacciato dal paese ed i terreni, tolti ai contadini, furono acquistati dalle famiglie allora dominanti ad Oppido. Questo avvenne negli anni 20 e 30 del secolo scorso, durante il regime fascista.

Lo scorso 10 maggio il Prof, Lioi ha voluto ritornare sull’interessante argomento con una lezione dal titolo : “ La genesi della Riforma Agraria” a conclusione del suo discorso sull’aspirazione dei contadini al possesso di un pezzo di terra. Si è soffermato sulle lotte contadine iniziate già dal 1940, mentre era ancora in corso la seconda guerra mondiale, e proseguite per tutto il decennio ed oltre. Le manifestazioni si diffusero soprattutto nel mezzogiorno d’Italia ed anche in Basilicata, con occupazioni abusive di terreni e scontri con le forze dell’ordine. Alcune si conclusero tragicamente, come quella di Melissa in Calabria del 30/10/1949 dove la Polizia sparò sui manifestanti causando 3 morti e di Montescaglioso del 14/12/1949 quando un sottufficiale dei Carabinieri sparò sulla folla dei manifestanti uccidendo un giovane bracciante di 33 anni, Giuseppe Novello. Il gravissimo episodio di Montescaglioso turbò e commosse l’Italia intera . Scotellaro scrisse versi indimenticabili: “ E’ caduto Novello sulla strada all’alba/ a quel punto si domina la campagna/ a quell’ora si è padroni del tempo che viene…”

Quasi a nulla erano valsi i decreti del Ministro dell’Agricoltura Fausto Gullo, emanati dal 1944 contenenti norme per l’assegnazione di terreni incolti o mal coltivati ad associazioni di contadini, riduzione dei canoni di affitto ed altri provvedimenti. A Fausto Gullo, che fu chiamato Ministro dei contadini, anche nel nostro paese fu dedicata una via. Come non appagò la fame di terra la Legge Stralcio di Riforma Agraria del 21/10/1950 che consentì poche assegnazioni di pochi ettari ciascuna, spesso in terreni marginali di scarsa produttività, Seguirono ancora altre manifestazioni di protesta, ma ormai quella che viene spesso evocata come “ epopea contadina “ si era dissolta, Si era definitivamente chiusa una stagione di grandi speranze, il “ sogno di una cosa” ( per usare un’espressione di Pasolini per significare che il sogno, oltre il possesso della terra, era la conquista della libertà e la fine della soggezione alla quale erano costretti da secoli) non si era avverato, per i più iniziò il grande esodo verso altre “ terre” non sognate determinando la fine della tradizionale agricoltura animata dai contadini. 

                                                                                                  G.D.F.
Pubblicato da UNITRE OPPIDO LUCANO alle 08:17 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest

Visita guidata a Matera e Irsina - Domenica 7 maggio 2023

                                                      

Domenica 7 maggio 2023 - Visita guidata a Matera e Irsina


                                              PROGRAMMA


Ore 7.45 - Ritrovo dei partecipanti in piazza Guglielmo Marconi

Ore 8.00 - Partenza per Matera

Ore 9.15 - Visita guidata :

                 Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna della Basilicata , sede di                                                   Palazzo Lanfranchi

                Basilica  Cattedrale di Maria Santissima della Bruna e di Sant'Eustachio

                 Passeggiata  per ammirare i Sassi, i due principali quartieri che compongono il centro storico                   della città, promossi a Patrimonio mondiale  dell'umanità dall'UNESCO nel 1993.                                   Grazie ai suoi rioni arcaici di incomparabile bellezza,  Matera è passata dall'essere                                   considerata "vergogna d'Italia" a "Capitale Europea della Cultura 2019"

Ore 12.30/13.00  - Partenza per Irsina

              -  Pranzo al  ristorante  " Il Ducale"

               - Visita guidata al borgo ed alla Cattedrale di Santa Maria Assunta

Al termine della visita, rientro in sede.

                                                                     ____________


La prima tappa della visita è stata  Palazzo Lanfranchi, dove , tra i tanti tesori ivi custoditi, abbiamo potuto ammirare in particolar modo le opere di Carlo Levi, esposte nella Sezione di Arte Contemporanea.

Una particolare attenzione è stata dedicata al grande telero "Lucania '61" dipinto in occasione della Mostra "Italia '61"organizzata a Torino per celebrare il Centenario dell'Unità d'Italia.




Come dice lo stesso Autore: 

"Ecco davanti a noi è la Lucania con il suo contenuto di umanità, di dolore antico, di lavoro paziente, di coraggio di esistere. Un paese intero vive in quest’opera, nelle vicende e nei volti dei suoi personaggi. Partendo dall’immobilità millenaria, fuori dalla storia, queste persone si affacciano all’esistenza e il loro percorso, come quello del quadro, è, in breve spazio, lunghissimo come un trascorrere dei secoli. Il filo conduttore di questo percorso è Rocco Scotellaro, il poeta della libertà contadina. Ci appare ragazzo col viso lentigginoso, pieno di melanconica speranza; uomo sulla piazza, con i compagni di un mondo che si è aperto, morto nella grotta da cui cominciano i tempi"

Il Telero, che Carlo Levi dipinse per descrivere la nostra regione Basilicata e per onorare il suo amico lucano Rocco Scotellaro (che è il personaggio principale nelle diverse scene di vita rappresentate), ha suscitato in noi un'emozione molto intensa, dovuta anche al fatto che recentemente abbiamo ricordato il poeta lucano nel centenario della sua nascita, in un incontro molto partecipato con il prof. Antonio De Rosa.

Dopo la visita al Museo Nazionale di Arte Medievale e Moderna,  una passeggiata per ammirare "I Sassi", i due quartieri di Matera (Sasso Barisano e Sasso Caveoso) che costituiscono il cuore del centro storico della città.

 "I Sassi" sono formati da edifici e architetture rupestri scavati nella roccia della Murgia Materana e abitati fin dalla preistoria. 

Nel 1993 sono stati dichiarati Patrimonio dell'umanità UNESCO.


Non si poteva lasciare Matera senza aver visitato la splendida Cattedrale.



Il duomo di Matera ha la denominazione ufficiale di Cattedrale della Madonna della Bruna e di Sant'Eustachio.  Fu costruito in stile romanico-pugliese nel XIII° secolo sullo sperone più alto della Civita che divide i due Sassi. 
L'interno è a Croce Latina ed a tre navate, con quella centrale che si eleva sulle altre, che sono divise tra loro da arcate a tutto sesto, sostenute da dieci colonne sormontate da capitelli in pietra; ha subìto notevoli        trasformazioni a partire dal 1627 con l'aggiunta di stucchi e decorazioni, e nel 1776 i rivestimenti di cornici e stucchi furono ricoperti di un velo di oro.

Nel pomeriggio visita guidata a Irsina: centro storico, Cattedrale di Santa Maria Assunta, Chiesa di San Francesco, casa delle conchiglie  

La Cattedrale di Santa Maria Assunta costruita nel XIII° secolo e rifatta nel 1777, con facciata barocca e campanile a bifore di stile gotico. Al suo interno vi sono una fonte battesimale in marmo rosso e diverse tele di scuola napoletana del XIII° secolo.  


Sempre all'interno della cattedrale vi è inoltre la statua marmorea di Sant'Eufemia, opera  attribuita ad Andrea Mantegna. 


Prima di uscire dalla Cattedrale siamo scesi nella cripta, in cerca delle tracce dei templari.     È qui che abbiamo ammirato quello che i templari hanno lasciato a Irsina: sul pavimento, in marmo, si può vedere la “rosa dei templari” che ogni anno, durante il solstizio d’estate, viene illuminata da un potente raggio di sole.



All’interno di quello che era il castello normanno di Irsina, adesso Chiesa di San Francesco, si trova una cripta ipogea interamente affrescata da opere appartenenti alla scuola giottesca e realizzate attorno al 1370. Custoditi con estrema cura, questi affreschi hanno mantenuto i colori vivaci e brillanti di quando sono stati realizzati



In un piccolo viottolo  si trova una eclettica casa di cui nessuno sa molto.
La “Casa di conchiglie” è interamente decorata con sassolini e conchiglie di mare. Sulla facciata è possibile vedere  la riproduzione della Torre di Pisa e gli infiniti dettagli decorativi che lasciano  a bocca aperta!



Irsina è diventata famosa negli ultimi anni per via delle tantissime famiglie che dal nord Europa, America e Nuova Zelanda  hanno deciso di trasferirsi qui a vivere. 

Questa piccola cittadina della Basilicata è pienissima di cose  da vedere!

                                                                                                                                 M.R.C.

Pubblicato da UNITRE OPPIDO LUCANO alle 08:15 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest

L'ingegnoso hidalgo Don Chisciotte della Mancia

 XXVIII° incontro - 3 maggio 2023 - prof.ssa Marisa Baccelliere

EL INGENISO HIDALGO DON QUIJOTE DE LA MANCHA

 Don Chisciotte della Mancia è considerato non solo come la più influente opera del Siglo de Oro, ma un capolavoro della letteratura mondiale nella quale si può considerare il primo romanzo moderno. Vi si incontrano, bizzarramente mescolati, sia elementi del genere picaresco sia del romanzo epico-cavalleresco, nello stile del Amadís de Gaula o L’orlando furioso. I due protagonisti, Don Chisciotte e Sancio Panza, sono tra i più celebrati personaggi della letteratura di tutti i tempi. Con oltre 500 milioni di copie, è il romanzo più venduto della storia. 

 Consta di 2 Parti: 

la prima pubblicata nel 1605: le prime due uscite di Don Chisciotte

la seconda nel 1615: terza ed ultima uscita 

Motivazioni

Il primo fine del romanzo (parte prima), dichiarato esplicitamente nel Prologo dallo stesso Cervantes, è quello di ridicolizzare i libri di cavalleria e di satireggiare il mondo medievale, tramite il "folle" personaggio di don Chisciotte; 

in Spagna, la letteratura cavalleresca, importata dalla Francia, aveva avuto nel Cinquecento grande successo, dando luogo al fenomeno dei "lettori impazziti".

Cervantes vuole inoltre mettere in ridicolo la letteratura cavalleresca per fini personali. Infatti, egli fu soldato, combatté nella battaglia di Lepanto e fu un eroe reale (ovvero impegnato in battaglie reali in difesa della Cristianità), ma trascorse gli ultimi anni della sua vita in povertà (leggenda vuole che Cervantes trascorse gli ultimi suoi anni di vita in carcere), non solo non premiato per il suo valore, ma addirittura dimenticato da tutti.

Il primo volume fu pubblicato quando l'autore aveva 57 anni. Il successo fu tale che Alonso Fernández de Avellaneda, pseudonimo di un autore fino ad oggi sconosciuto, pubblicò la continuazione nel 1614. Cervantes, disgustato da questo sequel, decise di scrivere un'altra avventura del Don Quijote nella quale lo fa rinsavire e morire 

Prima parte 

La prima parte del romanzo è preceduta da un prologo tra l'arguto e il serio, nel quale l'autore si scusa per lo stile semplice e per la narrazione esile e "priva di citazioni".

Essa si apre con una spiegazione da parte dell'autore sul racconto che sta per farci: la vicenda non è frutto della sua immaginazione ma un resoconto contenuto in un manoscritto in arabo aljamiado dello storico Cide Hamete Benengeli, da lui ritrovato e fatto tradurre. Da questo topos parte poi la narrazione vera e propria.  

In un anonimo paese della Mancia vive Alonso Quijana/Quijada/Quesada, un hidalgo appassionato lettore di romanzi cavallereschi. Tale passione si trasforma col tempo in una vera ossessione, e giunto alla soglia dei cinquant'anni egli decide di rinnovare le gesta dei cavalieri erranti, nell'intento di aiutare i deboli e sconfiggere i prepotenti. 

Il primo capitolo tratta delle condizioni, dell'indole e delle abitudini del nobiluomo di campagna

 Incipit

“In un luogo della Mancia, il cui nome non voglio ricordare, non molto tempo fa viveva un hidalgo di quelli che hanno lance nella rastrelliera, scudi antichi, magro ronzino e cane da caccia […] Aveva in casa una governante che superava i 40 e una nipote che non arrivava ai 20” e un domestico factotum” 

Non si conosce di preciso il nome: “si dice che si chiamasse Quijada o Quesada, ma più probabilmente si chiamava Quejana”.

“Il nostro nobiluomo sfiorava l’età di 50 anni; forte di corporatura, asciutto di corpo, e di viso; si alzava di buon mattino, ed era amico della caccia [...] Negli intervalli di tempo nei quali era in ozio (ch'eran la maggior parte dell'anno), si applicava alla lettura dei libri di cavalleria con tanto gusto e tanta passione che dimenticò quasi del tutto l'esercizio della caccia ed anche l'amministrazione dei suoi beni”

Quindi la passione per la letteratura cavalleresca si trasforma a un tratto in una forma di delirio; Alonso decide quindi di farsi cavaliere errante e di andarsene armato a cavallo in giro per il mondo, facendo piazza pulita di tutte le ingiustizie, le prepotenze e i soprusi. Immagina come proprio futuro premio la corona di Imperatore di Trebisonda e così inizia a mettere in atto il suo progetto.

Come prima cosa ripulisce e rimette in sesto una vecchia armatura appartenuta ai suoi avi.

Poi si reca dal suo ronzino che gli sembra, anche se malconcio, persino superiore al leggendario Bucefalo di Alessandro Magno o Babieca del Cid Campeador e decide di chiamarlo Ronzinante, ovvero "primo fra tutti i ronzini del mondo"(4 giorni);

In seguito pensa di scegliere il proprio nome, e dopo averci pensato 8 giorni, opta per "Don Chisciotte della Mancia", un nome che pone in evidenza il suo lignaggio e onora la sua terra natale. Così come aveva fatto Amadís de Gaula. 

Ma si rende conto che manca ancora qualcosa: una dama a cui dedicare le sue imprese. La scelta ricade su una giovane contadina di cui era stato innamorato in gioventù, cui muta il nome di Aldonza Lorenzo in quello più prezioso di Dulcinea del Toboso (nombre músico, peregrino y significativo) e parte alla ventura. 

EPISODI

Osteria

Fatti tutti questi preparativi e preoccupato per i danni che può procurare al mondo tardando a partire, don Chisciotte si mette presto in viaggio. Cammin facendo si chiede come fare a battersi per nobili cause se nessuno lo aveva armato cavaliere. Il problema è risolto a fine giornata quando egli, giunto in un "nobile castello" (in realtà un'umile osteria) sottopone la questione al "castellano" (l'oste). Questi, resosi conto della pazzia del suo cliente, finge di essere un grande signore e con l'aiuto di due donzelle (che sono in realtà delle prostitute) lo arma cavaliere. All'alba, don Chisciotte lascia l'osteria felice e contento.

Andresillo

All'alba soddisfatto riparte e lungo il cammino impedisce a un contadino di frustare il pecoraio Andresillo, legato a un albero, che però, allontanatosi Don Chisciotte, prenderà una doppia razione di bastonate; 

Mercanti 

Don Chisciotte incontra un gruppo di Toledo che si reca a comprare seta a Murcia e, certo che siano cavalieri erranti, grida loro di fermarsi e di dichiarare che in tutto il mondo nessuna era più bella dell'Imperatrice della Castiglia-La Mancia, Dulcinea del Toboso. I mercanti si fanno gioco di lui e ne nasce una rissa in cui don Chisciotte, caduto malamente da cavallo, viene bastonato di santa ragione da uno stalliere. 

Ritorno a casa e seconda uscita

Stremato, è raccolto da un contadino che a dorso d'un mulo lo riporta al paese, dove la nipote e la governante erano in pensiero per la sua assenza. Il curato del paese e il barbiere, fattagli una visita, si rendono conto del suo stato e decidono di bruciargli tutti i libri di cavalleria nella speranza che guarisca. Ma don Chisciotte non guarisce e dopo quindici giorni convince Sancio Panza, un contadino del paese, di buon carattere ma non troppo "sveglio", ad andare con lui in veste di scudiero, promettendogli di farlo governatore se avessero conquistato un'isola. Nella notte, fatte le provviste, partono: Sancho sul suo asinello e don Chisciotte in sella al suo ronzino per le vie del mondo.

«Viaggiava Sancio Panza sopra il suo asino come un patriarca, colle bisacce in groppa e la borraccia all'arcione, e con un gran desiderio di diventare governatore dell'isola che il padrone gli aveva promesso.»

Mulini a vento

Sono da poco in cammino quando si vedono all'orizzonte trenta o quaranta mulini a vento, che don Chisciotte scambia per smisurati giganti coi quali vuole subito battagliare. Malgrado gli ammonimenti di Sancio egli si slancia a galoppo contro il primo mulino a vento, cadendo a terra e rimanendo piuttosto malconcio.

Caprai

In mezzo a queste avventure, Chisciotte e Sancio vengono ospitati da alcuni caprai e durante la cena il cavaliere incanta gli ospiti con un racconto sull'età dell'oro e ascolta la storia della tragica morte, per amore, di Crisostomo rifiutato da Marcela. 

Dama vizcaina

I due riprendono la strada e incontrano una comitiva costituita da due frati dell'ordine di San Benedetto, un cocchio con dentro una dama biscaglina diretta a Siviglia, quattro persone a cavallo di scorta e due mulattieri a piedi. Don Chisciotte scambia i due frati per degli incantatori e la dama per una principessa rapita e ordina loro di liberarla. Seguono altre zuffe.

Osteria di campagna

Ripreso il cammino i due arrivano a una osteria di campagna, che don Chisciotte nuovamente scambia per un castello, prendendo altresì le sguattere per delle principesse. 

Gregge

In seguito don Chisciotte incontra un gregge di pecore e montoni che gli paiono eserciti nemici arabi, i quali sottomisero la Spagna al loro dominio dal 711 al 1492, Vedendolo menare colpi agli animali con la lancia in resta, i pastori gli gridano di fermarsi; poiché questo non serve, per poco non lo ammazzano: «cominciarono a salutargli l'udito con pietre grosse come il pugno»

da questo scontro don Chisciotte perde due denti e da questo momento Sancio lo designerà come "Il Cavaliere dalla Trista Figura".

Corteo funebre

Un'altra volta capita a don Chisciotte e a Sancio di assistere a un funerale notturno; 

il cavaliere, credendo che il catafalco sia la barella di un cavaliere ferito o morto, decide di far giustizia assalendo uno dei vestiti a lutto. Gli altri, disarmati, si spaventano e scappano. Questa volta Sancio ammira veramente il valore del suo padrone e, quando il caduto si rialza, dice:

“Se mai quei signori volessero sapere chi è stato il valoroso che li ha ridotti a quel modo, vossignoria dirà che è il famoso Don Chisciotte della Mancia, il quale con altro nome si chiama il Cavaliere dalla Trista Figura” 

Barbiere

Le avventure di don Chisciotte proseguono con l'assalto a un barbiere che si recava a prestare i suoi servizi e al quale don Chisciotte toglie la catinella di rame che scambia per l'elmo di Mambrino;

Galeotti 

Spinto da un astratto spirito di giustizia il cavaliere libera alcuni prigionieri mentre vengono condotti sulle galere del re e quando vuole che prestino omaggio a Dulcinea viene preso a pietrate. 

Sierra Morena

Su consiglio di Sancio, che teme le reazioni della giustizia in seguito a questa avventura, si ritira nella Sierra Morena. Qui incontra il giovane Cardenio, folle d'amore per Lucinda che gli preferisce Fernando, che per lei ha abbandonato Dorotea. Le vicende sentimentali di queste due coppie s'intrecciano ora con quelle di Don Chisciotte, che deciso a fare penitenza nei boschi, come Amadís de Gaula, si aggira nudo tra gli alberi. 

Rimanda Sancio al paese affinché riferisca alla donzella le sue sofferenze d'amore. 

Quando il curato e il barbiere vengono a sapere da Sancio le ultime novità, riescono con un espediente a ricondurre a casa il penitente. (Dorotea finge di essere la Principessa Micomicona e chiede aiuto al cavaliere contro un gigante che minaccia il suo regno. Don Chisciotte non esita e in una locanda affronta degli otri di vino scambiati per il terribile gigante). 

La prima parte del romanzo termina con quattro sonetti in memoria del valoroso don Chisciotte, di Dulcinea, di Ronzinante e di Sancio, seguiti da due epitaffi conclusivi, a dimostrazione che Cervantes non pensava allora di pubblicare la seconda parte del Don Chisciotte.


Parte Seconda (pubblicata nel 1615) 

La seconda parte inizia con un "Prologo" al lettore, nel quale Cervantes allude al secondo Don Chisciotte, un  apocrifo scritto da un autore (probabilmente Lope de Vega) con lo pseudonimo di Alonso Fernández de Avellaneda e pubblicato nel 1614, e alle discussioni che ne erano seguite, e promette di esaurire, con questa seconda parte, tutte le avventure dell'hidalgo fino alla morte e alla sepoltura. 

Il desiderio di avventure di Don Chisciotte è rimasto immutato, ma c’è una sostanziale differenza: i protagonisti dell’opera hanno letto – nella finzione del testo – il romanzo su Don Chisciotte e quindi ne conoscono la follia. Da vittima della realtà, che non lascia spazio all’immaginazione, l’errante cavaliere diventa quindi anche vittima della malignità degli esseri umani, pronti a prendersi gioco di lui non appena se ne presenta l’occasione. 


Don Chisciotte è curato dalla sua vecchia governante e dalla nipote ma non guarisce e un giorno, all'insaputa di tutti, insieme al suo fido Sancio, prende la via per il Toboso perché don Chisciotte desidera, prima di partire per altre avventure, avere la benedizione della sua Dulcinea. Ma è molto difficile scovare questa luminosa bellezza, simbolo di tutte le perfezioni, perché il paese è tutto vicoli e casette e non si vede nemmeno un castello o una torre.

Sancio, che ha ormai capito quali sono i capovolgimenti operati dalla fantasia nel cervello di don Chisciotte, consiglia il padrone di ritirarsi nel bosco per evitare guai con gli abitanti, si offre per trovare la bellissima e si reca in paese. Al ritorno dice al padrone che tra non molto vedrà avanzare la principessa vestita in gran pompa seguita da due damigelle.

Più avanti egli incontra il Cavaliere degli Specchi che lo sfida a duello con la condizione che, chi avesse perso il duello, sarebbe stato alle condizioni del vincitore; per un imprevisto don Chisciotte vince il duello. Questo cavaliere non è altro che uno studente di Salamanca, un certo Sansone Carrasco amico di don Chisciotte, che ricorre a quel trucco nella speranza di vincere il duello per ricondurlo al villaggio, ma non ci riesce.

Un giorno incontrano il duca e la duchessa di Aragona che, avendo letto la prima parte delle avventure del Fantastico Nobiluomo don Chisciotte della Mancia, desiderano conoscere il cavaliere e ospitarlo, con Sancio, nel loro castello. I due accettano e il duca e la duchessa si divertono a prenderli in giro inscenando in un bosco una mascherata con maghi, demoni, donzelle e altri personaggi.

In seguito imbastiscono il dramma della contessa Trifaldi e delle sue dodici pulzelle che hanno il volto barbuto per un incantesimo del mago Malabruno.

Don Chisciotte dovrà affrontare il mago nel suo paese cavalcando Clavilegno, un cavallo alato che in realtà è fatto di legno ed è carico di mortaretti, cosicché, quando Chisciotte e Sancio lo cavalcano bendati, il duca dà fuoco alle polveri e i due, dopo aver fatto un gran salto in aria, cadono sull'erba. L'incantesimo è rotto. Più tardi il duca nomina Sancio governatore dell'isola di Barattaria, ma la vita è troppo complicata per il semplice scudiero che se ne ritorna dal suo padrone.

I due lasciano il castello alla volta di Barcellona e lungo la strada incontrano Sansone Carrasco, lo studente di Salamanca, che travestito da Cavaliere della Bianca Luna, lo sfida a confessare che la sua dama è più bella di Dulcinea. Il Cavaliere dei Leoni rimane allibito da tanta arroganza e accetta la sfida con il patto che chi avesse perso si sarebbe consegnato nelle mani del vincitore. Così avvenne che don Chisciotte, vinto da Carrasco, che aveva usato ancora una volta un trucco, si consegna nelle sue mani e viene finalmente ricondotto a casa. Una volta al villaggio, forse per l'abbattimento di essere stato vinto o per destino, viene colto da una improvvisa febbre che lo tiene a letto per sei giorni. Malgrado la visita degli amici, il cavaliere si sente molto triste e, dopo un lungo sonno si sveglia rinsavito e, sentendo ormai vicina la fine, rinnega le sue imprese e fa testamento col nome di Alonso Quijano detto "il Buono".

Dopo qualche giorno, tra i pianti degli amici e soprattutto di Sancio, muore.

Per la sua sepoltura furono composti molti epitaffi tra i quali quello di Sansone Carrasco:

Giace qui l'hidalgo forte

che i più forti superò,

e che pure nella morte

la sua vita trionfò.

Fu del mondo, ad ogni tratto,

lo spavento e la paura;

fu per lui la gran ventura

morir savio e viver matto.

                                                                                               Marisa Baccelliere

Pubblicato da UNITRE OPPIDO LUCANO alle 07:30 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest

Rocco Scotellaro, profeta del progresso

XXVII° incontro - 26 aprile 2023 - Prof. Antonio De Rosa

  Rocco Scotellaro, profeta del progresso

Il Prof. Antonio De Rosa ha iniziato la sua bella e interessante relazione con le notizie biografiche di Rocco Scotellaro: nato a Tricarico il 19/4/1923 e morto a Portici il 15/12/1053. Scolaro e studente in varie sedi, consegue la maturità classica a Trento, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza , frequentata pure in sedi diverse, non consegue la laurea. Per la morte del padre nel 1941 è costretto a rientrare a Tricarico.

Aveva però acquisito una solida cultura umanistica; non ha senso perciò la qualifica di " poeta contadino"  che qualche critico gli ha attribuito, più esatta quella di " poeta dei contadini"  per la sua appassionata partecipazione e difesa di quel mondo.

Aderisce al Partito Socialista e viene eletto sindaco di Tricarico a 23 anni.

Ha indubbie attitudini relazionali che gli rendono agevoli i rapporti umani con tutti e conoscenze importanti, come quelle con Carlo Levi e Manlio Rossi Doria che diverranno punti di riferimento costanti nella sua breve vita.

Viene arrestato l'8 febbraio 1950 e trascorre 45 giorni nel carcere di Matera fin quando è prosciolto da tutte le accuse rivelatesi tutte infondate e frutto di vendette politiche.

L'esperienza del carcere lo segna profondamente anche se lo avvicina ad un altro aspetto della miseria ed alle vicende dolorose degli altri detenuti, esperienza mirabilmente raccontata nel suo libro autobiografoico " L'uva puttanella".

Si dimette da Sindaco e Manlio Rossi Doria lo chiama a Portici presso l'Osservatorio di Economia Agraria per collaborare alla stesura dei preliminari  per il Piano Regionale di Sviluppo della Basilicata e si occupa dei problemi igienico-sanitari sotto la guida del compaesano e amico Rocco Mazzarone e di quelli scolastici.

Inizia a lavorare all'altro suo libro importante " Contadini del Sud" , inchiesta sul mondo contadino condotta con interviste a persone di quel mondo e nel quale trascrive letteralmente i racconti degli intervistati o le loro autobiografie. Dei personaggi del libro il Prof, De Rosa cita l'anarchico Michele Mulieri con le sue fantasiose battaglie per la rivendicazione di diritti negati e l'affascinante giovane vaccaro della piana di Eboli che ha dato nome e cognome alle bufale che accudisce e che spera di lasciare il lavoro di bufalaro per diventare coltivatore della terra.

Poichè si è deciso di dedicare un'altra serata alla poesia di Scotellaro il Prof. De Rosa ne legge e ne commenta solo due: " Pozzanghera nera il 18 aprile" sulla delusione per la sconfitta elettorale della sua parte politica il 18 aprile 1948 e " Sempre nuova è l'alba" nella quale riafferma la speranza di un nuovo giorno per un mondo che ha finalmente preso coscienza di sè e che ha superato " la triste speranza" coltivata nel passato.

Mostra poi l'immagine del telero di Carlo Levi " Lucania 1961" descrivendo i vari personaggi rappresentati oltre Scotellaro che è l'ispiratore e personaggio centrale dell'opera,

Interessante è anche il ricordo del rapporto non propriamente amichevole di Scotellaro con Sinisgalli, entrambi lucani ma con visioni diverse della società regionale; Sinisgalli descrive un paese mitico e idealizzato, ha pochi rapporti con i compaesani all'infuori di quelli familiari mentre Scotellaro vive in mezzo alla sua gente, dice di sè " io sono uno degli altri" ed anche quando se ne allontana è sui suoi contadini che scrive pagine indimenticabili in " Contadini del Sud".

La sua morte avvenuta a Portici  per infarto fu uno strazio per quanti lo conobbero, l'apprezzarono e lo amarono. Durante il suo funerale a Tricarico i contadini bloccarono il corteo funebre perchè non volevano credere che in quella bara ci fosse veramente il loro Rocco, vivo e nascosto chissà dove.

 La sua amica Amelia Rosselli, anch'ella grande intellettuale e poetessa esprime questo sentimento con le parole:

" Mi sforzo, sull'orlo della strada 

a pensarti senza vita

non è possibile, chi l'ha inventata questa bugia?"

Con la descrizione della tomba di Rocco Scotellaro nel Cimitero di Tricarico concepita da un illustre architetto, termina la brillante, commovente commemorazione del Prof. Antonio De Rosa , a lungo applaudito dai numerosi presenti.

                                                                                                         G.D.F.

Pubblicato da UNITRE OPPIDO LUCANO alle 07:25 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest

La novella "NEDDA" di Verga: storia di miseria, malattie e sfruttamento nella Sicilia di fine 1800

XXVI° incontro - 19 aprile 2023 - Prof. Rocco Basilio

La novella "NEDDA" di Verga: storia di miseria, malattie e sfruttamento nella Sicilia di fine 1800


Il Prof. Rocco Basilio legge e commenta la novella " Nedda" di Giovanni Verga, ritratto della giovane bracciante siciliana che si guadagna da vivere girando di fattoria in fattoria eseguendo lavori agricoli stagionali.

E' estremamente povera e accetta con rassegnazione umiliazioni e soprusi pur di portare a casa il misero salario giornaliero che riceve dovendo anche provvedere all'assistenza della vecchia madre inferma.

Ha una relazione con il giovane Janu, anch'egli bracciante, ammalato di febbre malarica, che spesso lavora insieme a lei.

Janu decide, anche se malato e debilitato, di recarsi in un paese vicino dove trova un lavoro meglio retribuito come potatore di olivi. Purtroppo cade da un albero, lo portano a casa malamente ferito e poco dopo muore lasciando Nedda incinta.  

In un ambiente ostile dove perfino il prete l'allontana e non potendo più lavorare, trova sostegno nell'anziano vicino di casa zio Giovanni che le presta un pò di danaro per sopravvivere e per acquistare le medicine per la madre che dopo poco tempo muore.

Nedda partorisce una bambina " rachitica e stenta" alla quale la madre non può dare il necessario sostentamento. Quando anche la figlioletta muore ella adagia il corpicino sul letto sul quale è spirata la madre e, " con gli occhi asciutti e spalancati fuor di misura" esclama " Oh, benedetta voi, Vergine Santa che mi avete tolta  la mia creatura per non farla soffrire come me".

Questo racconto, ambientato nella Sicilia di fine ottocento, stimola il Prof. Basilio a raffrontare le condizioni sociali descritte dal Verga con le condizioni nelle quali pure nel nostro ambiente si è vissuto fino agli anni cinquanta del secolo scorso. Condizioni di grande miseria, con carenze abitative ed igieniche estreme ed identiche sopraffazioni.

Il Prof. Basilio si è commosso più volte leggendo le parti più drammatiche del racconto, comunicando la stessa commozione ai presenti che hanno così potuto ricevere una grande lezioni di umanità.

                                                                G.D.F.


Pubblicato da UNITRE OPPIDO LUCANO alle 07:21 Nessun commento:
Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su FacebookCondividi su Pinterest
Post più recenti Post più vecchi Home page
Iscriviti a: Post (Atom)

Informazioni personali

UNITRE OPPIDO LUCANO
Visualizza il mio profilo completo

Archivio blog

  • ►  2025 (24)
    • ►  maggio (5)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (6)
    • ►  febbraio (5)
    • ►  gennaio (3)
  • ►  2024 (41)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (4)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  agosto (1)
    • ►  giugno (3)
    • ►  maggio (5)
    • ►  aprile (4)
    • ►  marzo (6)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (4)
  • ▼  2023 (33)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (4)
    • ►  ottobre (4)
    • ▼  maggio (8)
      • Visita alla Cineteca Lucana
      • Storia sacra di S. Antonio
      • "Vi presento Socrate"
      • La genesi della riforma agraria
      • Visita guidata a Matera e Irsina - Domenica 7 magg...
      • L'ingegnoso hidalgo Don Chisciotte della Mancia
      • Rocco Scotellaro, profeta del progresso
      • La novella "NEDDA" di Verga: storia di miseria, ma...
    • ►  aprile (2)
    • ►  marzo (5)
    • ►  febbraio (3)
    • ►  gennaio (4)
  • ►  2022 (30)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (8)
    • ►  luglio (5)
    • ►  maggio (3)
    • ►  aprile (7)
    • ►  marzo (1)
    • ►  febbraio (3)
  • ►  2020 (26)
    • ►  ottobre (1)
    • ►  settembre (1)
    • ►  giugno (1)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (11)
  • ►  2019 (69)
    • ►  dicembre (7)
    • ►  novembre (10)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  settembre (1)
    • ►  giugno (2)
    • ►  maggio (9)
    • ►  aprile (10)
    • ►  marzo (6)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (9)
  • ►  2018 (63)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (9)
    • ►  ottobre (5)
    • ►  settembre (3)
    • ►  agosto (1)
    • ►  giugno (1)
    • ►  maggio (11)
    • ►  aprile (5)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (7)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2017 (65)
    • ►  dicembre (3)
    • ►  novembre (8)
    • ►  ottobre (6)
    • ►  settembre (4)
    • ►  giugno (3)
    • ►  maggio (7)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (9)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (9)
  • ►  2016 (74)
    • ►  dicembre (7)
    • ►  novembre (7)
    • ►  ottobre (12)
    • ►  settembre (3)
    • ►  giugno (1)
    • ►  maggio (13)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (8)
    • ►  febbraio (8)
    • ►  gennaio (7)
  • ►  2015 (63)
    • ►  dicembre (7)
    • ►  novembre (9)
    • ►  ottobre (7)
    • ►  giugno (1)
    • ►  maggio (6)
    • ►  aprile (14)
    • ►  marzo (4)
    • ►  febbraio (7)
    • ►  gennaio (8)
  • ►  2014 (52)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (6)
    • ►  ottobre (6)
    • ►  settembre (2)
    • ►  maggio (4)
    • ►  aprile (8)
    • ►  marzo (10)
    • ►  febbraio (4)
    • ►  gennaio (6)
  • ►  2013 (13)
    • ►  dicembre (6)
    • ►  novembre (4)
    • ►  ottobre (3)
m.c.r.. Tema Fantastico S.p.A.. Immagini dei temi di duncan1890. Powered by Blogger.